2022-06-14
Il tracollo grillino affonda il «campo largo»
Il M5s a brandelli persino nelle ex roccaforti: Giuseppe Conte prova a scaricare la colpa su Luigi Di Maio. Il centrodestra vince dov’è unito, però il Carroccio arretra anche al Nord, superato da Fdi. Giorgia Meloni punzecchia gli alleati: «Fossi in loro uscirei dal governo».Il centrodestra esce vincitore ma la Lega perde terreno, mentre sul fronte del centrosinistra, il M5s guidato da Giuseppe Conte procede rapidamente verso l’estinzione: il primo turno delle amministrative di ieri consegna questi verdetti. Le vittorie al primo turno di Marco Bucci a Genova, Roberto Lagalla a Palermo e Pierluigi Biondi a L’Aquila fanno sorridere la coalizione di centrodestra, e dimostrano anche che dove corrono uniti Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e gli alleati di centro sono largamente maggioranza nel paese; dove invece hanno scelto di andare alle urne divisi, come a Verona, a Parma e a Catanzaro, sono costretti ad affrontare il ballottaggio. Certo, la previsione è che al secondo turno, domenica 26 giugno, gli elettori che hanno votato per Flavio Tosi (Forza Italia) a Verona, Wanda Ferro a Catanzaro e Priamo Bocchi a Parma, entrambi di Fdi) sosterranno i candidati alleati (rispettivamente Federico Sboarina, Valerio Donato e Pietro Vignali), ma il ballottaggio a fine giugno rappresenta un’incognita. Male il centrosinistra, che si consola con la buona affermazione di Damiano Tommasi a Verona, e la vittoria al primo turno a Taranto, Padova e Lodi, ma che si trova di fronte, a un anno dalle politiche del 2023, a una dura quanto prevista realtà: l’alleanza Pd-M5s non regge il confronto con il centrodestra. I pentastellati, in particolare, crollano ovunque. Tragico il voto di Palermo, considerando che la Sicilia è da sempre considerata un granaio elettorale del M5s: qui il partito guidato da Giuseppe Conte si ferma intorno all’8%, superato anche da Azione-+Europa al 9% con il Pd all’11. Da Sud a Nord la disfatta pentastellata è ancora più eclatante: a Padova e Taranto, città dove il centrosinistra vince al primo turno,le proiezioni davano il M5s rispettivamente all’1,4% e al 4%, a Genova al 5%. La sparizione del M5s preoccupa ovviamente non poco i dem in vista delle prossime politiche: «Il Pd c’è e cresce rispetto al 2017», dice all’Adnkronos il senatore Dem Alessandro Alfieri, coordinatore della corrente Base Riformista, che fa capo a Lorenzo Guerini e Luca Lotti, «il centrosinistra sta vincendo al primo turno a Lodi e batte la Lega con un candidato giovane che ha fatto una bellissima campagna. Quello che preoccupa è il calo dei 5 stelle. Clamoroso in alcuni casi, penso a Palermo. C’è stato un calo forte», aggiunge Alfieri, «anche in città dove non ce lo aspettavamo. È un campanello d’allarme». Il problema è di difficile soluzione, poiché per essere competitivo alle politiche del prossimo anno a questo punto il Pd è obbligato a tenere insieme un’alleanza che comprenda sia il M5s che Italia viva e Azione di Carlo Calenda, ma Matteo Renzi infierisce: «Queste elezioni», scrive nella sua e-news dedicata alle comunali, «segnano al primo turno una vittoria sostanziale del centrodestra ma dipingono soprattutto un quadro nel quale il grillismo è finito». «Dichiaro molto espressamente», commenta Giuseppe Conte, «che i dati che emergono non ci soddisfano. Il M5s non riesce a stare sui territori, bisogna ripartire con umiltà e rimboccarsi le maniche. Siamo più determinati che mai, domani pomeriggio (oggi, ndr) ho indetto una conferenza stampa per completare l’organizzazione politica del M5s. L’azione congiunta col Pd», aggiunge Conte, «non può essere compromessa da questa tornata elettorale per il semplice motivo che il M5s deve ancora organizzarsi sui territori. Alcune resistenze interne, anche durante le elezioni per il Quirinale hanno rallentato la nostra azione», sottolinea Conte, tentando maldestramente di addossare la colpa di un flop così clamoroso a Luigi Di Maio. Passiamo ai problemi nel centrodestra: qui a uscire male dalle urne è la Lega, superata un po’ ovunque, anche al Nord, da Fratelli d’Italia. Tanto che Giorgia Meloni si permette di punzecchiare gli alleati: «Fossi in loro lascerei il governo». A Genova, quando erano state scrutinate 227 sezioni su 656, Fdi era al 9,4%, la Lega al 7, Forza Italia al 3,9%. A Verona, il partito della Meloni è all’11,2%, la Lega al 6,3, Forza Italia al 4,2. A Palermo, invece, secondo la seconda proiezione del Consorzio Opinio Italia per la Rai, Forza Italia è primo partito con l’11,2%, Fratelli d’Italia è al 9,2%, Prima l’Italia (lista civica della Lega) al 4,8%. E scoppia la grana in vista delle regionali del prossimo autunno, con Fratelli d’Italia che vuole riconfermare Nello Musumeci, attuale governatore, che la Lega non vuole, e Forza Italia neanche: «No, senza alcun dubbio», risponde il leader siciliano di Forza Italia, Gianfranco Miccichè, ai cronisti che gli chiedono se il governatore sarà il candidato del centrodestra unito. «Il centrodestra unito vince», commenta il leader del Carroccio, Matteo Salvini, «il centrodestra diviso come a Verona potrebbe vincere ma se la gioca al ballottaggio. Questo dicono gli elettori e gli elettori hanno sempre ragione. Lo sforzo della Lega di essere collante di questo centrodestra sacrificandosi in prima persona è la strada vincente». «Il fatto che oggi Fratelli d’Italia sia la forza traino di centrodestra», commenta la Meloni, «è un’indicazione della chiarezza del posizionamento.