2020-09-04
Il re bastardo che decise di salvare gli orchi
Torna in libreria la «saga degli ultimi», una delle serie fantasy italiane più amate al mondo. Così l'eroe Rankstrail si presenta al popolo delle feroci creature a cui deve metà della propria identità. E di cui è destinato a diventare imperatore e redentore.Il Sacerdote Anziano puntò l'indice della destra verso Rankstrail. «Preparati a morire», urlò con voce stentorea, «dicci il tuo nome e spiegaci come ha potuto la tua arroganza portare la tua pochezza sino al nostro cospetto. Scegli con attenzione le parole, perché questa è l'ultima volta che il mondo sentirà la tua voce». Era evidentemente una specie di rituale. Ora Rankstrail era sufficientemente vicino da decifrare sulla piastra l'incisione di un muso di lupo, con le zanne digrignate. Tra i maggiorenti che circondavano l'imperatore, c'erano almeno un paio degli ambasciatori che erano venuti a incontrarlo. Da un momento all'altro Rankstrail sarebbe stato riconosciuto, il suo nome sarebbe stato gridato nell'arena. Tanto valeva anticipare i tempi e presentarsi da sé. «Bene, Signori», cominciò rivolgendosi all'uditorio sorridendo, con una specie di esagerato inchino, «è il momento delle presentazioni». L'arena dove si trovava Rankstrail era stata progettata da qualcuno che conosceva le leggi della propagazione del suono. Tutto quello che vi accadeva doveva essere non solo visto, ma anche udito in maniera perfetta da ogni singolo spettatore, anche il più distratto e lontano. La voce di Rankstrail si trovò a essere esaltata a un livello di magnitudine da gigante. Il dispositivo creato perché ognuno potesse godere dei gemiti magnificava ogni sua singola parola. Rankstrail tornò serio.«È il momento delle presentazioni, miei Signori», ripeté con forza e chiarezza guardando l'imperatore negli occhi e poi spostando le sguardo a caso, dove capitava, ma guardando sempre negli occhi chiunque il suo sguardo incontrasse, «io sono Rankstrail, il Re Bastardo degli Uomini».La sorpresa fu francamente notevole. La sorpresa fu francamente uno splendore, tanto più che lui era uno la cui morte era già stata annunciata, data per certa e pure scolpita sulle titaniche mura di marmo della città. «Sono Rankstrail, Re Bastardo degli Uomini tornato dal Mondo dei Morti per diventare vostro imperatore». Quella del Mondo dei Morti era ormai il pezzo migliore e irrinunciabile del repertorio. Rankstrail si augurò che qualche novello cantastorie, autore di commedie, drammi, tragedie o almeno spettacoli di marionette e burattini stesse assistendo, così che quell'uragano di incredulità, odio e ancora incredulità e ancora odio e poi ancora odio - l'odio scorreva veramente a profusione - potesse essere descritto e raccontato.Comunque finisse, Rankstrail Re Bastardo mezzo Orco, andato a sfidare l'impero nell'anfiteatro che ne era il cuore, sarebbe stato l'argomento principe di ogni narrazione per i secoli a venire. Ora si trattava di sapere quale era il finale delle migliaia di storie che la sua impresa avrebbe generato. «... C'era una volta il Re Bastardo degli Uomini, venuto fino al cuore del mondo degli Orchi per essere impalato dopo essersi fatto spellare vivo, e così vissero tutti felici e contenti...», avrebbero raccontato le madri ai bimbi mentre li mettevano a dormire, e i cantastorie sui mercati, in cambio di qualche monetina [...]. Migliaia di teste erano fisse su di lui. Rankstrail si trovava al centro di un'arena immensa piena di gente che da sempre avrebbe venduto la madre per il piacere di scorticarlo vivo, e anche calcolando il basso valore dato alle madri in quelle lande arcigne, era comunque una prospettiva inquietante. Le urla furono talmente travolgenti da coprire qualsiasi cosa. Per un breve istante la voce di Rankstrail non sarebbe stata udita. «Sono il vostro campione, madre», mormorò. Nelle sue orecchie almeno la voce risuonò, e per qualche istante non ci fu solo il latrato di chi voleva annientarlo. «Sono il vostro campione, madre. Sono venuto perché la vostra voce abbia un suono, perché siano ascoltate le vostre ragioni. Mi avete nutrito e scaldato. Non un solo istante della vostra vita voi avete guardato verso di me senza sognare che quello che mi aveva generato non fosse successo, e quindi che io non esistessi. Mi avete messo al mondo senza mai smettere di sognare che io non ci fossi. Sono vivo perché voi mi avete salvato. I miei fratelli, i vostri figli, sono vivi perché io li ho salvati, e ora sono venuto a parlare per voi. Sarò la vostra voce. Sto combattendo per voi, madre, e io combatto per vincere», concluse. Di nuovo in ogni macchia, in ogni ombra riconobbe fattezze umane. Di nuovo capì di essere sospeso tra un mondo di vivi e un mondo di morti. Gli impalati, gli impiccati, i bruciati, quelli morti come vermi dopo che erano stati loro amputati gli arti, i decapitati, le donne lapidate, quelle uccise dall'idrargirio, quelle massacrate di botte fino alla morte. Erano lì con lui. Erano venuti a dargli coraggio. Doveva vincere per cambiare le leggi, doveva vincere per loro, non solo per gli Uomini. Doveva vincere perché i loro figli non fossero mandati alla morte in guerre infinite. «Sono il vostro campione», disse ancora, «vincerò per voi». Per la prima volta non voleva opporsi militarmente al mondo degli Orchi, ma voleva esserne il capo, per assumersene la responsabilità. Non solo per gli Uomini, ma per gli Orchi. Anche loro erano il suo popolo. «Siete i miei pulcini, siete le uova nel nido», disse allegramente alla folla che latrava contro di lui, «vi proteggerò dai vostri capi, vi proteggerò da voi stessi». Nel mondo degli Uomini aveva cominciato la carriera come Mercenario e l'aveva finita da Re. Ora si trattava di concluderla da imperatore, un po' più in alto, una scalata cominciata dal posto di schiavo, un po' più in basso. In effetti, non era niente di impossibile, soprattutto per uno già allenato. «Se non io, chi?», pensò a sua figlia. Pensò ad Aurora, e furono due pensieri magnifici che lo riempirono di tenerezza e aumentarono la sua forza. Pensò a Malan, inconsapevole tassello del suo successo. «Malan, bambina, sono stato il tuo schiavo, poi il tuo personaggio, sarò il tuo Re», disse piano. Alla fine la sua mente fu per Rosa Alba. La ripensò bambina, la prima volta che l'aveva vista, piccola regina stracciona, scorbutica e senza paura. Aveva l'ordine di ucciderla e aveva deciso di morire pur di non eseguirlo. Lei l'aveva guardato con odio, senza capire che lui stava dando via la sua vita per lei. «Sono ai tuoi ordini, mia regina invincibile, sono il Capitano della tua guardia, mia Signora, il Capitano che protegge i tuoi sogni», disse, «hai dormito in pace nel tuo letto, nella città a forma di istrice come te, perché tra te e gli Orchi c'ero io. Li ho combattuti con la spada che tu mi hai dato, quella con cui hai riconosciuto il mio diritto di essere Uomo. Con la spada che tu mi hai dato sono diventato Re degli Uomini. Seguendo il soldato che tu mi hai inviato, sto diventando imperatore degli Orchi. Sono sempre stato tra te e loro, perché non potessero farti del male. Solo una volta ho lasciato il mio posto, quando la morte della mia sposa mi ha annientato, ma poi sono tornato. Oggi, per te, vincerò questa contesa, così tu e il tuo regno sarete al sicuro, protetti per sempre, come le uova in un nido». Rankstrail alzò la testa. Guardò le stelle. Ognuna era fatta di fuoco, la stessa materia della fiamma delle candele che illuminavano i suoi sogni con la nostalgia e il rimpianto che lo avevano riportato in vita. Era tornato dal Mondo dei Morti. L'armata dei morti era con lui. Era sicuro di essere invincibile. Era venuto a vincere usando quello che aveva. Le sue dita accarezzarono di nuovo il manico del rozzo piccone di Pershaal, riconobbe le venature del legno sotto i polpastrelli. Alzò le braccia al cielo e come grandi ondate dopo una mareggiata le voci si calmarono. «Sono Rankstrail, il Re mezzo Orco degli Uomini, uno dei bastardi seminati lungo le frontiere durante le razzie. Uno dei tanti bastardi, molti di noi non sono neanche nati, le madri li hanno strappati dalle viscere, altri sono stati soppressi prima di poter dare il primo respiro, così che crimine si aggiungesse ad altro crimine, moltiplicando l'orrore». Rankstrail si fermò un istante nel ricordo. Mentre era il giovane Capitano di un'armata di disperati che pattugliava le frontiere, era finito in un villaggio fatto di case intagliate da fantasmagorici altorilievi e aveva riconosciuto il luogo da cui proveniva la sua famiglia, il luogo dove tutto era successo, il villaggio dove, tra le donne violate, una sola, sua madre, aveva tenuto il figlio degli Orchi. Gli altri erano stati annegati. Il villaggio aveva perso la sua anima. Era diventato un luogo di vergogna e di ombre. «Quando avete attaccato il mondo degli Uomini, le armate dei prìncipi, dei Re e dei generali sono crollate, travolte una dopo l'altra. Vi abbiamo fermato noi, i Mercenari, i vostri figli. Esistiamo perché voi ci avete generato. Questo ha dannato la nostra vita. Di notte sentivamo i gemiti delle nostre madri, di giorno vedevamo gli occhi con cui ci guardavano e avremmo preferito strapparci il cuore dal petto e sostituirlo con una pietra». Rankstrail si interruppe. Come il mare, di nuovo in tempesta, di nuovo il suo uditorio oscillò in urla di protesta e nausea. Stava parlando di cose ignobili. Cose di cui non si doveva parlare mai. L'onore dei guerrieri, e tutti lo erano nell'assemblea, sarebbe stato rovinato in sempiterno da quei nauseanti discorsi del bastardo mezzo Uomo. «Anche la vostra armata è fatta di figli che sono stati nel ventre di una madre. Madri li hanno generati per guardarli mentre andavano a morire in guerre infinite. Noi vi abbiamo respinto e la vostra morte, la vostra sconfitta è stata l'unica scelta che abbiamo avuto. Io vi ho vinto e la sconfitta è stata il mio dono, come un dono è stata la sconfitta che vi ha regalato Arduin il Grande, perché solo all'interno dei vostri confini è la via che porta alla vostra grandezza».Che sconfiggerli fosse stata, alla fine, una cortesia, era un concetto difficile. L'odio era talmente fitto che lo si sarebbe potuto tagliare. Intagliare come le fantasmagoriche soglie del luogo dove era stato concepito. «Vi ho combattuto e vinto sulla terra degli Uomini e lì eravamo pochi contro molti. Ora sono qui e so che sarà un duello pari, uno contro uno. So che rispettate il valore, so che nessuno come voi lo ama, quindi, facciamo questo duello e che sia il valore ad avere l'ultima parola».