2024-12-29
Il telefonino elimina la fatica umana. Ma costa narcisismo e megalomania
Il nuovo libro dello psicologo Roberto Marchesini smaschera i pericoli degli smartphone e ci insegna a liberarci dalla dipendenza.Quanti smartphone sono stati regalati per Natale? Certamente moltissimi. Comunque troppi per la salute degli italiani, piccoli e grandi. Chi scrive fu a suo tempo felice della comparsa degli innocenti e svelti telefonini, ottimi per chiamarsi un taxi se eri in ritardo, ma anche per mandare un bacino veloce. Ora è però è seriamente terrorizzato di fronte alla potenza distruttiva dello smartphone, che sarà anche smart ma - come dimostrano in tutto il mondo ricerche serissime e sempre più numerose - è soprattutto un’arma di distruzione di massa del sistema nervoso, cervello e cuore dell’utente di ogni età. Non proprio un regalino innocente. La ragione della distruttività dello smartphone - a dire il vero - è già rivelata dalle sue pubblicità e presentazioni promozionali, tipo: «Ti mette il mondo in tasca» e simili. L’essere umano, infatti, di ogni età, non può mettersi il mondo in tasca: non ci sta. E se lo pensa è un pericoloso megalomane, o lo sta rapidamente diventando. Da questo punto di vista lo smartphone è la perfetta rappresentazione della megalomania e del narcisismo patologico che svela il carattere della società tardo moderna con la sua pretesa di sapere, o poter fare e maneggiare tutto: fantasia suicida, perché smarrisce la consapevolezza del limite. Un’idea, quella del limite, che anche se terrorizza la cultura narcisista del mondo attuale, è in realtà la nostra salvezza, perché è ciò che ci aiuta a darci una forma e una consistenza reale, al di fuori dei sogni. Ma il narcisista non lo sa, e vive con la sua onnipotenza no limit in tasca: fino a quando prende una musata più forte delle altre e non ce la fa più. Uscirne è molto complicato, come le cronache (non solo degli adolescenti) raccontano quasi quotidianamente.Lo smartphone, con il suo retroterra globale dei social che lo diffondono e se ne nutrono, è oggi il grande mercato di sogni sbagliati, desideri impossibili da realizzare, deliri travestiti da ideologie, pulsioni sconnesse e devastanti. Il tutto presentato come eccezionale scoperta, strumento di affermazione, garanzia di primato. È così che l’attenzione personale viene sistematicamente deviata da chi e dove sei tu, con i tuoi contenuti e possibilità, verso cosa c’è nel mondo che ti assicurerebbe il successo, o il godimento no stop. Il vero contenuto dello smartphone è il mercato: delle idee, dei vestiti, delle donne, degli uomini, degli amici, di tutto. Attenzione però: questo paese di Cuccagna ha i suoi attenti «gate keepers». Severi custodi che vegliano su chi e come si può esprimersi nel mercato. Per esempio nella sessualità l’intero campo del gender è severamente presidiato dalla burocrazia Lgbt con i suoi dogmi e i divieti, per cui le considerazioni dei protagonisti della cultura omosessuale, da Testori a Zeffirelli a Visconti, sono guardate con molta severità, e incensati i giudizi di Judith Butler, invece valutati zero nei gender studies. Insomma il mercato dei sogni degli smartphone è ampiamente truccato, e tutti rischiano di uscirne con (non solo le ossa) rotte. Il mondo però non è completamente scemo, e ormai si moltiplicano le prese di posizioni critiche a ogni livello, pubblico e privato, europeo e americano. E cominciano, soprattutto nei Paesi nordici, anche i primi interventi pubblici per limitare i danni nella popolazione.In Italia è appena uscito un libro veloce, fatto con grande chiarezza e coraggio dallo psicologo e psicoterapeuta Roberto Marchesini: Smetto quando voglio, Come uscire dalla dipendenza da smartphone (e magari insegnarlo ai figli), edito da il Timone (info@iltimone.org). L’autore è uno psicologo serio e prende le distanze dal tono neutralizzato degli imprecisati esperti. Nelle pagine nel libro dedicate ai figli dice ai lettori: «I vostri figli non sono figli degli esperti, sono vostri; vostra è e resterà sempre la responsabilità». Ma non è neppure terrorizzante: «tutti i genitori sbagliano, è inevitabile. Mettetevi il cuore in pace, sbaglierete sicuramente. Cercate solo di fare il meglio possibile per il bene dei vostri figli (non il vostro). Sarà più che sufficiente». È il modo giusto per stare lontani dalle tossine dello psicologismo.Marchesini è uno dei (non moltissimi) psicologi che considerano l’attenzione alla libertà come un elemento indispensabile al benessere psichico. Quindi, osserva, «se non riusciamo a decidere di non usare lo smartphone, ne siamo dipendenti», e dobbiamo, tranquillamente, abituarci a farne a meno, rivedendo dove e perché sbagliamo nelle nostre ricerche di gratificazione.Uno dei nostri errori che ci impedisce di farlo - quasi obbligatorio anche perché è appunto il mercato della gratificazione che ci costringe - è il fatto che siamo continuamente spinti a non fare fatica, «fisica e intellettuale». Il problema è che il cervello e i muscoli, così come le virtù, si sviluppano con l’esercizio. Trasferendo «la fatica alle macchine noi diventiamo meno sviluppati di quanto potremmo e forse dovremmo». Dopo diversi decenni di pratica analitica non posso che confermare questa osservazione di Marchesini sulla dipendenza da smartphone, derivante dal trasferimento al geniale gadget di tutta una serie di funzioni prima sbrigate direttamente. Tutto ciò del resto era stato già previsto da François Maine di Biran (considerato da molti fondatore della psicologia francese moderna) alla fine del 1700, dopo che il matematico Julien de La Mettrie aveva costruito il primo «Uomo macchina» sperimentale. Il tentativo di liberarsi dalla fatica crea uno sconquasso nel corpo e psiche umana. Come scrive Marchesini in questo aureo libretto: «Perdere la capacità di compiere alcune azioni (compreso il pensiero) sviluppata in milioni di anni significa che la tecnologia ci sta facendo precipitare all’età della pietra… in genere l’alternativa alla fatica è la sofferenza».E conclude: «Quindi, preferisco fare fatica». Anch’io.
Mahmoud Abu Mazen (Getty Images)
(Guardia di Finanza)
I Finanzieri del Comando Provinciale di Varese, nell’ambito di un’attività mirata al contrasto delle indebite erogazioni di risorse pubbliche, hanno individuato tre società controllate da imprenditori spagnoli che hanno richiesto e ottenuto indebitamente oltre 5 milioni di euro di incentivi per la produzione di energia solare da fonti rinnovabili.
L’indagine, condotta dalla Compagnia di Gallarate, è stata avviata attraverso l’analisi delle società operanti nel settore dell’energia elettrica all’interno della circoscrizione del Reparto, che ha scoperto la presenza di numerose imprese con capitale sociale esiguo ma proprietarie di importanti impianti fotovoltaici situati principalmente nelle regioni del Centro e Sud Italia, amministrate da soggetti stranieri domiciliati ma non effettivamente residenti sul territorio nazionale.
Sulla base di tali elementi sono state esaminate le posizioni delle società anche mediante l’esame dei conti correnti bancari. Dall’esito degli accertamenti, è emerso un flusso finanziario in entrata proveniente dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE), ente pubblico responsabile dell’erogazione degli incentivi alla produzione di energia elettrica. Tuttavia, le somme erogate venivano immediatamente trasferite tramite bonifici verso l’estero, in particolare verso la Spagna, senza alcuna giustificazione commerciale plausibile.
In seguito sono state esaminate le modalità di autorizzazione, costruzione e incentivazione dei parchi fotovoltaici realizzati dalle società, con la complicità di un soggetto italiano da cui è emerso che le stesse avevano richiesto ad un Comune marchigiano tre diverse autorizzazioni, dichiarando falsamente l’installazione di tre piccoli impianti fotovoltaici. Tale artificio ha consentito di ottenere dal GSE maggiori incentivi. In questi casi, infatti, il Gestore pubblico concede incentivi superiori ai piccoli produttori di energia per compensare i maggiori costi sostenuti rispetto agli impianti di maggiore dimensione, i quali sono inoltre obbligati a ottenere l’Autorizzazione Unica Ambientale rilasciata dalla Provincia. In realtà, nel caso oggetto d’indagine, si trattava di un unico impianto fotovoltaico collegato alla stessa centralina elettrica e protetto da un’unica recinzione.
La situazione è stata segnalata alla Procura della Repubblica di Roma, competente per i reati relativi all’indebita erogazione di incentivi pubblici, per richiedere il sequestro urgente delle somme illecitamente riscosse, considerati anche gli ingenti trasferimenti verso l’estero. Il Pubblico Ministero titolare delle indagini ha disposto il blocco dei conti correnti utilizzati per l’accredito delle somme da parte del GSE e il vincolo su tutti i beni nella disponibilità degli indagati fino alla concorrenza di oltre 5 milioni di euro.
L’attività della Guardia di Finanza è stata svolta a tutela del corretto impiego dei fondi pubblici al fine di aiutare la crescita produttiva e occupazionale. In particolare, l’intervento ispettivo ha permesso un risparmio pari a ulteriori circa 3 milioni di euro che sarebbero stati erogati dal GSE fino al 2031 alle imprese oggetto d’indagine.
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Viktor Orbán e Giorgia Meloni a Roma (Ansa)
Giorgia Meloni (Getty Images)