2018-09-02
Il perfetto manuale per fare i soldi grazie all’accoglienza degli immigrati
In un'inchiesta fiorentina una vera summa dei metodi usati per lucrare sui richiedenti asilo, dal cibo scaduto alle minacce.«Dite alla coop della perquisizione». Nuove intercettazioni imbarazzanti per l'ex prefetto di Padova, Patrizia Impresa. In una telefonata, chiese di avvertire i dirigenti di Ecofficina dei controlli in arrivo.Lo speciale contiene due articoli.I bandi della prefettura prevedevano addirittura che, oltre al servizio di pulizie in camera, ai migranti le coop avrebbero dovuto somministrare solo acqua minerale. Serviti e riveriti, però, di certo non erano. E l'altro giorno la Procura di Firenze ha fatto notificare un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari per due gestori di strutture per l'accoglienza fiorentine e di sospensione per due amministratori di coop. Siccome gli ospiti conoscevano bene i contenuti dei capitolati di gara, le lamentele nei confronti dei gestori dei centri d'accoglienza erano continue. Le proteste, che a volte appaiono, però, anche come delle vere e proprie pretese, si sono materializzate nei verbali raccolti dai carabinieri. L'altra faccia della stessa medaglia è questa: i militari, entrando nelle strutture, hanno scoperto che non si trattava di piccole irregolarità, ma che era in atto una frode nelle forniture pubbliche. E tra le pagine dell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Firenze è possibile individuare un vero e proprio manuale dell'arricchimento sulla pelle dei migranti, messo a punto da alcune coop cattoliche i cui vertici vengono indicati dalla stampa locale come vicini al Partito democratico. Un'unica inchiesta racconta quello che nel corso degli anni hanno rivelato decine e decine di indagini sull'accoglienza. Locali non a norma, 69 richiedenti asilo in una struttura che ne avrebbe potuti ospitare al massimo 27, letti a castello piazzati perfino in cucina, cibo avariato o scaduto nelle dispense, bagni non disinfettati, lenzuola mai cambiate, ospiti obbligati dietro minaccia a fare le pulizie. E la minaccia era quella di finire in un posto peggiore, distante da Firenze. Ma, soprattutto, pur di fare il massimo del business, secondo l'accusa, i gestori intascavano anche i pocket money dei migranti, lasciandoli completamente al verde. E così due soci amministratori della Eurotravel, la ditta che forniva le strutture per l'accoglienza, l'ottantaquattrenne Ottorino Santetti e suo figlio Davide, sono finiti ai domiciliari con l'accusa di frode in forniture pubbliche. Per i presidenti delle coop che si erano aggiudicate i bandi della Prefettura, invece, Matteo Conti della Cenacolo Onlus e Lorenzo Terzani del Consorzio Coeso (una rete di coop sociali con oltre 3.000 lavoratori, quasi 1.700 soci e un fatturato di quasi 100 milioni l'anno), è scattata l'interdizione dagli incarichi. Insieme a loro è indagata anche Maria Grazia Scacciati, moglie di Santetti e titolare della Eurotravel. La prima regola del manuale, che emerge dall'ordinanza era questa: infilare più persone possibili nelle stanze. In un ex albergo di via Chiantigiana all'Impruneta, gestito dal Cenacolo, nell' aprile 2017 i carabinieri della compagnia di Signa, hanno trovato i famosi 69 letti nella struttura da 27 posti. Gli ospiti in totale erano 71. Ed è bastato fare un conticino per capire che, come ha annotato il gip, «non tutti i migranti disponevano di un letto a uso esclusivo». Nel maggio 2015 Ottorino Santetti, parlando al telefono con un consulente, a proposito di una delle strutture che gestiva a Lastra a Signa,dice di averci messo «parecchi» migranti: «Più di quanto pensa lei». E alle insistenze risponde: «Lei pensi a un numero... di più».La seconda regola era tagliare sul vitto. A partire dal cibo, insufficiente e qualche volta anche avariato. «Il frigorifero a nostra disposizione era sempre vuoto», ha fatto mettere a verbale un migrante. Gli operatori, stando alle testimonianze, portavano il cibo una volta al giorno o, addirittura, una volta a settimana. «E se non bastava», è il racconto degli ospiti, «dovevano provvedere da soli».Terza regola: niente detersivi e tagli sulle pulizie. Le condizioni igieniche delle strutture, a sentire i rifugiati, erano terribili. Le lenzuola non venivano cambiante anche per tre mesi di fila e i rifiuti erano smaltiti direttamente da loro, costretti anche a fare le pulizie della struttura, i cui locali non erano mai stati disinfestati. «A volte», sostiene un migrante, «eravamo costretti a lavare solo con l'acqua perché non c'erano detersivi».Quarta regola: aggirare i controlli. Un pakistano ha raccontato: «Prima che arrivasse l'ispezione passava una persona che toglieva un letto per camera e mandava via una persona per stanza. Sistemano tutta la casa in modo da fare apparire che noi stiamo bene».Quinta regola: meno si offre ai migranti, più cresce il tesoretto che resta alla coop. Anche sulle schede telefoniche concesse ai rifugiati i conti non tornano: la cooperativa avrebbe fornito tessere del valore adeguato solo a 116 persone, rispetto alle 791 che il Cenacolo ha ospitato. Tagli anche sull'abbigliamento: la spesa era pari a 5,66 euro per migrante. La regola d'oro era, però, incassare i pocket money al posto dei richiedenti asilo. Gli investigatori ritengono di aver accertato che in alcuni casi gli indagati hanno trattenuto i fondi anche per sei mesi di fila. «Cialtronaggine», dicono loro. Ma si è scoperto che il ritiro è stato certificato con firme false.Fabio Amendolara<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/il-perfetto-manuale-per-fare-i-soldi-grazie-allaccoglienza-degli-immigrati-2601077884.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="dite-alla-coop-della-perquisizione" data-post-id="2601077884" data-published-at="1758190058" data-use-pagination="False"> «Dite alla coop della perquisizione» Sta facendo molto discutere lo stralcio di intercettazione in cui l'ex prefetto di Padova, Patrizia Impresa, in un dialogo con l'allora vice prefetto vicario di Padova, Pasquale Aversa, delegato ad occuparsi dell'accoglienza dei migranti, afferma: «È vero che ne abbiamo fatte di porcherie, però quando le potevamo fare». Le indagini riguardano la cooperativa Ecofficina Educational, poi Edeco, che, proprio grazie all'accoglienza dei migranti, ha visto aumentare il proprio fatturato dal 2014 ad oggi. La coop gestisce, tra gli altri, i Cpt di Bagnoli e Cona e in una intercettazione rimarca ai funzionari prefettizi la necessità di «far quadrare i conti». Il 29 agosto scorso, La Verità aveva raccontato lo scandalo di questa coop, capace di tenere i migranti in condizioni agghiaccianti, con rischi di epidemie e casi di prostituzione all'interno delle strutture ricettive. Ora su Impresa - che comunque non risulta indagata - emergono nuovi particolari: sembra infatti che l'ex prefetto, insieme allo stesso Aversa, si sia preoccupato di avvertire Simone Borile, responsabile della cooperativa Edeco (ex Ecofficina) di una perquisizione nel centro di Bagnoli da parte dei carabinieri su ordine del pm Federica Baccaglini. Lo scrive Il Gazzettino, citando altri stralci delle intercettazioni, in cui l'ex prefetto, parlando con il suo vicario, avrebbe detto: «Vuoi avvisare....». Aversa, indagato insieme ad un'altra funzionaria della prefettura che ora si trova a Bologna, le avrebbe risposto: «Ecofficina... Lo devo avvisare». «Eh... io direi di sì! Questi stanno arrivando... se non è già arrivata una squadra di... di agenti speciali... quelli del lavoro», replica la Impresa. Nuove intercettazioni imbarazzanti, dopo quella sulle «porcherie» che ha creato un vero caso politico. Sul tema è intervenuto anche il ministro dell'Interno, Matteo salvini: «Il governo di centrosinistra negava l'emergenza sbarchi, ma poi scaricava il problema sui prefetti e li costringeva a spostare i clandestini da un comune all'altro, come nel gioco delle tre carte, per non irritare sindaci del Pd, ministri in visita o presidenti Anci del Pd. È il quadro vergognoso che emerge dall'inchiesta di Padova». Quanto a lei, la Impresa ha commentato: «Sono amareggiata, ma assolutamente certa della correttezza dei miei comportamenti. Quelle frasi fanno parte di un carteggio di centinaia di pagine ampiamente esaminato dall'autorità giudiziaria». Secondo l'ex prefetto, «non è stato capito che proprio l'utilizzo anche di termini forti come la parola, per esempio, “schifezza", che viene riportata, era un termine forte ma, in un momento in cui lo stavo esprimendo, in una conversazione assolutamente avulsa da tematiche relative alla gestione dei migranti, era una critica. Una critica forse anche nei confronti di me stessa, ed è per questo che mi sono lasciata andare in termini forti. In me rimane la convinzione di aver comunque operato bene». La Impresa ha precisato di aver usato quel termine «non certo per identificare illeciti o fatti vergognosi, ma perché la gestione del fenomeno degli sbarchi negli scorsi anni ha talvolta richiesto, a chi come me aveva la responsabilità di rappresentare il governo sul territorio, di assumere decisioni difficili e non sempre coerenti con i propri principi e convincimenti, atti però necessari, inevitabili per il momento in cui sono stati attuati e doverosi per l'ufficio che ricoprivo e ricopro». Adriano Scianca
Nucleare sì, nucleare no? Ne parliamo con Giovanni Brussato, ingegnere esperto di energia e materiali critici che ci spiega come il nucleare risolverebbe tutti i problemi dell'approvvigionamento energetico. Ma adesso serve la volontà politica per ripartire.