2019-03-11
In Kenya prosegue l'inchiesta su Cmc. «Problemi anche in Nepal»
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Nelle prossime settimane saranno ascoltati i ministri del governo di Uhuru Kenyatta coinvolti nell'indagine, tra questi anche Mwangi Kiunjuri titolare dell'Agricoltura, che era al timone del ministero dello Sviluppo quando sono stati firmati i contratti della diga di Kimwarer e Arror. Secondo il quotidiano africano Daily Nation anche a Kathmandu «sarebbero stati annullati due contratti con la cooperativa già aggiudicati per progetti di energia idroelettrica e acqua potabile».A dispetto delle smentite ufficiali da parte di Cmc alla Verità, l'inchiesta sulla più grande cooperativa italiana di costruzioni in Kenya prosegue. A quanto apprende il nostro giornale infatti, la notifica di indagine sarebbe stata inviata sia alla sede di Nairobi sia a quella italiana. Non a caso l'8 marzo il capo del Dipartimento pubblico della procura (Dpp) Noordin Haji ha indicato alla stampa le direzione intraprese dagli investigatori fino adesso. Il nodo principale sono 187 milioni di euro che il governo di Nairobi ha pagato alla joint venture Cmc-Intinera, una società del Gruppo Gavio, per le due dighe di Arrar e Kimwarer, nonostante i lavori non siano ancora cominciati. Pagamenti di cui non ha dato notizia l'ufficio stampa di Cmc, quando l'abbiamo interpellato per la nostra prima inchiesta. Stando alle risposte che ci sono state fornite, infatti, l'unica transazione ricevuta dall'azienda sarebbe pari a un terzo della cifra contestata dal Dpp e sarebbe stata ricevuta per la terza diga, quella di Itare, la prima in cui gli italiani hanno cominciato a lavorare.L'inchiesta della magistratura kenyota sta indagando sul modo in cui sono stati assegnati gli appalti. Ai giornalisti, Haji ha spiegato che esistono «discrepanze tra le parti che hanno partecipato alla gara e quelle che hanno eseguito materialmente i lavori». Il contratto risulta firmato da «Paolo Porcelli, Cmc Ravenna Souther Africa». Porcelli è direttore generale dell'intera cooperativa di Ravenna dal luglio 2018. Quello che non torna, però, è che i lavori sarebbero stati condotti d Cmc Kenya, un altro ramo dell'azienda.Non solo. Nelle prossime settimane saranno ascoltati i ministri del governo di Uhuru Kenyatta coinvolti nell'indagine, tra questi comparirà di fronte al Dci (Direzione delle indagini criminali) Mwangi Kiunjuri, dicastero dell'Agricoltura, che era al timone del ministero della Sviluppo quando sono stati firmati i contratti della diga di Kimwarer e Arror. Il quotidiano Daily Nation si spinge più in là. E sostiene che Cmc avesse avuto già qualche problema in Nepal e che, soprattutto, fosse stata declassata dall'agenzia di rating Standard and Poor's. Quindi perché gli è stato affidato un contratto così importante in Kenya? Gli investigatori stanno cercando di capire perché un'azienda con un basso rating internazionale sia riuscita ad aggiudicarsi appalti così importanti e aver ricevuto un pagamento in anticipo.Altra anomalia delle domande per la gara presentate dal consorzio italiano – spiega sempre il magistrato Haji – è l'assenza dei progetti preliminari delle dighe. Nonostante questo, la joint venture Cmc-Itinera si è comunque aggiudicata l'appalto, salvo poi cercare di aggiungere in corsa le bozze dei progetti, stando alle prime evidenze dell'inchiesta della magistratura del Kenya. Cmc e Itnera non sono neanche riusciti a mettere in sicurezza i terreni sui quali dovrebbero essere costruite due delle tre dighe. Terreni il cui passaggio di proprietà agli italiani, per altro, non sarebbe ancora chiaro.L'inchiesta di Nairobi si inserisce in una crisi all'interno al governo guidato da Kenyatta, il presidente che ha ricevuto Matteo Renzi nel 2015, quando la firma dei contratti per la costruzione delle dighe è stata resa pubblica. Ministri e funzionari coinvolti nello scandalo – primo fra tutti il titolare del Tesoro Henry Rotich - sono vicini a William Ruto, vicepresidente del Kenya e aspirante candidato alle presidenziale del 2022. I vertici della magistratura e della polizia inquirente sono stati nominati da Kenyatta. Ruto ha definito le accuse nei suoi confronti «una narrazione fatta di bugie di comodo, menzogne e propaganda», sostenendo poi che l'inchiesta è una "caccia alle streghe". Al contrario Il presidente Kenyatta ha difeso gli investigatori. «Questa non è una guerra contro un individuo o una comunità, ma una guerra contro un crimine che ci ruba l'opportunità di costruire una nazione», ha spiegato nei giorni scorsi.In ogni caso i problemi non sembrano finire in Kenya. Spiega sempre il Daily Nation che proprio «il Nepal avrebbe annullato con Cmc due contratti aggiudicati per progetti di energia idroelettrica e acqua potabile. Per di più avrebbe messo alla porta un ministro che voleva che l'impresa avesse avuto più tempo per poter partecipare alla gara».
Gattuso e la Nazionale lasciano San SIro al termine del match perso per 4-1 contro la Norvegia (Ansa)
(Arma dei Carabinieri)
L’organizzazione era strutturata per assicurare un costante approvvigionamento e una capillare distribuzione della droga nelle principali piazze di spaccio del capoluogo e della provincia, oltre che in Veneto e Lombardia. Il canale di rifornimento, rimasto invariato per l’intero periodo dell’indagine, si trovava in Olanda, mentre la gestione dei contatti e degli accordi per l’invio della droga in Italia era affidata al capo dell'organizzazione, individuato nel corso dell’attività investigativa. L’importazione della droga dai Paesi Bassi verso l’Italia avveniva attraverso corrieri ovulatori (o “body packer”) i quali, previa ingestione degli ovuli contenenti lo stupefacente, raggiungevano il territorio nazionale passando dalla Francia e attraversando la frontiera di Ventimiglia a bordo di treni passeggeri.
Lo schema operativo si ripeteva con regolarità, secondo una cadenza settimanale: ogni corriere trasportava circa 1 chilogrammo di droga (cocaina o eroina), suddiviso in ovuli termosaldati del peso di circa 11 grammi ciascuno. Su ogni ovulo era impressa, con pennarello, una sigla identificativa dell’acquirente finale, elemento che ha permesso di tracciare la rete di distribuzione locale. Tutti i soggetti interessati dal provvedimento cautelare risultano coinvolti, a vario titolo, nella redistribuzione dello stupefacente destinato alle piazze di spaccio cittadine.
Dopo due anni di indagini, i Carabinieri sono stati in grado di ricostruire tutta la filiera del traffico di stupefacenti: dal fornitore olandese al promotore che in Italia coordinava la distribuzione alla rete di corrieri che trasportavano la droga in ovuli fino ai distributori locali incaricati dello spaccio al dettaglio.
Nel corso delle indagini è stato inoltre possibile decodificare il linguaggio in codice utilizzato dagli indagati nelle loro comunicazioni: il termine «Top» era riferito alla cocaina, «Spa» all’eroina, «Pantaloncino»alle dosi da 5grammi, mentre «Fogli di caramelle» si riferiva al contante. Il sequestro di quaderni contabili ha documentato incassi giornalieri e movimentazioni di denaro riconducibili a un importante giro d’affari, con pagamenti effettuati tramite bonifici internazionali verso conti correnti nigeriani per importi di decine di migliaia di euro.
Il Gip del Tribunale di Venezia ha disposto la custodia cautelare in carcere per tutti i venti indagati, evidenziando la «pericolosa professionalità» del gruppo e il concreto rischio di fuga, considerati anche i numerosi precedenti specifici a carico di alcuni appartenenti all’organizzazione.
L’esecuzione dei provvedimenti restrittivi e delle perquisizioni è stata condotta con il concorso di Carabinieri di rinforzo provenienti da tutti i Comandi Provinciali del Veneto, con il supporto dei Reparti Mobili e Speciali dell’Arma, delle Unità Cinofile Antidroga e del Nucleo Elicotteri Carabinieri, che hanno garantito la copertura aerea durante le operazioni.
L’Operazione «Marshall» rappresenta un importante risultato dell’attività di contrasto al narcotraffico internazionale e alle organizzazioni criminali transnazionali, confermando l’impegno costante dell’Arma dei Carabinieri nel presidio del territorio e nella tutela della collettività.
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