2020-01-02
Il Sultano entra in Libia per farci le scarpe
Oggi il Parlamento turco vota il via libera all'invio di truppe a sostegno di Fayez Al Serraj. In questo modo Recep Tayyip Erdogan diventa l'interlocutore ufficiale di Vladimir Putin, che sostiene Khalifa Haftar. Grazie a Luigi Di Maio, l'Italia è completamente tagliata fuori. E ora rischiamo il ricatto dei migranti.La pax russo-turca in Libia sembra prendere forma, con Moca e Ankara decise a riempire il vuoto lasciato dall'Unione europea e dagli Stati Uniti. Nella giornata di oggi il Parlamento turco è chiamato a esprimersi sull'invio di forze militari nel Paese conteso tra il governo di accordo nazionale guidato da Fayez Al Serraj e l'autoproclamato Esercito nazionale libico che risponde agli ordini del generale Khalifa Haftar.Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan sembra deciso a difendere Tripoli dall'offensiva delle forze di Bengasi e il voto di oggi previsto alle 14 locali (le 12 in Italia) dovrebbe, senza grossi dubbi sul risultato positivo, dare il via libera parlamentare ai boot on the ground turchi in Libia. Il memorandum firmato dal capo dello Stato stabilisce un mandato di un anno per le truppe di Ankara con possibilità di proroga. Inoltre, indica che «gli sviluppi in Libia rappresentano una minaccia per l'intera regione, compresa la Turchia, in particolare con l'annuncio del cosiddetto Esercito nazionale libico, sulla sua intenzione di colpire gli interessi turchi nella regione». L'agenzia Reuters ha però rivelato, citando un rapporto delle Nazioni Unite, che Ankara ha già inviato equipaggiamenti militari all'esercito di Serraj nonostante l'embargo Onu. I miliziani di Haftar, invece, hanno ricevuto il sostegno di Russia, Egitto, Emirati Arabi Uniti e Giordania, oltre al supporto della Francia sia nelle stanze della politica europea sia sul campo, nella pianificazione dell'offensiva sulla capitale.Tuttavia, non è detta l'ultima parola. Infatti, intervistato dall'agenzia Andalou, ieri il vicepresidente turco Fuat Oktay, l'uomo che sta seguendo più da vicino il dossier per il leader Erdogan, ha dichiarato che il suo governo potrebbe anche decidere di rinviare l'invio di truppe nel caso in cui le forze fedeli al generale Haftar fermassero la loro offensiva contro il governo di Tripoli.Come spiegare questa uscita del vicepresidente Oktay? Ankara e Mosca si stanno riavvicinando, in attesa della visita del presidente russo Vladimir Putin a Istanbul l'8 gennaio per inaugurare il gasdotto Turkish stream e incontrare il suo omologo Erdogan. Intervistato dall'Espresso, Jalel Harchaoui, ricercatore del Clingendael institute, ha spiegato che «Russia e Turchia non sono alleati ma certamente non sono nemici. Pertanto, è molto probabile che una forma di intesa tra Ankara e Mosca prenda forma nel teatro libico». Perché? Ancora Harchaoui: «A differenza dei francesi e degli Emirati, i russi non credono che l'Lna (l'Esercito nazionale libico di Haftar, ndr) possa mai conquistare Tripoli. Di conseguenza, una qualche forma di accordo tra Putin ed Erdogan è una possibilità reale». Non sarà facile, ma il patto russo-turco potrebbe essere vicino, a scapito della popolazione libica. E in tal senso si deve leggere un'analisi pubblicata dal giornale libanese in lingua francese L'Orient-Le Jour dal titolo «Verso un arbitrato russo-turco in Libia, alla siriana».L'Unione europea, in particolare la Francia e l'Italia, non sono più che comparse in Libia. Gli ultimi sviluppi sul campo e a livello diplomatico hanno segnato il fallimento della mediazione europea. E la missione in Libia prevista per martedì prossimo, a cui parteciperanno l'Alto rappresentante Josep Borrell e i ministri degli Esteri italiano Luigi Di Maio con i suoi omologhi di Francia, Regno Unito e Germania, è ormai fuori tempo.L'ultima sconfitta europea, e in particolare del governo italiano di Giuseppe Conte e della politica estera impostata dal ministro Di Maio, arriva però da Mosca. Infatti, il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha bocciato l'idea del premier Conte di imporre una no fly zone sulla Libia per arrivare a un cessate il fuoco fra le parti. «Abbiamo una pessima opinione dell'idea di dichiarare una no fly zone sulla Libia. La Nato ha iniziato a bombardare la Libia dopo che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha preso una decisione simile», ha detto Lavrov. L'agenda da seguire secondo il capo della diplomazia russa è la seguente: fine immediata delle ostilità, cessate il fuoco indefinito e colloqui intralibici con gli sforzi di «tutti gli attori globali, senza eccezioni». In pratica l'opposto di quanto l'Unione europea vorrebbe impostare a metà mese durante la conferenza di Berlino dalla quale saranno escluse tutte le parti libiche.Ma un aspetto su tutti dovrebbe preoccupare l'Unione europea e l'Italia. Entrando in Libia, Erdogan metterebbe le mani su un altro rubinetto dei migranti che aumenterebbe il suo potere di ricatto nei confronti di Bruxelles. Basti pensare ai tre miliardi che incassa ogni anno per fermare i flussi migratori dai Balcani. E dire che se l'Unione europea fosse compatta potrebbe impiegare ben poco tempo a fermare Ankara. Basti pensare che l'Ue rappresenta il 43% dell'interscambio turco, mentre la Turchia solo il 4,5% di quello europeo.Infine, non va trascurato il fatto che una pax russo-turca in Libia consegnerebbe a Mosca e Ankara il controllo del petrolio libico, con ripercussioni sulle grandi compagnie dell'oro nero a iniziare dall'italiana Eni. Inoltre, minaccerebbe i progetti energetici nel Mediterraneo sostenuti dagli Stati Uniti per rendere l'Unione europea meno dipendente dal gas russo.
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