2020-02-15
Il piano del Colle per stanare il Rottamatore
Sergio Mattarella ha rassicurato il premier sul bluff di Matteo Renzi e lo ha invitato a tenere il punto. Il referendum del 29 marzo sul taglio dei parlamentari rende impossibile votare fino all'autunno. Quirinale scettico su un terzo ribaltone con una maggioranza instabile.Quando l'altro ieri pomeriggio il premier Giuseppe Conte ha telefonato al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per chiedergli come comportarsi con Matteo Renzi, il capo dello Stato ha risposto con grande tranquillità. La stessa tranquillità che aveva manifestato al big del Pd che era andato a trovarlo in mattinata. Il succo delle parole di Mattarella è stato: caro Giuseppi, le crisi di governo si aprono e si chiudono in Parlamento, non sui giornali, tantomeno su Facebook, e non basta un'assenza a un Consiglio dei ministri di un partito in disaccordo su un singolo provvedimento per far cadere un esecutivo. Fedele custode della Costituzione, Mattarella ha detto l'unica cosa che poteva dire, e il ciuffo del premier ha ripreso a sventolare gagliardo. Traducendo liberamente dal quirinalese, Mattarella ha infatti suggerito a Conte: vai avanti senza battere ciglio, tanto Renzi sta bluffando. Così, Giuseppi ha potuto affondare i colpi contro i «maleducati» di Italia viva, che stanno al governo ma sembra che siano all'opposizione. Dal «che fai, mi cacci?» di finiana memoria, copiaincollato da Renzi, si è passati così al «te ne vai o no?» di Conte e del Pd, e il Rottamatore ha finito con l'autorottamarsi, facendo la figura del cane che abbaia ma non morde, e men che meno porta fino in fondo la sua battaglia contro l'esecutivo di cui, è sempre bene ricordarlo, fanno parte due ministri (Teresa Bellanova all'Agricoltura e Elena Bonetti alle Pari opportunità e alla famiglia) e un sottosegretario (Ivan Scalfarotto agli Esteri) del suo partitino. Convincere i tre a schiodare sarebbe impresa complicata, che diventerebbe disperata se si trattasse anche di ipnotizzare i 29 deputati e i 18 senatori che formano la truppa renziana, facendo credere loro che dire addio al seggio parlamentare con l'altissima probabilità di non mettere più piede alla Camera e al Senato sia una bazzecola di fronte alla gloria eterna conquistata sul campo di battaglia contro la riforma della prescrizione.Eppure, anche ieri, soprattutto nel Pd c'era chi prevedeva (o auspicava?) il colpo di scena finale di Renzi, con l'addio di Italia viva al governo. Che succederebbe, in quel caso? La palla passerebbe al Quirinale, che avrebbe diverse strade da esplorare. Prima di tutto, la presenza di una eventuale maggioranza diversa in Parlamento. Attenzione però: Mattarella non darebbe mai il via libera a un accordicchio basato su qualche senatore di opposizione pronto a sostenere qualunque esecutivo pur di scongiurare le elezioni anticipate, per il bene del Paese, per senso di responsabilità e per evitare di dover trovarsi un lavoro. Niente da fare: del resto, l'articolo 88 della Costituzione lascia al capo dello Stato ampi margini di manovra sullo scioglimento delle Camere, o di una sola di esse, compreso quello di ritenere una eventuale maggioranza numerica non operativa e quindi non in grado di governare il Paese.Le elezioni, comunque, non potrebbero tenersi prima del prossimo autunno, come spiega il costituzionalista Stefano Ceccanti, deputato del Pd, che parla di un «semestre bianco» di fatto: «Tra la data di scioglimento e lo svolgimento delle elezioni», spiega Ceccanti, «occorrono circa 55-60 giorni, quindi per votare a fine giugno, bisognerebbe sciogliere a inizio maggio. Ciò è impossibile. Il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari si svolge il 29 marzo. Occorrono circa 15 giorni per la proclamazione dei risultati, la promulgazione del presidente della Repubblica e la pubblicazione in Gazzetta e poi scattano altri 15 giorni per la vacatio legis. Quindi già così si arriva a fine aprile. A quel punto scatta la delega legislativa della legge 51/2019», argomenta Ceccanti, «che comporta uno schema di decreti, un parere parlamentare entro 15 giorni e i decreti definitivi: è impensabile non usare almeno un mese. Quindi saremmo già almeno ai primi di giugno. Non esiste quindi nessuna finestra elettorale prima di settembre. A causa di questo semestre bianco di fatto», conclude Ceccanti, «chi voglia destabilizzare il governo può farlo perché la sua azione non porta a prendersi la colpa di elezioni anticipate».Dunque, dal Quirinale si osserva l'evolversi della situazione, con la convinzione che alla fine Renzi seppellirà l'ascia di guerra. Con attenzione, però, è stata letta l'intervista di Giancarlo Giorgetti al Corriere della Sera. Il numero due della Lega, che Mattarella avrebbe voluto all'Economia al momento della tribolata formazione del primo governo Conte, ha cercato un'apertura. «Sono il responsabile degli Esteri della Lega», sottolinea Giorgetti, «e se dico che dall'euro e dall'Ue non usciamo, non usciamo. Sui migranti, la politica di fermezza ha avuto risultati. Se ora l'Europa comincia ad accettare l'idea che l'Italia non può essere lasciata da sola, è grazie a Matteo Salvini. Lasciare il gruppo al Parlamento europeo con Alternative für Deutschland e Marine Le Pen, per unirci ai conservatori, dove c'è già la Meloni? Per me si può fare anche domani. [...] Mario Draghi al Quirinale? Draghi è il personaggio italiano che in giro per il mondo potrebbe parlare con qualsiasi interlocutore al suo stesso livello. Se dovesse ritirarsi al mare o in montagna», conclude Giorgetti, «sarebbe una perdita per l'Italia». Parole sgradevoli per le orecchie di Conte. Se Draghi si dicesse disponibile a diventare premier di un governo di larghissime intese, per Giuseppi potrebbe non esserci scampo.
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)
Gabriele D'Annunzio (Getty Images)
Lo spettacolo Gabriele d’Annunzio, una vita inimitabile, con Edoardo Sylos Labini e le musiche di Sergio Colicchio, ha debuttato su RaiPlay il 10 settembre e approda su RaiTre il 12, ripercorrendo le tappe della vita del Vate, tra arte, politica e passioni.
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)