
L'utero in affitto crea un caso mostruoso Oltralpe. Una coppia gay paga una madre surrogata, che però rifiuta di «consegnare» il bimbo. Il padre naturale le fa causa, ma perde: non importa che il seme sia il suo.Un bimbo francese di 6 anni frutto, suo malgrado, di una gravidanza con utero in affitto, si trova al centro di una brutta storia giudiziaria. Alexandre Lerch è iI padre biologico che, d'accordo con il proprio partner, sei anni fa ha voluto avere un figlio, a tutti i costi. Così - come scrive il sito di Le Figaro, «ha contratto una convenzione a pagamento di Gpa» (Gestazione per altri) con una donna, trovata su Internet. Il costo del «servizio» proposto era di 15.000 euro. Il padre biologico ha partecipato alle ecografie come un qualunque altro padre, ma poco prima del parto, la madre biologica è sparita. Tra sé e sé, ha giudicato la coppia di uomini inadeguata così si è messa in contatto con due altri aspiranti genitori eterosessuali. A loro ha offerto il bambino allo stesso prezzo. La «gestante a pagamento» ha detto ai partner omosessuali che il bimbo era morto alla nascita ma - come spiega l'avvocato Nicolas Boullez, legale del padre biologico - «dopo aver condotto delle ricerche (i due uomini, ndr), hanno scoperto che erano stati raggirati». Le due coppie e la donna, protagonisti di questo mercimonio a spese di un bambino, sono stati condannati penalmente dalla giustizia. Tuttavia, il padre biologico non si è arreso nemmeno davanti all'interesse superiore del piccolo, che dovrebbe poter vivere serenamente, senza pagare per gli sbagli commessi da altri. Così ha avviato le procedure per contestare la paternità e per l'ottenimento della custodia del minore. Una richiesta di custodia che la corte di cassazione d'Oltralpe ha respinto giovedì scorso ritenendo che «la realtà biologica non appare una ragione sufficiente per accogliere la domanda di Alexandre Lerch rispetto al vissuto del bambino». Nathalie Boudjerada, legale della coppia di genitori adottivi, ha dichiarato dopo la sentenza che «la coppia omosessuale credeva [...] che i gameti facciano di un uomo un padre, invece no! Ciò che fa di un uomo o di una donna un genitore è il fatto di vivere con il bambino». Dal canto suo l'avvocato Boullez ha riconosciuto che togliere il bambino, dopo sei anni di vita comune con la sua famiglia adottiva sia «molto difficile da considerare» ma, ha aggiunto, «la filiazione biologica non è stata considerata e questo potrebbe dare luogo ad un ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo». A giudicare dalle dichiarazioni rilasciate, lo scorso giugno, dal padre biologico in un'intervista radiofonica su Rmc, non è da escludere l'uomo continui le azioni giudiziarie anche a costo di provocare dei traumi psicologici al bambino. «Ho voluto questo bambino dal profondo di me stesso», diceva Lerch al giornalista radiofonico, ammettendo anche di avere «paura della sua reazione» qualora apprendesse la propria storia. Poi però l'uomo ha detto di aver «incontrato molti psicologi» che gli hanno spiegato che «sia meglio essere informati da piccoli», come se si potesse tirare un tratto di penna su questa storia squallida e non pensarci più. Recentemente, in Francia si è riaperto il dibattito sull'utero in affitto. Il 10 settembre si è appreso che il governo di Parigi sta lavorando ad una circolare che, senza legalizzare la Gpa, faciliterà il riconoscimento dei bambini nati fuori dal Paese attraverso l'utero in affitto. Il ministro della giustizia francese, Nicole Belloubet, ha precisato davanti all'Assemblea nazionale che il «genitore d'intenzione (ovvero il o la partner del genitore biologico, ndr) dovrà sempre passare per un procedimento di adozione per vedere la propria filiazione riconosciuta dallo Stato civile francese». Ma, dopo quello che è accaduto in seguito all'introduzione del matrimonio omosessuale, in molti ritengono che questa circolare sia un primo passo verso l'avvio della pratica dell'utero in affitto anche al di là delle Alpi.
Massimo Doris (Imagoeconomica)
Secondo la sinistra, Tajani sarebbe contrario alla tassa sulle banche perché Fininvest detiene il 30% del capitale della società. Ma Doris attacca: «Le critiche? Ridicole». Intanto l’utile netto cresce dell’8% nei primi nove mesi, si va verso un 2025 da record.
Nessun cortocircuito tra Forza Italia e Banca Mediolanum a proposito della tassa sugli extraprofitti. Massimo Doris, amministratore delegato del gruppo, coglie l’occasione dei conti al 30 settembre per fare chiarezza. «Le critiche sono ridicole», dice, parlando più ai mercati che alla politica. Seguendo l’esempio del padre Ennio si tiene lontano dal teatrino romano. Spiega: «L’anno scorso abbiamo pagato circa 740 milioni di dividendi complessivi, e Fininvest ha portato a casa quasi 240 milioni. Forza Italia terrebbe in piedi la polemica solo per evitare che la famiglia Berlusconi incassi qualche milione in meno? Ho qualche dubbio».
Giovanni Pitruzzella (Ansa)
Il giudice della Consulta Giovanni Pitruzzella: «Non c’è un popolo europeo: la politica democratica resta ancorata alla dimensione nazionale. L’Unione deve prendere sul serio i problemi urgenti, anche quando urtano il pensiero dominante».
Due anni fa il professor Giovanni Pitruzzella, già presidente dell’Autorià garante della concorrenza e del mercato e membro della Corte di giustizia dell’Unione europea, è stato designato giudice della Corte costituzionale dal presidente della Repubblica. Ha accettato questo lungo colloquio con La Verità a margine di una lezione tenuta al convegno annuale dell’Associazione italiana dei costituzionalisti, dal titolo «Il problema della democrazia europea».
Ansa
Maurizio Marrone, assessore alla casa della Regione Piemonte in quota Fdi, ricorda che esiste una legge a tutela degli italiani nei bandi. Ma Avs la vuole disapplicare.
In Italia non è possibile dare più case agli italiani. Non appena qualcuno prova a farlo, subito si scatena una opposizione feroce, politici, avvocati, attivisti e media si mobilitano gridando alla discriminazione. Decisamente emblematico quello che sta avvenendo in Piemonte in queste ore. Una donna algerina sposata con un italiano si è vista negare una casa popolare perché non ha un lavoro regolare. Supportata dall’Asgi, associazione di avvocati di area sorosiana sempre in prima fila nelle battaglie pro immigrazione, la donna si è rivolta al tribunale di Torino che la ha dato ragione disapplicando la legge e ridandole la casa. Ora la palla passa alla Corte costituzionale, che dovrà decidere sulla legittimità delle norme abitative piemontesi.
Henry Winkler (Getty Images)
In onda dal 9 novembre su History Channel, la serie condotta da Henry Winkler riscopre con ironia le stranezze e gli errori del passato: giochi pericolosi, pubblicità assurde e invenzioni folli che mostrano quanto poco, in fondo, l’uomo sia cambiato.
Il tono è lontano da quello accademico che, di norma, definisce il documentario. Non perché manchi una parte di divulgazione o il tentativo di informare chi stia seduto a guardare, ma perché Una storia pericolosa (in onda dalle 21.30 di domenica 9 novembre su History Channel, ai canali 118 e 409 di Sky) riesce a trovare una sua leggerezza: un'ironia sottile, che permetta di guardare al passato senza eccessivo spirito critico, solo con lo sguardo e il disincanto di chi, oggi, abbia consapevolezze che all'epoca non potevano esistere.






