2020-03-27
Il Viminale allunga i permessi di soggiorno
Prorogati fino al 15 giugno i certificati che consentono agli stranieri di rimanere sul territorio italiano. Finora è questa l'unica misura concreta che Luciana Lamorgese ha adottato in materia immigrazione. Ancora nulla di fatto su sbarchi e controlli sul territorio. Ennio Flaiano ripeterebbe che in Italia la situazione è sì grave, ma non seria. E non avrebbe tutti i torti, visto come si sta muovendo in questi giorni emergenziali il Viminale, il cui unico provvedimento degno di nota sulla questione migratoria è una nuova circolare di sei pagine che prevede che tutti gli atti in scadenza tra il 31 gennaio e il 15 aprile 2020 presso gli sportelli unici per l'immigrazione siano prorogati di validità fino al 15 giugno 2020. Intendiamoci: tale iniziativa, che prende le mosse da quanto disposto in ordine ai sospensione dei termini dai commi 1 e 2 dell'articolo 103 del decreto Cura Italia, rappresenta una misura di buon senso, se non altro perché scongiura le inevitabili code che agli sportelli che si sarebbero create per almeno una quindicina di procedure, che vanno dal rilascio del nulla osta al lavoro stagionale a quello del nulla osta al ricongiungimento familiare fino, appunto, a ciò che riguarda la materia dei permessi di soggiorno. Nulla da dire, insomma, nel merito di questa circolare.C'è invece da dire, e parecchio, su come il dicastero guidato da Luciana Lamorgese non sta affrontando tutta una serie di questioni prioritarie che pure gli competono. La prima tra tutte, senza dubbio, è quella degli sbarchi. Sbarchi che fortunatamente sembrano aver subito un rallentamento, ma che di fatto continuano. Basti dire che soltanto a metà marzo, dunque in piena emergenza coronavirus, sulle nostre coste sono approdati circa 200 migranti, 197 per la precisione, con Lampedusa che resta la destinazione più interessata dagli arrivi. Certo, è vero che in questo momento le imbarcazioni Ong hanno, per così dire, i motori spenti, ma alcune - a partire dalla Open Arms - sono già pronte a riprendere il largo. Per contrastare i cosiddetti sbarchi fantasma e l'ipotesi che qualche Ong, spazientita, riprenda le traversate, che cos'hanno ideato la Lamorgese e il suo staff? Al momento, pare nulla. Tale immobilismo ha generato anche una seconda situazione a dir poco paradossale, che vede da una parte gli italiani blindati a casa pena sanzioni pesanti, mentre invece, dall'altra, nessuno sembra curarsi del viavai dei migranti ospiti delle strutture di accoglienza. Un problema, questo, che inizia a farsi sentire in più parti d'Italia; a partire dalla Capitale, dove ormai si sprecano le segnalazioni riguardanti richiedenti asilo alloggiati allo Sprar di via di Tor Vergata o alla struttura di via della Riserva Nuova che, molto semplicemente, prendono ed escono allegramente, senza che nessuno dica loro niente. Gli esponenti locali di Fratelli d'Italia chiedono che vengano multate le coop che non fanno rispettare le norme di sicurezza. E la faccenda è talmente seria che una decina di giorni fa Fabio Rampelli, onorevole di Fdi e vicepresidente della Camera, ha presentato un'apposita interrogazione sia sulla base delle segnalazioni raccolte sia perché allarmato dal fondato presentimento che, rispetto all'emergenza coronavirus, «all'interno dei centri non venga fatta nessuna attività di informazione». Per non parlare ovviamente dei controlli, questi sconosciuti. Un terzo versante collegato ai precedenti e rispetto al quale il Viminale, se c'è, sarebbe bene battesse un colpo, è quello della situazione all'interno delle strutture e dei centri che ospitano i migranti. Una situazione che, sul piano sanitario, somiglia tanto ad una bomba a orologeria, come denunciato da un recente documento elaborato su iniziativa dell'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione, e sottoscritto tra l'altro tra Emergency e Magistratura democratica, nel quale si afferma che è del «tutto evidente che le strutture collettive caratterizzate da grandi concentrazioni non sono oggettivamente idonee a garantire il rispetto delle prescrizioni legali e la salvaguardia della salute sia dei e delle richiedenti asilo, sia dei lavoratori e delle lavoratrici dell'accoglienza e pertanto la salute collettiva».Sempre rimanendo in tema di stimoli non sovranisti a darsi una mossa, ieri su Repubblica Luigi Manconi, in un articolo intitolato «Gli ultimi dell'agricoltura», ha richiamato l'attenzione sulla necessità che, al pari di tutti gli altri, anche ai lavoratori stranieri impiegati nel settore agricolo, spesso in nero, siano forniti di presidi utili a proteggersi dal virus, e con l'occasione essi vengano pure regolarizzati. Ora, per quanto si possa ordinariamente dissentire da Manconi, è innegabile come quello da lui posto sia un tema che certo esiste e che andrebbe affrontato alla svelta.Motivo per cui rimane davvero un mistero, circolare sulla proroga dei permessi di soggiorno a parte, la ragione per cui dal ministero dell'Interno non si prendano provvedimenti sulla questione migratoria dato che, lo si è visto, sul tappeto non è che ci sia un singolo tema: c'è proprio l'imbarazzo della scelta.
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