2022-03-11
Imprese a rischio sopravvivenza: «Senza il gas russo tragedia sociale»
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Allarme di Roberto Cingolani e Giancarlo Giorgetti. Il cdm annuncia ristori e pensa di risolvere con impianti fotovoltaici e sei parchi eolici.Guerra in Ucraina e rischi per il nostro Pil. Un Consiglio dei ministri tanto atteso, ma che difficilmente porterà benefici all’economia italiana nel breve termine. Tre i ministri maggiormente coinvolti. Il titolare dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli, quello dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, e quello della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. Da tutti e tre un quadro allarmante della situazione. Scorte limitate, prezzi alle stelle e necessità di applicare dazi e limitazioni all’export. L’allarme più impellente tocca ovviamente l’energia.«Servono misure straordinarie anche per normalizzare il prezzo del gas perché non possiamo chiudere del tutto, siamo tutti d’accordo, ma non possiamo nemmeno pagare il gas russo dieci volte il prezzo reale», ha spiegato Cingolani, riferendo di avere chiesto «con molta forza» che ce ne fosse «almeno un accenno» nel comunicato del G7 energia. «Rivedere un po’ le regole del mercato, un price cap europeo» ha aggiunto, riferendo di averne parlato anche con il gabinetto del presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Dopo il cdm, il ministro, nel suo intervento in Senato, ha sottolineato che «in questo momento il costo del gas non ha molto a che vedere con il prezzo di estrazione del gas. Paradossalmente l’impatto sulle nostre bollette non dipende dal prezzo reale della materia prima del gas, ma dipende da quanto il mercato abbia fatto salire la sua quotazione. A oggi», ha ripetuto, «abbiamo quotazioni che sono circa dieci volte quelle reali di estrazione. E allo stesso modo ci ritroviamo con un conto elettrico estremamente elevato, quindi se il gas è alto ci ritroviamo la bolletta elettrica e la bolletta termica estremamente elevate». L’alternativa a chiudere i rubinetti russi è però un dramma sociale. A sostenerlo è sempre Cingolani che cita il suo omologo di Berlino. «Non possiamo chiudere e fermare tutta l’economia, altrimenti diventa una tragedia sociale anche in Germania. Vale anche per noi, onestamente». Per questo meraviglia il fatto che il cdm di ieri si sia limitato a sbloccare impianti fotovoltaici per 1,5 gigawattora e sei parchi eolici per mezzo giga. Pochissimo, se si tiene conto che quest’anno secondo il piano del Pnrr dovremmo arrivare a 7 giga, a cui si aggiungono i 5 non realizzati nel 2020. Una goccia nell’oceano che non serve minimamente a compensare i flussi di gas dalla Russia. Posto che veramente il governo riesca a scollegarsi dalle pipeline provenienti da Mosca nei prossimi 36 mesi, come promesso. Nel frattempo le aziende arrancano. Chiudono per via delle bollette e della carenza di materie prime. L’impatto del caro energia non si ferma più alle energivore, fonderie, cartiere, imprese della ceramica. Il peso è generalizzato, grava sui pescherecci, come dimostrano le agitazioni nate nelle Marche, sugli autotrasportatori, ma anche sulle famiglie, che nei loro bilanci sommano i rincari di tutte le componenti. Giorgetti, per quanto di sua competenza, si è concentrato sui fondi di sostegno. Tra le altre misure, per quanto riguarda la protezione per l’export ci sarebbe la richiesta di verificare la possibilità di attivare misure di protezione delle filiere nazionali disponendo il divieto di esportazione di prodotti indispensabili all’attività di comparti di carattere strategico sotto il profilo economico. Da valutare poi se sia opportuno accompagnare queste misure con l’applicazione di dazi all’esportazione sempre al fine di evitare la fuoriuscita di prodotti essenziali all’attività del sistema italiano (tale misura dovrebbe essere verificata a livello di Ue). Sul fronte dei fornitori alternativi di materie prime, poi, serve l’individuazione di fornitori alternativi alla Russia e all’Ucraina in modo da compensare blocchi o limitazioni agli approvvigionamenti da questi due Paesi. Infine, riguardo allo stoccaggio di beni essenziali, si lavora sull’ipotesi di rafforzare ed estendere il sistema di stoccaggio, attualmente previsto per le fonti energetiche, anche ad altri beni da considerare essenziali in modo da cautelarsi di fronte alla possibilità di carenze di adeguate disponibilità o di forti aumenti di prezzi, anche riconducibili a ragioni di carattere speculativo. Uno studio che sul versante dei beni alimentari è stato messo a punto anche da Patuanelli che chiede un accompagnamento di misure di salvaguardia adeguate. E di fronte alla lacerazione del tessuto produttivo, e a questa «tempesta perfetta», il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, chiama a voce alta la necessità di mettere in campo almeno 400 milioni di cassa integrazione. Il peso maggiore con cui combattono le imprese, che va avanti da tempo, è quello dell'impennata dei prezzi delle bollette. Un punto lo mette la direttrice di Confindustria, Francesca Mariotti, calcolando un incremento, a oggi, che sfiora il 1.500% rispetto ai prezzi di febbraio 2020. La situazione va presa in mano in tempi stretti per salvare la vita delle aziende, «parliamo di giorni, settimane, non di più»; dal momento che molte di loro hanno già deciso il fermo produttivo. Sul punto gli industriali sono netti: «Non si tratta di un rischio ma di un fatto».
Jose Mourinho (Getty Images)