2020-05-24
Magistratura nel caos. È saltata per aria l’Anm
Dopo gli scoop della «Verità», salta per aria la giunta esecutiva dell'Anm: lasciano il presidente Luca Poniz e i componenti di Area e Unicost. Mi rifiuta di entrare in maggioranza. Resta soltanto la corrente di Pier Camillo Davigo.Gli scoop a ripetizione della Verità sulle chat del pm indagato Luca Palamara hanno fatto esplodere la Giunta esecutiva centrale (Gec) dell'Associazione nazionale magistrati, l'organo di governo del sindacato delle toghe. Ieri, durante un infuocato Comitato esecutivo centrale dell'Anm (Cdc) hanno dato le dimissioni il presidente Luca Poniz e gli altri tre componenti di Area, il cartello delle toghe progressiste. Altrettanto hanno fatto i cinque membri della corrente centrista di Unicost, i più citati nelle nostre inchieste. Magistratura indipendente dopo essersi vista bocciare l'ordine del giorno con cui aveva chiesto l'anticipazione delle elezioni del nuovo Cdc al 19-21 luglio ha annunciato che non entrerà nella nuova giunta. Per questo al momento l'unica corrente che ha dichiarato di non far dimettere il proprio componente (Cesare Bonamartini, giudice del Tribunale di Brescia) e di essere disponibile a continuare a far parte della giunta è Autonomia & indipendenza, la creatura di Pier Camillo Davigo. Una situazione di stallo che ha pochi precedenti e che è scaturita da una lunghissima riunione telematica di circa 8 ore di 34 membri del Cdc. Che si sono aggiornati a lunedì per provare a trovare una quadra che al momento sembra difficile da realizzare.Un anno fa, all'esplosione del caso Csm, il sindacato delle toghe aveva pensato di risolvere la questione espellendo dalla maggioranza Mi. Ma le nuove carte dell'inchiesta, uscite esattamente a 12 mesi di distanza dalla prima ondata, hanno dimostrato che la degenerazione correntizia della spartizione delle poltrone non era imputabile solo a pochi magistrati e non si era risolta con l'allontanamento dal Csm di 5 presunte mele marce coinvolte nelle chiacchierate notturne all'hotel Champagne. Insomma il suk delle nomine non coinvolgeva solo Palamara e le correnti di Magistratura indipendente e di Unicost, ma tutto il sistema.Il presidente dimissionario Poniz, nel giugno 2019, era salito al trono spodestando il collega di Mi Pasquale Grasso. Nel suo primo discorso aveva rivolto «un pensiero di gratitudine» ai colleghi di Perugia e Roma che stavano portando avanti l'inchiesta: «C'è una gigantesca questione morale all'interno della magistratura. Il fango non interessa tutti noi, ma c'è stata una degenerazione delle correnti in carrierismo, una brama di incarichi» aveva detto. E nell'occasione non aveva messo in discussione i contenuti delle cronache che aveva reso pubblica solo una piccola parte dell'inchiesta. Questa volta Poniz sembra intenzionato a conoscere tutti gli atti, forse perché la lettura che ne abbiamo fatto non lo soddisfa: «Abbiamo chiesto alla procura di Perugia di poter ricevere gli atti dell'inchiesta (ora conclusa, sul caso Palamara, ndr) per la valutazione dei probiviri il 4 maggio scorso, prima che su alcuni giornali venissero pubblicati pezzi o brandelli di conversazioni. […] Siamo in trepidante attesa degli sviluppi» ha detto ieri Poniz in apertura del Comitato direttivo centrale dell'Anm. I difensori di Palamara lo hanno gelato, dandogli una lezione di procedura civile: «Attualmente non vi è stata nei confronti del nostro assistito l'esercizio dell'azione penale ed è ancora sua facoltà richiedere di essere ascoltato e di sollecitare l'archiviazione. L'Anm, dunque, non riveste alcuna delle qualità previste dal codice per poter accedere agli atti».Dopo la pubblicazione delle chat che coinvolgevano diversi esponenti della Giunta esecutiva centrale, tutti dimissionari, Magistratura indipendente ha chiesto lo scioglimento anticipato dell'Anm, il cui mandato era stato prorogato causa Covid. «Si può votare a luglio con modalità telematica» avevano proposto i giudici di Mi, dopo i nostri articoli, denunciando «la delegittimazione della giunta, quale effetto delle recenti notizie di stampa, perché alcuni dei protagonisti delle ultime propalazioni sono suoi componenti». Ma il Cdc ha bocciato la proposta (19 contrari, 8 astenuti, 7 favorevoli), lasciando la data delle elezioni a ottobre. Di fronte alla richiesta di scioglimento Poniz ha provato a partire in contropiede: «Non si può pensare che noi siamo rimasti o vogliamo rimanere in sella ed esporci ad attacchi ingiustificati. […] Non vogliamo stare un minuto di più. La richiesta di anticipare il voto l'avrei fatta subito. Io e il gruppo di Area siamo a disposizione, riteniamo che questa esperienza non possa proseguire e ci mettiamo a disposizione». Subito dopo hanno dato dimissioni in blocco.Ieri anche Unicost ha diramato un comunicato. Su 14 firmatari almeno la metà risultava coinvolta in chat più o meno imbarazzanti con Palamara. E il segretario generale della corrente, Stefano Cananzi, destinatario del comunicato, aveva persino consegnato a Palamara un «pizzino» con alcuni candidati da spingere come presidente di sezione nei Tribunali di Napoli e Santa Maria Capua Vetere. Nel loro documento si leggeva: «Le rivelazioni, operate attraverso la pubblicazione di frammenti di messaggi estratti dalla chat Whatsapp di Luca Palamara, oltre a rivelare l'esistenza di una diffusa prassi distorta di carattere trasversale […] richiedono una chiara e netta presa di posizione da parte dell'Anm». Subito dopo si sono dimessi dalla Gec pure loro, compresi la vicepresidente Alessandra Salvadori e il segretario generale Giuliano Caputo. Persino Area ha dovuto ammettere il coinvolgimento nello scandalo di qualche suo esponente: «Emerge dalle cronache quotidiane un grave quadro di un sistema consolidato diretto ad agire e a condizionare nomine e incarichi da assegnare, nella precedente, e persino nell'attuale consiliatura […] non ci esimiamo, per il resto, ad una chiara assunzione di responsabilità. Un'assunzione di responsabilità che per i singoli coinvolti in conversazioni relative a pratiche clientelari, impone un dovere di spiegazione e chiarimento, anche in relazione all'osservanza della nostra Carta dei valori e del Codice etico».