2024-02-06
Il ricatto degli Agnelli
Pochi giorni dopo aver preteso incentivi per le proprie auto elettriche sotto la minaccia di chiudere gli impianti, Stellantis passa ai fatti: sospesa per sette settimane la produzione di Maserati e 500 a Mirafiori, operai in cassa integrazione (a spese nostre). John Elkann smentisce la fusione con Renault, ma dai francesi un freddo no comment.«Non esiste alcun piano allo studio riguardante operazioni di fusione di Stellantis con altri costruttori. La società è concentrata sull’esecuzione del piano strategico Dare forward e nella puntuale realizzazione dei progetti annunciati per rafforzare l’attività in ogni mercato dove è presente, inclusa l’Italia». La smentita di possibili nozze con Renault è arrivata ieri mattina dal presidente di Stellantis John Elkann. Che alle agenzie di stampa ha poi sottolineato anche come il gruppo nato dalla fusione tra Fca e Peugeot sia impegnato al tavolo automotive promosso dal Mimit «che vede uniti il governo italiano con tutti gli attori della filiera nel raggiungimento di importanti obiettivi comuni per affrontare insieme la transizione elettrica». Nessuna fusione, solo «speculazioni di mercato», come le ha definite ieri Elkann. Mentre da Parigi Renault non ha commentato le voci. «Onestamente, non abbiamo alcuna informazione su questo argomento», si è limitata ad aggiungere all’Ansa la direzione per la comunicazione della casa automobilistica francese. Di certo, se le due case si unissero in matrimonio nascerebbe un colosso - ancora più francese - da 8 milioni di veicoli prodotti l’anno, 77 miliardi di capitalizzazione e oltre 220 miliardi di fatturato. In questo modo si accorcerebbe la distanza con il primo produttore europeo (con 9,2 milioni di veicoli) che oggi è la tedesca Volkswagen.Elkann non è entrato nel dettaglio dei piani di Stellantis per gli investimenti, per le fabbriche e per l’occupazione in Italia. La risposta, però, è arrivata poche ore dopo con una doccia fredda per gli operai di Mirafiori: un mese intero di cassa integrazione dal 4 al 30 marzo per i 2.260 lavoratori della fabbrica, che si aggiunge a quella già chiesta sempre per Mirafiori dal 12 febbraio fino al 4 marzo. Per un totale di sette settimane. Le linee della Maserati e della 500 elettrica non si fermeranno completamente, ma lavoreranno su un solo turno, ha comunicato Stellantis ai sindacati. Confermando il ricatto già paventato dall’ad del gruppo, Carlo Tavares, nell’intervista all’agenzia Bloomberg: se lo Stato italiano vuole evitare tagli e chiusure di stabilimenti, deve sganciare i sussidi per l’elettrico. E lo stesso manager aveva pure indicato quelle che sarebbero le prime vittime sacrificali, ovvero Mirafiori e il sito di Pomigliano. Da Tokyo ieri è, intanto, tornato a parlare di Stellantis il premier Giorgia Meloni. «Noi siamo interessati a ogni forma di investimento che può produrre posti di lavoro, siamo molto attenti al campo dell’automotive, ne abbiamo parlato anche nell’incontro che ho avuto con i vertici di alcune aziende giapponesi. Il rapporto deve essere equilibrato. Ho letto di alcune dichiarazioni, per esempio di Tavares sugli incentivi. Penso che l’amministratore delegato di una grande società sappia che gli incentivi di un governo non possono essere rivolti ad una azienda nello specifico, e penso che si sappia anche che noi abbiamo investito circa un miliardo di euro sugli ecoincentivi, quindi non sono in grado di rispondere nello specifico perché quello che ho letto mi è parso abbastanza bizzarro. Noi siamo sempre disponibili e aperti per tutto quello che può produrre in Italia posti di lavoro. Chiaramente, se invece si ritiene che produrre in altre nazioni dove c’è un costo di produzione inferiore sia meglio non posso dire niente però non mi si risponda che l’auto che viene prodotta è italiana e non la si venda come italiana», ha chiosato la Meloni al termine del vertice bilaterale con il premier giapponese Fumio Kishida.Dalla maggioranza ieri è arrivata la voce del vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, che ha risposto a una domanda sull’ingresso dello Stato in Stellantis: «Con tutto quello che agli italiani è costata l’ex Fiat, l’attuale Stellantis è l’ultima che può imporre, disporre o minacciare. Diciamo che lo Stato ci è già entrato 18 volte con i soldi dei cittadini. Io sono per il privato, che faccia il privato ma è troppo comodo fare il privato come lo hanno fatto questi signori che poi hanno trasferito all’estero sedi e stabilimenti. Quindi», ha concluso, «non penso che lo Stato italiano possa accettare imposizioni da signori che con l’Italia hanno poco a che fare». Nel frattempo, i sindacati sono molto preoccupati per il futuro delle fabbriche e dell’occupazione. Secondo il segretario nazionale Fim-Cisl, Ferdinando Uliano, per mantenere la missione produttiva di Mirafiori è necessario chiedere a Tavares di assegnare un altro modello di «largo consumo» da affiancare alla 500 elettrica e di anticipare i lanci produttivi dei modelli Maserati. «Nell’ultimo report che abbiamo elaborato sulla produzione 2023, abbiamo evidenziato le difficoltà che si stavano prospettando. I volumi produttivi misurati nel 2023», spiega Uliano, «raggiungono le 85.940 unità ottenendo un -9,3% rispetto al 2022, un dato negativo dopo tre anni di salita produttiva. Il peso maggiore dei volumi continua a essere determinato dalla produzione della 500 bev che si ferma a 77.260 unità, mentre sulla linea Maserati si sono raggiunte le 8.680 unità con i cinque modelli, -49% rispetto al 2022. Si è toccato un livello molto critico per le Maserati, se si pensa solo che nel 2017 le produzioni si attestavano a quasi 55.000 unità». Da dicembre 2023, ha aggiunto, «non vengono più prodotte le Maserati Quattroporte e Ghibli e la stessa situazione si determinerà molto probabilmente anche per il suv Levante a partire dal secondo trimestre 2024. Nel corso di gran parte del 2024 i volumi produttivi di Mirafiori dovranno reggersi su 500e e le due nuove Maserati Gt e Gc».
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