2019-10-03
Il podio dei lobbysti Ue va a un’Ong verde
Su 3.000 associazioni presenti a Bruxelles quella in prima fila per incontri istituzionali è la Transport & enviroment. Riceve soldi dalla Commissione e da charity guidate da ex manager Deutsche Bank e dai dem Usa. Ci vuole tutti alla guida di auto elettriche.Quando si pensa ai poteri forti la mente immediatamente corre alle banche, alle grandi multinazionali dell'informatica, ai colossi farmaceutici, alle grandi case automobilistiche. Tutto vero, ma nell'ultimo decennio c'è un settore, quello della lotta ai cambiamenti climatici, che si sta facendo largo nella difesa degli interessi uguali e contrari rispetto alle lobby tradizionali. Dimenticatevi delle treccine di Greta Thunberg, dei mappamondi di cartapesta che bruciano, degli slogan urlati nei cortei in giro per le strade di mezzo mondo. Quando il gioco si fa serio, più che il verde delle foreste conta quello dei dollari. La European federation for transport and environment (T&E) è una influente Ong, la cui ambiziosa mission è la realizzazione di un «sistema di mobilità a zero emissioni che sia sostenibile e causi il minore impatto possibile sulla salute, il clima e l'ambiente». Fondata nel 1990, la T&E ha sede a Bruxelles (più avanti capiremo meglio il perché) e raduna una sessantina di organizzazioni sparse per l'Europa. Nel nostro Paese T&E ha due affiliate. Una è Cittadini per l'aria, un comitato in difesa dell'aria pulita, mentre l'altra è Kyoto Club, presieduta da Catia Bastioli, presidente di Terna e membro del cda di Cassa depositi e prestiti. La Bastioli viene spesso associata a Matteo Renzi, avendo partecipato a una delle prime edizioni della Leopolda, mentre qualche settimana fa è stata tirata in ballo come possibile candidato civico condiviso tra Pd e M5s per le regionali in Umbria. L'Ong è impegnata sin dal 2010 nell'attività di lobbying in Commissione e al Parlamento europeo. Per sostenere le sue cause in meno di un decennio ha speso oltre 15 milioni di euro, svolgendo 114 incontri con dirigenti e alti funzionari di Bruxelles, compreso il commissario uscente per il Clima Miguel Arias Cañete. Un attivismo sfrenato che non riguarda solo T&E. Dando uno sguardo al ranking delle organizzazioni maggiormente coinvolte in Europa nella difesa degli interessi, si scopre che ben 3 sulle prime 10, e 5 sulle prime 20 si occupano principalmente di ambiente e cambiamenti climatici. Uno sforzo cje assomiglia tanto a un conflitto d'interessi e che nel caso di T&E risulta ampiamente ripagato, dal momento che la stessa Ong vanta nell'elenco dei suoi principali finanziatori per l'appunto la Commissione europea. Solo considerando l'ultimo triennio, la T&E ha ricevuto da Bruxelles finanziamenti per 2,4 milioni di euro. Un vero e proprio giro di denaro che da una parte esce per la difesa degli interessi di categoria (non solo clima, ma anche trasporti, energia, commercio e ricerca), e dall'altra rientra sotto forma di finanziamenti. Senza dimenticare che sempre di soldi pubblici si parla, dal momento che vengono attinti dal bilancio comune dell'Ue. Di sicuro la presenza nella sede delle istituzioni europee ha favorito un rapporto preferenziale con le alte sfere continentali: su un totale di 3.000 Ong accreditate, la Transport and environment risulta addirittura seconda per numero di incontri con la Commissione e quarta per numero di lobbisti dotati di pass al Parlamento.Dal 2016 a oggi, T&E ha ricevuto inoltre 3,04 milioni da soggetti istituzionali e 6,27 milioni da fondazioni e altre associazioni. Nella fascia più alta di finanziatori (superiori a 750.000 euro), troviamo, oltre alla Commissione europea, la European climate foundation e la Norwegian agency for development cooperation, un direttorato del ministero norvegese per gli Affari esteri. La European climate foundation è un'organizzazione sostenuta, tra gli altri, dalla Climateworks foundation, la Kr foundation, la Oak foundation e la Stiftung mercator. Tutti soggetti a loro volta presenti nell'elenco dei funders abituali della T&E. L'amministratore della European climate foundation è Stephen Brenninkmeijer, membro dell'omonimo clan tedesco-olandese titolare del gruppo di abbigliamento C&A. La famiglia, sommando il comparto retail, il real estate e il private equity possiede un patrimonio di circa 25 miliardi di euro. Un paio di gradini più in giù, con importi tra i 500.000 e i 250.000 euro, troviamo la ClimateWorks e la Oak. La prima nel 2016 è stata inserita da Forbes nella lista della 100 charities più potenti d'America. Tra i membri del board spiccano Caio Koch-Weser, ex vicepresidente di Deutsche Bank, ex viceministro tedesco delle Finanze (1999-2005) ed ex World Bank, e John Podesta, responsabile della campagna elettorale di Hillary Clinton nel 2016. Basandosi sull'archivio di email hackerate da Wikileaks, Politico afferma che Podesta era dietro alla road map sul clima della Clinton e dei dem americani. La Oak Foundation (nel 2018 ha finanziato alla T&E per 994.000 euro) è stata fondata dal filantropo anglosvizzero Alan Parker, e nel board sono oggi presenti, oltre allo stesso fondatore, anche i figli Kristian (vicepresidente), Christopher, e la moglie Jette. A capo della Kr Foundation (donazioni per 100.000-250.000 euro), a proposito di Bruxelles, c'è Connie Hedegaard, ex commissario europeo per il Clima nella commissione Barroso. «La credibilità è il nostro asset chiave», si legge sul sito ufficiale della T&E, «uniamo la forza di prove solide basate sulla scienza e una profonda comprensione del settore dei trasporti con una strategia di comunicazione particolarmente incisiva e una difesa efficace delle cause». Certo, non si può dire che i report della Ong siano esenti da critiche. Lo scorso giugno un documento sulle emissioni delle navi da crociera è stato duramente contestato dalla Cruise lines international association (Clia), di fatto la più importante associazione di categoria a livello mondiale. Nel rapporto la T&E punta il dito in particolare nei confronti della Carnival, gruppo presente in Italia con il marchio Costa Crociere, che con i suoi 18 miliardi di dollari di fatturato (circa 16,5 miliardi di euro) rappresenta l'operatore più forte del mercato. Carnival viene accusata di rilasciare nell'aria emissioni di ossidi di zolfo (fortemente inquinanti) pari a 10 volte quelli emessi dai 260 milioni di veicoli circolanti nel Vecchio continente. «Siamo preoccupati del fatto che la T&E abbia pubblicato le proprie analisi senza prima sottoporle al vaglio accademico o a peer review», tuona la Clia. Un paio di settimane fa la potente Ong ha incassato un'altra secca smentita da parte della Natural & bio gas vehicle association (Ngva), associazione che promuove l'uso di gas naturale e parla per conto di 127 membri da 31 diversi Paesi. Niente male per una realtà che fa della credibilità il proprio biglietto da visita.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)