2019-02-06
Il sindacato della polizia francese: «Infiltrati islamici tra gli agenti»
Casi ripetuti di gendarmi convertiti ad Allah o fermati con esplosivi fanno temere che l'Isis si stia insinuando tra le forze dell'ordine. Ma non esistono ancora gli strumenti per neutralizzare i potenziali fiancheggiatori.Il terrorismo islamico è una delle principali minacce contro lo Stato francese. Dal 2012 in poi, vari attentati hanno falciato centinaia di vite. Tragedie che evidenziato la vulnerabilità della Francia di fronte a questo nemico che si annida, potenzialmente, anche in alcune strutture statali strategiche. Negli ultimi anni i media hanno parlato spesso di persone schedate e addette a mansioni sensibili. Si tratta dei cosiddetti fichiés S (schedati, ndr). La «s» indica che rappresentano un qualche problema per la sicurezza dello Stato.Nel gennaio del 2018, il settimanale Le Point rivelava la vicenda di uno schedato che aveva partecipato alla campagna elettorale di Mounir Mahjoubi, deputato de La République en Marche e segretario di Stato alle questioni digitali. Il politico aveva precisato che non era membro dell'equipe di campagna in senso stretto. Nel 2016 una nota della Dgsi - la Direzione generale della sicurezza interna - parlava di 82 persone schedate tra gli agenti di sicurezza impiegati dall'organizzazione degli europei di calcio di quell'anno. Se la presenza dei fichiés S in società private è preoccupante, quella di radicalizzati nelle forze dell'ordine e armate è assolutamente inquietante.Dopo gli attentati a Charlie Hebdo e all'Hypercacher del gennaio 2015, si è scoperto che Amar Ramdani - presunto aiutante di Amedy Coulibaly, autore della seconda strage - era in coppia con una gendarme. Non solo, la donna viveva in un appartamento di servizio, situato nel centro di informazioni operative di Rosny-sous-Bois che, in pratica, è il quartier generale dell'intelligence della Gendarmeria. Grazie a lei, convertita all'islam anni fa, Ramdani aveva potuto entrare indisturbato nella caserma. Lo scriveva il settimanale Canard Enchainé nel febbraio 2015.Di fronte a casi come questo ci si può chiedere se e come la gendarmeria e la polizia francesi facciano prevenzione contro la radicalizzazione o le infiltrazioni. «Nessun sistema di arruolamento può essere perfetto», spiega alla Verità Frédéric Le Louette, presidente di GendXXI, associazione professionale dei militari della gendarmeria. «Trovo improbabile delle infiltrazioni, ma qualche individuo può effettivamente essere entrato nei nostri ranghi. So che la gendarmeria, così come l'insieme delle forze armate, sono coscienti di questo rischio». Secondo La Louette però, non bisogna fare una caccia alle streghe focalizzata solo sui gendarmi. «C'è molto da fare per la sicurezza, ma il personale militare non deve essere costantemente sotto sorveglianza. La libertà deve esistere anche nelle forze armate».Certo non si può fare di tutta l'erba un fascio, ma ci si può legittimamente preoccupare quando dei soldati si ritrovano coinvolti in strane vicende, come quelle di dicembre 2018. Tre giorni dopo Natale, è stato arrestato a Parigi un gendarme che trasportava illegalmente esplosivi. Prima dell'ultimo dell'anno, un militare francese è stato fermato a Barcellona, in possesso di munizioni. Per il presidente dell'associazione dei gendarmi bisogna, giustamente, «rispettare la presunzione di innocenza. Ci vuole giusto un equilibrio tra sicurezza e libertà. È questa la difficoltà maggiore. Ma mi sembra che le autorità siano perfettamente al corrente della posta in gioco e dei rischi che presenta questa situazione».In effetti le autorità monitorano la presenza di personale deviato nelle forze dell'ordine. Già nel 2016, una nota della prefettura di Parigi - pubblicata da Le Parisien - parlava di 17 casi di radicalizzazione scoperti nella polizia della capitale francese, tra il 2012 e il 2015. Nel luglio del 2018, Bfm Tv rivelava che un poliziotto membro del servizio scorte era stato rimosso, perché sospettato di radicalizzazione. L'agente si era occupato anche della protezione di Riss, il direttore di Charlie Hebdo. Ma se le autorità sono preoccupate, non sembrano ancora abbastanza determinate a creare strumenti giuridici per neutralizzare tempestivamente potenziali fiancheggiatori dei terroristi islamici, arruolati tra i poliziotti. «Quando si constatano dei segni esteriori di radicalizzazione», spiega alla Verità Eric Roman, segretario nazionale del sindacato France police policiers en Colère, «possono essere disposte delle sanzioni, fino ad arrivare a provvedimenti estremi come il licenziamento. Ma trattandosi di funzionari è molto difficile arrivare a questo. Prima si cerca di recuperare queste persone, facendole rientrare in carreggiata».Oltre ai casi dei radicalizzati Roman, ritiene però che ci possa essere anche dell'altro. «Parlare dell'infiltrazione di integralisti islamici nella polizia, o più in generale nella società francese, rimane un tabù. Tuttavia è assolutamente logico pensare che lo Stato islamico, nel momento in cui era al suo apice circa due anni fa, abbia cercato di spingere delle persone a infiltrarsi nella Polizia. Se, in quel periodo degli agenti dormienti avessero iniziato l'iter per diventare poliziotti, potrebbero essere entrati in servizio effettivo circa sei mesi fa. Questo tenendo conto dei tempi necessari alla partecipazione al concorso, della formazione e della trafila burocratica».Per il sindacalista della polizia, comunque, la situazione potrebbe anche peggiorare. «Stiamo osservando in questo momento soltanto l'inizio del problema dell'islamizzazione nella pubblica amministrazione francese, in generale, e nella polizia in particolare. Questo tema diventerà in futuro sempre più importante, nonché la fonte di conflitti all'interno della polizia».
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)
Mario Draghi e Ursula von der Leyen (Ansa)
Il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin (Imagoeconomica). Nel riquadro il programma dell'evento organizzato da La Verità