2024-01-23
Il ritiro di DeSantis azzoppa la Haley. Trump ipoteca le primarie del Gop
Il governatore della Florida, dopo il flop in Iowa, si sfila dalla campagna elettorale per appoggiare il tycoon. Una grossa gatta da pelare per l’ex ambasciatrice. Che stanotte può essere travolta pure in New Hampshire.Un terremoto ha scosso le primarie presidenziali del Partito repubblicano. Domenica, Ron DeSantis ha annunciato la sospensione della sua campagna elettorale, dando il proprio endorsement a Donald Trump e accusando al contempo Nikki Haley di «corporativismo». Colui che avrebbe dovuto essere l’astro nascente del Gop è uscito, insomma, di scena. D’altronde, la sua campagna era da mesi entrata in una fase di turbolenta difficoltà.Eppure, c’è stato un momento in cui il governatore della Florida sembrava avere la possibilità di contendere a Trump la nomination. A novembre 2022, DeSantis era stato trionfalmente rieletto alla guida del suo Stato, mentre la leadership dell’ex presidente era uscita appannata dalle ultime Midterm. Tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023, il governatore registrò un incremento dei consensi a livello nazionale tra gli elettori repubblicani, potendo anche contare sul parziale appoggio di alcune figure importanti, come Elon Musk (che l’altro ieri ha escluso di votare nuovamente per Joe Biden). Poi, però, qualcosa è andato storto.Innanzitutto DeSantis non è riuscito a trovare una linea coerente sui guai giudiziari di Trump: non a caso, ha iniziato a perdere consensi a seguito della prima incriminazione dell’ex presidente, arrivata il 30 marzo scorso. Se a inizio aprile la media sondaggistica per le primarie repubblicane di Real Clear Politics attribuiva al governatore il 29% a livello nazionale, la stessa fonte lo dava a un misero 11% due settimane fa. In secondo luogo, il tentativo, condotto da DeSantis, di sottrarre a Trump gli elettori più a destra non ha funzionato. Parte consistente di quelle galassie è rimasta al fianco dell’ex presidente. Inoltre il governatore non è riuscito ad attrarre voti che andassero al di là di questa (ristretta) quota elettorale: a partire da quelli della working class. E i nodi alla fine sono venuti al pettine.Negli ultimi mesi, DeSantis era stato abbandonato da vari finanziatori, mentre il suo stesso staff elettorale era internamente attraversato da preoccupanti fibrillazioni. Pur essendo riuscito a piazzarsi secondo al caucus dell’Iowa, è finito travolto da Trump, che lo ha superato di circa 30 punti. Infine, come se non bastasse, i sondaggi per lui risultavano ormai inclementi tanto in New Hampshire quanto in South Carolina. E adesso che cosa aspettarsi per il futuro? Innanzitutto bisogna cercare di capire quale sarà l’impatto dell’addio di DeSantis sulle primarie che si terranno oggi in New Hampshire. A prima vista, il suo ritiro sembrerebbe avvantaggiare la Haley, che può adesso catalizzare tutti i voti dei repubblicani desiderosi di un’alternativa a Trump. Tuttavia la situazione potrebbe rivelarsi differente. «Il ritiro di DeSantis aiuta Trump nel complesso. Molti dei suoi elettori, forse il 6-8% del totale in New Hampshire, gravitano verso Trump. DeSantis ha appoggiato Trump e allo stesso tempo ha attaccato la Haley. I suoi elettori hanno recepito il messaggio», ha detto ieri alla Verità il direttore dello University of Virginia center for politics, Larry Sabato.Del resto, oltre all’endorsement di domenica, va considerato che l’elettore medio di DeSantis è ideologicamente più vicino a Trump che alla Haley (alla fine DeSantis è infatti un «trumpista di destra»). Inoltre, gli elettori percepiscono probabilmente che l’addio del governatore è stato dettato più dalla forza elettorale dell’ex presidente che dal timore di un buon risultato oggi della Haley. Se quest’ultima fosse riuscita ad arrivare seconda in Iowa, avrebbe potuto estromettere DeSantis dalla competizione e far decollare così la propria candidatura, intestandosi realmente il ritiro del governatore dalla scena. Ma così non è stato.E adesso l’ex ambasciatrice rischia di pagarne le conseguenze. Tanto più che Trump ha recentemente ottenuto anche l’endorsement dell’unico senatore del Gop afroamericano: quel Tim Scott che è molto apprezzato dai repubblicani di area centrista (i quali in risultano relativamente numerosi in New Hampshire).Forse non a caso, gli ultimi sondaggi registrano un ulteriore incremento di consenso per l’ex presidente a scapito della Haley: una rilevazione del Boston Globe, pubblicata ieri, lo dà addirittura avanti di 19 punti nel Granite State. Sia chiaro: l’ex ambasciatrice può anche permettersi di arrivare seconda alle primarie di oggi. Tuttavia, se vuole avere delle speranze per il futuro, il suo piazzamento dovrebbe avvenire a pochi punti di distanza rispetto a quello di Trump. Il rischio per la Haley è, però, che l’ex presidente ottenga una vittoria a valanga in New Hampshire: un’eventualità non certo remota, che potrebbe far tracollare la campagna dell’ex ambasciatrice.Infine, c’è da chiedersi quale sarà il futuro politico di DeSantis. E qui si aprono almeno tre scenari. Primo: forse punta alla vicepresidenza al fianco di Trump. Secondo: potrebbe tirare i remi in barca, scommettendo su una sconfitta dell’ex presidente per ripresentarsi tra quattro anni (un po’ come fece Ronald Reagan con Gerald Ford nel 1976). Terzo: la parabola di DeSantis potrebbe avviarsi verso un tramonto definitivo, come accadde nel 2015 all’allora governatore del Wisconsin, Scott Walker (anche lui considerato per un certo periodo un astro nascente del Gop).Difficile fare previsioni al momento. È però improbabile che DeSantis possa essere scelto da Trump come candidato vice: gli elettori dell’uno e dell’altro si somigliano. Selezionando il governatore della Florida come running mate, l’ex presidente non riuscirebbe a federare le varie anime del partito. Se dovesse puntare su qualcuno dei suoi concorrenti alla nomination, è più probabile che Trump scelga la Haley (nonostante entrambi abbiano di recente ufficialmente smentito un simile scenario). Selezionando l’ex ambasciatrice, Trump potrebbe teoricamente compattare il Gop e tendere al contempo la mano a quegli apparati governativi che non si fidano né di lui né dello stesso Biden. Apparati che, soprattutto al Pentagono, apprezzano invece le idee proattive in politica estera della Haley. La storia americana dimostra d’altronde che i ticket presidenziali vincenti sono generalmente quelli più eterogenei dal punto di vista ideologico. Questo perché sono maggiormente in grado di attrarre voti trasversali.