2019-01-29
Il suicidio di Confindustria: sposare Landini
Vincenzo Boccia al convegno di Ca de Sass non affronta il tema degli investimenti privati ma lancia l'alleanza con la Cgil. Chiede più cantieri pubblici ma senza fare deficit: un esempio perfetto di liberale italiano... A distanza di tre anni, si fa anche venire dubbi sul bail in.Il presidente di Confindustria ieri era invitato al più grande evento sul non profit organizzato da una banca. Non una banca qualsiasi, ma la banca di sistema italiana: Intesa. Su quel palco virtuale c'erano la finanza internazionale, i rappresentanti delle fondazioni bancarie e il terzo settore di matrice prettamente bianca. Vincenzo Boccia con il suo consueto tempismo e la sua solita opportunità ha pensato bene di utilizzare quel palco per lanciare un messaggio a tutt'altro mondo: quello dei sindacati. Poteva cogliere l'occasione per discutere di attrazione dei capitali e di come rendere questo Paese più liberale, aperto alle logiche anglosassoni. Affondare sulle questioni della burocrazia e della giustizia civile. Invece ha invocato, come fa sempre, più Europa, e poi ha lanciato il nuovo patto con la Triplice. «I tempi sono maturi per costruire un vero patto per il lavoro insieme a Cgil, Cisl e Uil». Aggiungendo, a proposito di Maurizio Landini: «Lo incontreremo. Non entriamo nel merito delle scelte del sindacato, con Cgil, Cisl e Uil c'è un tavolo aperto e dovremmo continuare a parlare di evoluzione del patto per la fabbrica». L'appiglio lanciato al nuovo capo del sindacato di sinistra non lascia più alcun dubbio - se qualcuno l'avesse avuto - sulla matrice statalista dell'associazione degli industriali. D'altronde sempre ieri Boccia ha confermato che la sua idea di crescita per il Paese si basa sui cantieri pubblici. «Occorre mettere mano a un piano B post manovra, senza fare ricorso al deficit, e cominciare a prepararsi a un rallentamento dell'economia globale che impatta anche sull'Italia». Dunque serve: «Un decreto immediato, una sorta di sblocca cantieri», aprendo immediatamente quelli «con le risorse già stanziate che non intaccherebbero il deficit del paese e determinerebbero 400.000 posti di lavoro». Al di là del fatto che lo sblocca cantieri vale solo in parte (perché purtroppo molte risorse della Pa esistono solo sulla carta), le infrastrutture sono un tema che riguarda la politica. Il capo degli industriali può e deve discutere di cantieri pubblici, ma dovrebbe basare la propria visione sugli investimenti privati. Non a caso gli imprenditori assumono tale nome. Al contrario, invece, si spiega la necessità di creare un patto unico con i sindacati. Tanto i soldi sono pubblici: non esiste conflitto, sull'esempio tipico dei liberali italiani. E - va detto - non è più questione di padroni e operai, ma di cercare di fissare nuovi paletti che portino l'Italia più avanti nel tempo e non indietro. La nomina di Landini - avvenuta per editto bulgaro - va nella direzione opposta. Non a caso Landini in pochi giorni si è interessato di extracomunitari, pensionati e di concertazione. Una pratica anacronistica che serve a giustificare l'esistenza del sindacato e non a tutelare le tasche dei lavoratori. «Questo governo non si confronta con il sindacato, non si confronta con nessuno. Anche il Parlamento è diventato un passacarte», ha detto il numero uno della Cgil durante la trasmissione di Lucia Annunziata. Ma non si può non tenere conto che abbiamo 12 milioni di iscritti, con noi si deve discutere». In realtà, il governo negli ultimi mesi ha incontrato più volte i sindacati - Susanna Camusso compresa - proponendo però nuove modalità di dialogo. Evidentemente a un leader sindacale che sostiene il Venezuela di Nicolas Maduro preferisce tavoli infiniti al termine dei quali può mettere il veto. Il mondo è cambiato. Non vorremmo che a guidare le parti sociali fosse l'ideologia, e che quindi il motivo dell'offerta di un patto trasversale sia solo di natura politica: muoversi insieme contro l'avversario di governo. Durante la cena annuale organizzata dall'American chamber of commerce, Boccia, ospite d'onore, si è lanciato in una dura filippica contro i gialloblù lasciando i presenti un po' freddi. Al di là dei contenuti rappresentati, il discorso è parso fuori luogo ed è sembrato un po' una fissa gratuita. Forse dovuta semplicemente alla sua difficoltà di inquadrare il target dei presenti. Come ieri: ospite di Intesa, dopo l'uscita sui sindacati ha fatto una tirata sul bail in e sulla necessità di rivederlo. Peccato che ora sia leggermente troppo tardi, e che la sua associazione abbia applaudito alla norma e sia stata zitta due mesi fa quando l'Ecofin ne ha approvato un ulteriore applicazione. «È necessaria una operazione di sistema su Carige? Sembra di no». Perché infatti quella serviva per Pop Vicenza dove guarda caso tra gli indagati è finito anche il presidente della locale Confindustria. A volte su certi temi è meglio soprassedere...