2022-10-06
Il prezzo del gas schizzato alle stelle è un eurodisastro targato Prodi
Romano Prodi (Imagoeconomica)
L’idea di portare le contrattazioni ad Amsterdam per rafforzare l’euro è dell’ex presidente della Commissione. Oggi Stefano Cingolani chiede che l’Europa rinneghi quella decisione. Che però resta fondamentale per il Green deal.Tra 48 ore a Praga, al vertice informale tra i capi di Stato e di Governo, l’Europa dovrà prendere atto del suo fallimento. La retorica europeista farà i conti con la realtà e Mario Draghi, il vero perdente di successo, arriverà con dieci proposte per fermare il gas con le mani.Avranno buon gioco gli oppositori dell’idea del price cap - che si è trasformato in una forchetta di oscillazione di prezzo da praticare a Norvegia e Algeria che, non si capisce perché, dovrebbero accettarla - a ricordare agli italiani che, se il mercato del gas in Europa è stato portato ad Amsterdam e si è passati dai contratti a lunga scadenza a quelli spot, l’idea fu di Romano Prodi che da presidente della Commissione inaugurò il progetto Borsa di Amsterdam nel 2003. Ciò che non hanno capito né Draghi né il resto d’Europa è che la mossa della Germania, i 200 miliardi messi sul piatto per evitare il fallimento da metano, non è un price cap casalingo, ma è la definitiva sconfessione della collaborazione europea in economia. La prossima mossa tedesca sarà il ripristino del patto di stabilità. Con quei soldi Olaf Scholz non finanzierà soltanto la resistenza domestica al freddo dei tedeschi, né il rischio default delle sue utilities, ma finanzierà l’offshoring delle sue maggiori imprese produttrici. È passato sotto silenzio l’annuncio della Volkswagen di voler guardare verso altri Paesi per produrre le auto a costi energetici inferiori. La vista lunga di VW significa che la crisi del gas diventerà ancora più violenta dopo quest’inverno.Una preoccupazione che neppure ha sfiorato il nostro ministro Roberto Cingolani , gaio d’aver riempito gli stock di gas. Invece il punto è proprio quello. Ma c’è nell’offshoring tedesco un punto di ulteriore preoccupazione per l’Italia e di ulteriore frantumazione dell’Europa. Per dirne una: il nostro indotto automobilistico rischia di restare a secco di energia e di commesse. Scholz, con i suoi 200 miliardi, non ammortizza solo i danni da metano ma disegna un nuovo profilo economico dell’Europa a esclusivo vantaggio della Germania. Di conseguenza anche l’Italia subirà un ulteriore offshoring: chi può, sta smontando la fabbrica e la trasferisce dove l’energia costa meno o dove la committenza va a produrre. Ciò che non ha potuto la globalizzazione può la decarbonizzazione.Per evitare una brutta figura a Mario Draghi che ha chiesto, inascoltato, il price cap da febbraio, Cingolani propone all’Europa di negare se stessa. Converrà allora ricordare chi, come, quando e perché ha determinato il nuovo mercato del gas. A creare la Borsa di Amsterdam è stato Romano Prodi. È durante la sua presidenza della Commissione europea che è stato progettato il mercato domestico del metano. La Borsa di Amsterdam è stata inaugurata nel 2003. Ad occuparsene fu, guarda caso, il commissario europeo al Mercato interno che era allora l’olandese Frits Bolkestein (sì , proprio quello della direttiva anche sui bagnini). L’idea maturata da Romano Prodi e dai suoi fu che, siccome l’Olanda con il sito di Groningen era allora il più cospicuo produttore di metano d’Europa, allora proprio in Olanda doveva essere basato il mercato domestico del gas Si disse allora: se l’euro diventa la moneta di riferimento per gli acquisti di energia di un mercato di oltre 450 milioni di persone, possiamo rafforzare la moneta unica. C’era anche l’idea di aumentare il prezzo del metano per spingere investimenti sulle energie rinnovabili. Così nel 2003 venne istituito il mercato di Amsterdam e fu pensato il Ttf, cioè il contratto future. Per completare l’opera la Commissione Prodi emanò anche la direttiva 2003/55/Cee che spingeva per il mercato libero. Ebbene, oggi il ministro Cingolani pretende che l’Europa smentisca se stessa abolendo di fatto il contratto future e riportando la contrattazione su «piattaforme più strutturate», cioè a Londra, dove stavano prima di Amsterdam. Peraltro l’Europa, che accelerando sul Green deal ha provocato il rialzo dei prezzi, dovrebbe smentire anche su questo se stessa.Per individuare, trivellare e rendere produttivo un pozzo ci vogliono dai 7 ai 10 anni Ursula Von der Leyen ha detto ai produttori: noi dal 2030 smettiamo di comprare gas e dal 2050 l’Europa non userà nessun combustibile fossile. Risultato: chi estrae e vende metano se lo fa pagare carissimo. Ma a Bruxelles esultano perché i prezzi alti significano spinte alle rinnovabili. Ecco la prova. Il 18 maggio la Commissione europea, nella sua relazione trimestrale al Parlamento di Strasburgo, a proposito del mercato energetico scrive testualmente: «Gli operatori del mercato si aspettano che i prezzi dell’energia rimangano elevati per il resto del 2022 e, seppure in misura minore, anche nel periodo fino al 2024-2025. Ci sono preoccupazioni per il rischio di distorsioni significative derivanti da interventi che incidono direttamente sul funzionamento del mercato all’ingrosso. Si ritiene che l’attuale formazione dei prezzi garantisca un uso efficiente delle risorse, a cominciare dalla generazione più̀ economica e meno inquinante. Si teme inoltre che gli interventi nella formazione dei prezzi possano aumentare la domanda di gas nell’Ue, compromettendo la transizione energetica e gli obiettivi del Green deal europeo e minando la sicurezza dell’approvvigionamento nell’Unione».Moriremo di freddo, ma saremo green. Anche se al verde già ci siamo.
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