«Imporre il green pass ai minorenni significa creare un esercito di sdraiati psicopatici»

«Imporre il green pass ai minorenni significa creare un esercito di sdraiati psicopatici»
Ansa

«Figliuolo che ha parlato del prossimo obiettivo della campagna vaccinale che coinvolge i ragazzi dai 12 ai 18 anni oltre agli insegnanti non si rende forse conto di quello che afferma» così Maria Rachele Ruiu, responsabile scuola di Pro Vita e Famiglia onlus. «Lo sa il nostro generale che in Europa, Croazia, Portogallo, Irlanda, Islanda Norvegia e Ucraina - ha aggiunto il portavoce della onlus Jacopo Coghe - non hanno autorizzato il vaccino per i minorenni? E in Germania, Gran Bretagna, Svezia, Finlandia, Belgio, Olanda e Lussemburgo raccomandano il vaccino solo agli under 18 con fragilità sconsigliandolo agli altri adolescenti. Questo perché i loro istituti sanitari affermano che per i minorenni è meglio sviluppare la malattia per avere più protezioni in futuro».

Ha aggiunto ancora Ruiu: «È evidente che ancora non si hanno certezze in merito, e quindi, per i giovani, è d'obbligo la prudenza e il coinvolgimento delle famiglie. Siamo in un'emergenza educativa senza precendenti e che facciamo? Imponiamo il Green Pass dai 12 anni, cioè creiamo odiose discriminazioni fra studenti "vaccinati e non", rinchiudiamo a casa i ragazzi "come sorci", in dad, senza sport, senza musica dal vivo, senza possibilità di condivisione sociale, culturale, religiosa, politica e associazionistica. Vogliamo un esercito di disagiati sociopatici, magari da far campare con reddito di cittadinanza una volta che compiranno i 25 anni, se non si suicidano prima? Dopo tanti ritardi puntare tutto sui vaccini, senza coinvolgere le associazioni dei genitori è inaccettabile: si convochino con urgenza le organizzazioni rappresentative dei genitori (FONAGS), e ci si impegni perché a settembre non ci siano classi pollaio, perché ogni studente abbia docenti e insegnanti di sostegno ad accoglierli: non possiamo e vogliamo permettere che nessuno resti indietro» ha concluso Ruiu.

Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.

Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».

Interrogatorio chiave sul Sistema Pavia: «Provviste pagate con fiches del casinò»
Antonio Scoppetta (Ansa)
  • Nell’inchiesta spunta Alberto Marchesi, dal passato turbolento e gran frequentatore di sale da gioco con toghe e carabinieri
  • Ora i loro legali meditano di denunciare la Procura per possibile falso ideologico.

Lo speciale contiene due articoli

92 giorni di cella insieme con Cleo Stefanescu, nipote di uno dei personaggi tornati di moda intorno all’omicidio di Garlasco: Flavius Savu, il rumeno che avrebbe ricattato il vicerettore del santuario della Bozzola accusato di molestie.

Marchesi ha vissuto in bilico tra l’abisso e la resurrezione, tra campi agricoli e casinò, dove, tra un processo e l’altro, si recava con magistrati e carabinieri. Sostiene di essere in cura per ludopatia dal 1987, ma resta un gran frequentatore di case da gioco, a partire da quella di Campione d’Italia, dove l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti è stato presidente fino a settembre.

Dopo i problemi con la droga si è reinventato agricoltore, ha creato un’azienda ed è diventato presidente del Consorzio forestale di Pavia, un mondo su cui vegliano i carabinieri della Forestale, quelli da cui provenivano alcuni dei militari finiti sotto inchiesta per svariati reati, come il maresciallo Antonio Scoppetta (Marchesi lo conosce da almeno vent’anni).

Per abbattere le emissioni nei peti delle mucche hanno rovinato pure il latte
Mucche (iStock)
In Danimarca è obbligatorio per legge un additivo al mangime che riduce la CO2. Allevatori furiosi perché si munge di meno, la qualità cala e i capi stanno morendo.

«L’errore? Il delirio di onnipotenza per avere tutto e subito: lo dico mentre a Belém aprono la Cop30, ma gli effetti sul clima partendo dalle stalle non si bloccano per decreto». Chi parla è il professor Giuseppe Pulina, uno dei massimi scienziati sulle produzioni animali, presidente di Carni sostenibili. Il caso scoppia in Danimarca; gli allevatori sono sul piede di guerra - per dirla con la famosissima lettera di Totò e Peppino - «specie quest’anno che c’è stata la grande moria delle vacche». Come voi ben sapete, hanno aggiunto al loro governo (primo al mondo a inventarsi una tassa sui «peti» di bovini e maiali), che gli impone per legge di alimentare le vacche con un additivo, il Bovaer del colosso chimico svizzero-olandese Dsm-Firmenich (13 miliardi di fatturato 30.000 dipendenti), capace di ridurre le flatulenze animali del 40%.

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