2021-01-19
Imbarazzo vaticano sulla Comunicazione che ha censurato il Papa imprevedibile
Nessuna smentita o precisazione sul nostro scoop. La conferma che Francesco non è contento di come è narrata la sua azioneLo spettacolare inizio mediatico del 2021 di papa Francesco, una raffica di colpi da Sportweek alla Gazzetta dello Sport, poi Vogue e la copertina di Vanity fair, infine l’intervista trasmessa alle 20:30 da Canale 5 domenica 10 gennaio, ha lasciato interdetti anche i comunicatori ufficiali vaticani. Spiazzati, non sempre coinvolti, a volte travolti.Così è Francesco, un fiume in piena che quando decide alza la cornetta, chiama il vaticanista di turno, e gli comunica di accettare un’intervista televisiva in prima serata. Dalle parti del dicastero preposto alle comunicazioni non ne sanno quasi niente e alla fine decidono di temporeggiare, o forse di dare poca importanza, e quindi mandano l’input ai redattori di «non socializzare» le parole del sommo editore. Una forma di silenziatore per cui, come abbiamo pubblicato ieri su La Verità, dando conto di una mail di un coordinatore di Vatican news, si suggeriva ai colleghi di lasciar perdere le notizie sulle anticipazioni dell’intervista al Papa e «continuare a seguire la vicenda del Boing precipitato poco dopo il decollo a Giacarta».Nessuna smentita, né precisazione è giunta da Oltretevere rispetto alle notizie riportate da La Verità, dando così l’impressione anche di un certo imbarazzo. Al Papa il silenziatore alle sue pirotecniche iniziative mediatiche ha dato fastidio, come peraltro sussurrano in tanti, e convocando i vertici dei media vaticani, sabato scorso, deve essersi fatto sentire. In un certo senso, l’impasse dei capi dei media vaticani, Paolo Ruffini e Andrea Tornielli, rispettivamente capo dicastero e direttore editoriale, è perfino comprensibile. Uomini di grande fiducia del Papa, giornalisti capaci, si ritrovano a fare un mestiere complesso anche per l’imprevedibilità di Francesco. Vaticanisti di lunghissimo corso, che hanno visto all’opera Joaquin Navarro Vals e padre Federico Lombardi in qualità di direttori della Sala stampa, raccontano a La Verità che l’attuale gestione ha manifestato in più occasioni che i due principali responsabili sembrano non avere sempre il controllo della comunicazione vaticana. Insomma, sono spesso nella situazione di navigare a vista e cercano di interpretare con creatività la linea in base al sentire.Risulta, ad esempio, che le famose «interviste» di Eugenio Scalfari al Papa siano sempre state realizzate nella più completa e totale autonomia tra Francesco e il Barbapapà del giornalismo italiano. Basta leggere le «smentite» ufficiali della Sala stampa per chiarire passaggi di fantateologia che Scalfari ha messo in pagina, magari attribuendole direttamente al Papa, per capire che si è cercato di cucire nel modo migliore un vestito confezionato senza sentire la sartoria di casa. Recentemente, di fronte al dibattito argentino sull’approvazione della legge sull’aborto, il Papa ha pensato di intervenire non direttamente, ma inviando lettere sul tema a privati cittadini, i quali poi hanno, questa volta sì, «socializzato» le parole di Francesco. Ma sull’Osservatore romano la notizia di queste lettere non è stata data, lo ha fatto Vatican news sul Web, ma il giornale del Papa no. Strategie? Può darsi, ma si fatica a comprendere la multiformità del mondo mediatico della Santa sede. L’impressione di molti addetti ai lavori è che la tanto decantata riforma sia un po’ zoppa e ognuno cerchi di interpretare il sentiment di Santa Marta sperando di far bene.Curioso anche il caso dell’intervista del Papa montata nel docufilm Francesco del regista russo Evgeny Afineevsky, presentato nell’ottobre scorso. Le parole di apertura alle unioni civili del Papa, pronunciate nel docufilm, risalivano in realtà a un’altra intervista, concessa dal pontefice nel 2019 alla vaticanista messicana Valentina Alazraki. Ma curiosamente quelle parole di apertura erano state allora tagliate (da chi? Perché?) e sono però state offerte al regista russo da qualcuno con altre motivazioni, evidentemente. Anche in questo caso un esempio di coordinamento a singhiozzo della sacra comunicazione.Eppure si dice che Francesco non sia affatto contento dello storytelling dei media vaticani rispetto alla sua azione pastorale, ma nello stesso tempo non vi sono notizie di improvvise defenestrazioni. Anzi sono da ritenere del tutto improbabili, almeno nell’immediato. Come già accaduto in altre occasioni è verosimile che Francesco, una volta comunicato il suo disappunto, lasci tutti al loro posto, continuando però più forte di prima a gestire le cose in base al suo discernimento e forse ascoltando qualcuno che al momento lo ispira. Una volta si diceva «promoveatur ut amoveatur», sia promosso affinché si possa allontanarlo, adesso si potrebbe dire «sia confermato affinché venga demansionato».