Schlein & C. imputano all’esecutivo le fasce in condizioni di indigenza. Peccato che a ingrossarle siano soprattutto gli immigrati, che loro invocano a gran voce. Altro che pagarci le pensioni: i lavoratori che arrivano da Paesi meno sviluppati abbattono i salari.
Schlein & C. imputano all’esecutivo le fasce in condizioni di indigenza. Peccato che a ingrossarle siano soprattutto gli immigrati, che loro invocano a gran voce. Altro che pagarci le pensioni: i lavoratori che arrivano da Paesi meno sviluppati abbattono i salari. Elly Schlein e compagni parlano spesso in tv dell’emergenza povertà. E Maurizio Landini e i sindacalisti di base rincarano la dose dicendo che la finanziaria del governo Meloni aumenta le diseguaglianze e per questo invitano alla «rivolta sociale». Ma il quadro drammatico descritto dalla sinistra è vero? La risposta sta nei numeri raccolti dall’Istat, i soli che abbiano valore scientifico, visto che poi concorrono a delineare i prospetti di finanza pubblica presi in considerazione da Bruxelles quando deve valutare lo stato di salute dell’Italia. E che dicono questi dati? L’ultimo rapporto diffuso dall’istituto di statistica reca il seguente titolo: «Stabile la povertà assoluta». Ma come? Secondo la tesi ripetuta come un dogma da esponenti di Pd, 5 stelle e Alleanza Verdi e sinistra, gli italiani ridotti alla canna del gas sono in continuo aumento. Per fortuna però le cifre dicono altro, ovvero che dal 2022 non c’è stato alcun peggioramento.Il che non vuol dire che i poveri non ci siano. Nonostante il famoso annuncio dal balcone di Luigi Di Maio e compagni, la povertà in Italia non è ancora stata abolita. Anzi. In base alle rilevazioni dell’Istat, le famiglie che faticano ad arrivare a fine mese sono più di due milioni, ovvero l’8,4% del totale. Complessivamente, sono considerati poveri 5,7 milioni di residenti, un numero davvero imponente, che sfiora il 10% della popolazione. Tuttavia, i dati bisogna saperli leggere e guardando nel dettaglio si scopre un aspetto interessante. Infatti, in quei quasi sei milioni di poveri sono calcolati 1,7 milioni di stranieri, un numero enorme se rapportato al dato complessivo degli immigrati regolarmente registrati in Italia. A conti fatti, i poveri senza cittadinanza italiana sono oltre il 30% del totale, dal che discendono due considerazioni abbastanza semplici, che guarda caso sfuggono a Schlein, Landini e compagnia varia. La prima è ovvia: stiamo importando poveri. Mentre i sostenitori dell’immigrazione senza se e senza ma ci spiegano che gli stranieri sono la nostra fortuna perché ci pagano le pensioni, i dati Istat dimostrano che non soltanto 1,7 milioni di extracomunitari essendo in povertà non versano le tasse (sotto una certa soglia di reddito si è esenti), ma molto probabilmente fruiscono di aiuti per pagare le bollette e per ottenere un alloggio pubblico. Senza poi contare che pur non contribuendo con le imposte a sorreggere il welfare ne beneficiano, in termini di educazione scolastica, di servizi pubblici e di assistenza sanitaria.La seconda considerazione è altrettanto ovvia: se dal computo totale dei poveri assoluti togliessimo 1,7 milioni di stranieri, il dato scenderebbe a quattro milioni, pari a circa il 6,7% sul totale dei residenti.Sempre tantissimi, intendiamoci. Ma assai meno di quel che dicono gli esponenti della sinistra. Inoltre, se si osserva la serie storica si scopre che gli immigrati poveri dal 2014 sono in continuo aumento. Nel 2018 erano 1,4 milioni. Dieci anni fa erano circa 950.000, il 23% delle persone in povertà assoluta. Oggi 750.000 in più. Aumentano sia la forchetta sia il dato assoluto.Osservando questi semplici numeri, la conclusione è piuttosto scontata. Con le loro politiche di apertura incondizionata all’immigrazione, Pd, 5 stelle e Alleanza Verdi e sinistra stanno ingrossando le fila dei nuovi poveri, con un costo sociale in termini di welfare che non è certo ripagato da contributi e tasse, come invece si pretende di far credere. A ciò si aggiunge che favorendo un’immigrazione senza reddito sufficiente a sopravvivere si creano le condizioni ideali per lo sfruttamento degli stranieri. Infatti, le persone in condizioni economicamente svantaggiate spesso per necessità accettano retribuzioni più basse e riduzioni delle tutele sindacali, entrando a far parte di quella massa di fantasmi impiegata nel lavoro nero. Mica male per partiti e sindacati che dicono di voler difendere le classi più disagiate. A guardare i dati senza il filtro delle ideologie, si capisce perché le persone con redditi bassi, come gli operai, scelgano sempre più spesso di votare il centrodestra e perché alla sinistra non siano rimasti che i residenti delle Ztl, che da zone a traffico limitato potrebbero essere ribattezzate zone a voto limitato (dei radical chic).
- Vertice a Bruxelles con gli Stati che, seguendo la Meloni, chiedono di modificare le convenzioni sui diritti umani che impediscono di rispedire a casa persino i criminali. Il 5 novembre, nuovo incontro in Italia. Che potrebbe incrementare le espulsioni anche del 30%.
- Piantedosi: «Valutiamo sanzioni ad Hannoun. Cortei pro Pal sfruttati dai violenti».
Lo speciale contiene due articoli.
Silvia Salis (Imagoeconomica)
Rincari del 20% per evitare la bancarotta alla municipalizzata. Ma il nuovo totem della sinistra diceva: «Non toccherò i servizi».
Il vicepresidente americano J.D. Vance durante la visita al Santo Sepolcro di Gerusalemme (Getty Images)
Il vicepresidente Usa: «Quella mozione è stato uno stupido stratagemma». E Netanyahu rilancia: «Proposta dell’opposizione». Rubio atterra a Tel Aviv per verificare l’attuazione del piano di pace mentre Trump pensa di allargare gli Accordi di Abramo.
Roberto Cingolani, ad di Leonardo (Getty Images)
Leonardo, Thales e Airbus lanciano la sfida a Musk. Starlink però è lontana anni luce.





