2019-07-03
Il viaggio di Putin a Roma è l’occasione per accreditarci mediatori Mosca-Usa
Il leader del Cremlino domani vedrà Sergio Mattarella, Giuseppe Conte e il Papa. Ma all'Italia non chiederà di battersi contro le sanzioni europee.Domani il presidente della Federazione russa, Vladimir Putin, sarà in visita in Italia e in Vaticano per poter incontrar il presidente Sergio Mattarella, il premier Giuseppe Conte e papa Francesco. Per quanto riguarda la visita presso il nostro Paese, il Cremlino, attraverso il suo ambasciatore a Roma, Sergey Razov, si è immediatamente sentito in dovere di specificare che Putin non si aspetta che l'Italia possa influire in maniere determinante sulla politica delle sanzioni attuata dall'Unione europea nei confronti della Russia. Tale precisazione farà certamente piacere al presidente Mattarella, impegnato nel consesso europeo a mantenere l'Italia su una linea di accettabilità istituzionale, tuttavia excusatio non petita, accusatio declarata. cortesia diplomaticaIl fatto stesso che una diplomazia tanto esperta quanto quella russa neghi la possibilità di un determinato risultato addirittura prima di un incontro di vertice, fa pensare che la dichiarazione non sia altro che una cortese copertura affinché a Bruxelles l'Italia, pressata al momento su numerosi dossier, non debba aprirsi in maniera dichiarata un ulteriore fronte di contestazione. In fondo, a Mosca sono consci del fatto che il nostro Paese è tra quelli che maggiormente soffrono dal punto di vista commerciale a causa delle sanzioni economiche volute dall'Occidente, all'epoca a guida Barack Obama, nei confronti della Russia. Se le esportazioni italiane verso la Russia ammontavano a quasi 14 miliardi di euro nel 2013, esse si attestano oggi a 7,8 miliardi e pertanto Putin sa bene di poter trovare sempre a Roma delle orecchie attente alle sue argomentazioni. La sua visita non potrebbe capitare, e certamente non capita a caso, in un momento più opportuno. Le sanzioni stringono la Russia sempre più in un abbraccio mortale con la Cina e il presidente russo ha tutto l'interesse a comprendere in prima persona quali fossero i veri pensieri del nostro governo quando, alcune settimane addietro, ha firmato degli accordi quadro con il nemico storico della Russia, momentaneamente partner per necessità, la Cina di Xi Jiping. Inoltre, dovesse Washington continuare a premere sulla Germania affinché questa annacqui la partnership energetica con Gazprom sul progetto North Stream 2, la Russia ha bisogno di capire se Eni e Saipem possano spalleggiare il dirottamento, in un ipotetico futuro, di parte delle forniture di gas verso l'Europa attraverso dei gasdotti meridionali connessi alla Penisola. Il governo di Giuseppe Conte, dopo che la Casa Bianca gli ha fatto notare il proprio disappunto nello scivolone cinese, ha l'occasione per riproporsi come ponte tra gli Stati Uniti e la Russia. In un momento nel quale il Russiagate pare destinato a sciogliersi come la neve al sole e Donald Trump vede sempre più certa la propria rielezione, la comunicazione di quest'ultimo con Putin sembra ritrovare una certa spontaneità. Conseguentemente Roma, dopo la visita di riappacificazione di Matteo Salvini presso il segretario di Stato americano Mike Pompeo ed il vicepresidente Mike Pence, potrebbe ritrovare il ruolo storico di cerniera tra Mosca e Washington anche in chiave intraeuropea, ovvero mediterranea. il dossier libicoLa Libia, problema geopolitico di fondamentale importanza per la nostra sicurezza, si presta facilmente a divenire la cartina di tornasole di tale dialogo. Sia l'Italia sia gli Stati Uniti hanno svoltato negli ultimi mesi a favore del generale Khalifa Haftar, da sempre sostenuto dalla Russia, e hanno abbandonato progressivamente il governo internazionalmente riconosciuto di Fayez Al Sarraj, che non a caso ha fatto visita a Salvini proprio lunedì scorso. In fondo già nel 2015 il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, aveva dichiarato che la Russia può aiutare molto l'Italia in Libia.La soluzione dell'isolamento della Russia a causa delle vicende della crisi legata all'Ucraina passa però anche dalla Santa Sede e pertanto non è casuale che Putin e Francesco si incontrino, per la terza volta, esattamente alla vigilia del vertice convocato dal Papa in Vaticano con tutti i vescovi ucraini. Putin porterà al Santo Padre i saluti del Patriarca di tutte le Russie, Kirill e gli spiegherà le ragioni delle forti tensioni esistenti tra Mosca e Kiev dopo la separazione della Chiesa ortodossa ucraina dal Patriarcato di Mosca. Kirill, dopo aver incontrato a Cuba Francesco nel 2016 con il beneplacito di Putin, è stato oggetto di forti critiche all'interno della Chiesa russa e la sua posizione è oggi ancora più instabile dopo la perdita di connessione con i fedeli ucraini. Putin e Francesco sono uniti dalla difesa dei cristiani sottoposti a genocidio nei territori dove imperversa il jihadismo e tale comune visione delle priorità potrebbe favorire uno scambio franco sulle possibili future soluzioni della crisi ucraina. In cambio di un'eventuale sponda diplomatica vaticana, Putin potrebbe finalmente dare seguito, come contropartita, alla visita di un Pontefice romano a Mosca, dopo che già Michail Gorbachev e Boris Eltsin avevano invitato il suo predecessore, San Giovanni Paolo II.