2020-02-08
Il vero odio lo affrontano l’anticomunista cristiano e il poeta contro i jihadisti
Joshua Wong@Paul Yeung:Bloomberg via Getty Images
Mentre per il governo italiano l'emergenza è rappresentata dai pericolosi sovranisti, arriva la lezione di Joshua Wong e Adonis sui reali nemici della libertà.Lì fuori, per fortuna, c'è un mondo che, ogni tanto, non viene infettato dall'ideologia. Da mesi i nostri politici di governo non fanno altro che parlarci di odio, sembra che il grande problema di questo Paese (e di tutto l'Occidente) sia l'astio sconfinato dei sovranisti e delle destre più in generale. Contro l'odio si creano commissioni di controllo politico e squadre speciali di monitoraggio della Rete, contro l'odio si esprime il ministro dell'Interno come se non avesse altro di cui occuparsi. Nel frattempo, i media progressisti all'unisono celebrano la «grande novità» rappresentata dalle sardine, unico caso di movimento che scende in piazza contro l'opposizione. Un movimento che, manco a dirlo, si batte «contro l'odio sovranista». A leggere i giornali italiani sembra quasi che il dibattito politico e culturale finisca qui. Ma basta alzare leggermente lo sguardo per rendersi conto che le cose stanno in maniera molto diversa. Lo dimostrano le opere di due autori che, in apparenza, più diversi non potrebbero essere. Eppure entrambi ci forniscono una grande lezione di realismo e di coraggio. Sono un giovane e un anziano. Il primo è Joshua Wong, classe 1993, leader della protesta di Hong Kong. Il secondo si chiama Adonis, è nato nel 1930 ed è il più importante e conosciuto poeta arabo vivente. Wong ha appena pubblicato un libro per Feltrinelli intitolato Noi siamo la rivoluzione. Perché la piazza può salvare la democrazia. Già da qui si capisce quanto sia manipolato questo ragazzo dalle nostre parti. Il titolo originale dell'opera è Unfree speech, e si capisce subito che si tratta di un'opera contro la censura e la prigionia del pensiero. Perché allora il riferimento alla piazza nell'edizione italiana? Semplice: perché i nostri fini intellettuali progressisti hanno interesse a mettere Wong sullo stesso piano di Greta Thunberg e delle sardine. L'Espresso ha addirittura realizzato una intervista multipla con il giovane Josh e i quattro fondatori del movimento dei pesciolini. Il lettore superficiale potrebbe dunque pensare che la lotta di Wong sia contro il riscaldamento globale, o contro il populismo. A sinistra tentano disperatamente di far passare l'idea che esista una mobilitazione globale dei giovani per chiedere un mondo migliore senza più emissioni di C02 né emissioni di parole da parte dei conservatori. Basta sfogliare il libro di Wong per capire che non è così. Il volume si apre con una citazione di san Paolo, e non è presa a caso: il nostro Josh è un fervente cristiano, e lo ripete più volte già nelle prime pagine del volume. Ha frequentato un college cristiano, i suoi genitori sono cristiani, fa attività di volontariato in chiesa. Il suo stesso nome cinese, Chi-fung, è ripreso dalla Bibbia. Significa «una cosa affilata», e viene dal Salmo che recita: «Le tue frecce sono acute - sotto di te cadono i popoli». A Wong non importa nulla del «pericolo populista» o del presunto «odio». Anzi, in alcuni passaggi del libro si mostra riconoscente all'America di Trump. Il nostro Joshua, soprattutto, è un deciso anticomunista. Quando si riferisce alla Cina non parla genericamente di «dittatura», ma esplicitamente di regime comunista. La sua ribellione è iniziata nel 2010, ad appena 14 anni. Sapete contro cosa? Forse l'inquinamento o le politiche migratorie? Macché. Ha fomentato una protesta contro le imposizioni comuniste nei programmi scolastici di Hong Kong. Il governo dichiarò che avrebbe introdotto una nuova materia chiamata «educazione morale e nazionale», il cui scopo, secondo il ragazzo, era quello di «indurre, senza che noi o i nostri genitori ce ne rendessimo conto, una prima generazione di cittadini di Hong Kong a adottare un modello cinese e insegnarci ad accettare e fare nostri i principi del Partito comunista». Tutto è iniziato da lì. Quattro anni dopo, Joshua è stato fra gli animatori della «rivoluzione degli ombrelli». Nell'agosto del 2017, Wong - assieme ad altri attivisti - è stato incarcerato. È tornato in carcere di nuovo pure nei due anni successivi. Non per nulla la gran parte del suo libro consiste in un diario dal carcere. Intendiamoci: non vogliamo certo presentare Wong come una sorta di militante di destra, lungi da noi l'idea di tirarlo per la giacchetta. Vogliamo soltanto notare quanto sia diverso dai giovinastri che occupano le piazze qui da noi. Lui si batte per «salvaguardare i quartieri antichi, sostenere i prodotti locali e proteggere la lingua cantonese dalla diffusione del mandarino». Si batte per la libertà di pensiero e contro il comunismo. Da cristiano, non teme di criticare il capitalismo sfrenato e le multinazionali (tra cui Apple) che si sono piegate al regime cinese. Di sicuro non va in piazza contro l'opposizione né pronuncia discorsi rabbiosi con il plauso dei manager di Blackrock. E mostra che, nel mondo, le minacce alla democrazia e all'indipendenza dei popoli non arrivano certo da chi non vota progressista. Adonis, invece, ci svela che l'odio non è esattamente una caratteristica costitutiva delle pericolose destre. Il suo nuovo libro si intitola Profezia e potere (Guanda) ed è il seguito del ruvido Violenza e islam. Come ha scritto Giulio Meotti, Adonis è uno dei coraggiosi intellettuali che si battono per distruggere la «cortina di ferro di Allah». Egli, rischiando la vita, non ha paura di indagare i luoghi oscuri della religione musulmana e di scrivere frasi come: «Il mondo ha finito per trasformarsi in una proprietà dell'islam. È contro la verità, contro l'umano e contro Dio stesso. È l'apogeo della violenza». Adonis spiega che il musulmano «contrariamente all'ebreo e al cristiano, che hanno il diritto di cambiare religione, non ha alcun diritto di cambiare fede. L'assassinio attende chiunque sia tentato di lasciare l'islam. Costui viene considerato un apostata e la sua uccisione diventa lecita». Da profondo conoscitore del testo coranico, snocciola i numerosi versetti di condanna degli ebrei, svelando un antisemitismo brutale e arcaico di cui però, dalle nostre parti, non si parla mai. Già, qui siamo abituati a sentire parlare di odio contro i migranti, di xenofobia, islamofobia, antisemitismo di destra. Chi osa criticare l'islam è bollato come razzista e ostracizzato: dagli occidentali «per bene» prima che dagli stessi musulmani. Adonis conosce l'odio vero, la violenza assassini. E la racconta senza paura nonostante l'età avanzata. Joshua Wong, invece, non teme le botte e la galera, continua a gridare il suo anticomunismo. Un giovane e un vecchio, entrambi militanti, nemici dell'odio e della censura. Quelli veri, non quelli immaginari di cui si ciancia ininterrottamente dalle nostre parti.