2019-09-17
Il saccheggio del sistema sanitario. In 10 anni prosciugati 37 miliardi
Mario Monti ha inferto i tagli maggiori, poi Matteo Renzi per gli 80 euro e il M5s per il reddito hanno pescato sempre da lì. Pd e Leu promettono di investire 10 miliardi l'anno, ma il deficit bloccato al 2% dall'Ue svela che è una balla.Ammonta a 37 miliardi di euro il bottino sottratto in dieci anni dai governi alla spesa sanitaria. Il nuovo esecutivo giallorosso, nonostante le dichiarazioni fatte, numeri alla mano, non sembra nelle condizioni di invertire la tendenza. I dati sono nel report «Definanziamento 2010-2019 del Ssn» , appena pubblicato dalla Fondazione Gimbe. Dal 2010 tutti i governi, contro le emergenze finanziarie del Paese, hanno attinto ai fondi sanitari, capitolo di spesa pubblica più facilmente aggredibile rispetto, ad esempio, alle pensioni. Hanno così contribuito a «sgretolare il Servizio sanitario nazionale», afferma Nino Cartabellotta, presidente Gimbe. In base all'ultimo Documento di economia e finanza (Def) e, soprattutto, considerando le risorse assegnate dalla Legge di Bilancio, complice la mancata stipula del Patto per la salute (accordo triennale programmatico e di spesa tra governo e Regioni), secondo gli esperti, sono messe a rischio le risorse aggiuntive 2020-21, confermando l'Italia agli ultimi posti per spesa sanitaria nei Paesi occidentali (Ocse) e tra i G7. In termini assoluti il finanziamento pubblico in dieci anni è aumentato di 8,8 miliardi. La crescita media dello 0,9% annuo è però inferiore all'inflazione media annua (1,07%). Dei 37 miliardi di euro saccheggiati al fondo sanitario dal 2010 in poi, 25 sono stati sottratti tra il 2010-15 dalle manovre finanziarie, gli altri 12 non sono proprio stati finanziati. Nonostante le raccomandazioni dell'Ocse, che nel gennaio 2015 aveva richiamato il nostro Paese a contenere la spesa sanitaria senza «intaccare la qualità dell'assistenza», i governi , si legge nel documento, hanno fatto scelte allocative per incrementare i sussidi individuali (bonus 80 euro di Renzi, reddito di cittadinanza M5s) con il solo (fallito) obiettivo di aumentare il consenso elettorale. Intanto, il fabbisogno sanitario nazionale aumenterà di 2 miliardi per il 2020 e di 1,5 nel 2021, ma il finanziamento è subordinato alla firma, tra governo e Regioni, del Patto per la salute 2019-21, che è fermo. Non aiuta inoltre quanto previsto dal Def 2019 che ha ridotto progressivamente il rapporto spesa sanitaria/Pil dal 6,6% nel 2019-20 al 6,5% nel 2021 e al 6,4% nel 2022. Rispetto agli altri Paesi occidentali (Ocse) colpisce in negativo l'incremento percentuale della spesa sanitaria pubblica che, tra il 2009-18, in Italia ha segnato un 10% contro il 37% della media Ocse. Del resto, i dati aggiornati al luglio 2019 dimostrano che l'Italia è ben al di sotto la media Ocse, sia per la spesa sanitaria pro capite totale (3.428 dollari contro 3.980), sia per quella pubblica (2.545 dollari rispetto a 3.038), precedendo solo i Paesi dell'Europa orientale oltre a Spagna, Portogallo e Grecia. Sono ormai incolmabili le differenze in termini assoluti sulla spesa pubblica pro capite totale tra i Paesi del G7. Nel 2009 la Germania ha investito 1.167 dollari in più dell'Italia (3.473 contro 2.306), pari a +50,6%. Nel 2018, con i 5.056 della Germania contro i 2.545 dell'Italia, la differenza è passata a 2.511 dollari (+97,7%).«Le prime dichiarazioni del neo ministro della Salute Roberto Speranza (Leu)», osserva Cartabellotta, «non lasciano dubbi sulla volontà di preservare e rilanciare una sanità pubblica e universalistica e di rifinanziare il Ssn». Il ministro ha definito la carta Costituzionale il faro per il suo programma, affermando che «la spesa sanitaria non è un costo ma un investimento per la salute». Tuttavia, il programma di governo giallorosso e il discorso per alle Camere per la fiducia bis del premier Conte, al di là della volontà di attuare «un piano straordinario di assunzioni di medici e infermieri», contengono solo un generico impegno a difendere la sanità pubblica, senza prevedere esplicitamente il rilancio del finanziamento per il Ssn. «In tal senso», puntualizza Cartabellotta riferendosi alla nota di aggiornamento del Def 2019, «se si volesse attuare la cosiddetta Quota 10 proposta dal Partito Democratico (10 miliardi di investimenti aggiuntivi nei prossimi tre anni) occorrerebbe incrementare il rapporto spesa sanitaria/Pil almeno dello 0,2-0,3% per ciascuno degli anni 2020-22», che invece sono previsti in riduzione. Inoltre se, come viene fatto circolare dal Mef, l'obiettivo del neo ministro dell'Economia dem Roberto Gualtieri è di mantenere il deficit al 2% - alla faccia delle promesse «espansioniste» - (con l'1,3% destinato a bloccare i rincari Iva), i margini per un incremento di spesa sono ridotti al lumicino. Considerato che «almeno il 50% degli oltre 37 miliardi sottratti alla sanità pubblica», continua il presidente Gimbe, «negli ultimi dieci anni sono stati scippati al personale dipendente e convenzionato, il piano di assunzioni straordinarie di medici e infermieri citato dal programma di governo, se da un lato sicuramente contribuirà a risolvere la carenza di risorse umane, dall'altro non concretizza nessun rilancio delle politiche per il personale sanitario che non deve solo essere adeguatamente rimpiazzato, ma soprattutto (ri)motivato con l'allineamento delle retribuzioni a standard europei».
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 12 settembre con Flaminia Camilletti