2020-01-14
«Il Pd si opponga all’utero in affitto». Ora la sinistra ha le spalle al muro
Fioccano le firme alla petizione lanciata dalla femminista Marina Terragni. Molti dem appoggiano nel nome dei «diritti» chi si affitta all'estero una mamma. Vediamo ora se i giallorossi ascolteranno il «loro» popolo.Ora la sinistra italiana è davvero in difficoltà. Perché sono i suoi stessi sostenitori a pretendere una presa di posizione chiara, una scelta che non è più rinviabile. Centinaia di persone e numerose associazioni, nelle ultime ore, hanno sottoscritto su Change.org una petizione proposta da Marina Terragni e indirizzata ai partiti di governo, in particolare Pd e Movimento 5 stelle. La richiesta è chiarissima: «Anche in Italia come in Spagna il governo di centrosinistra dica no all'utero in affitto». «Nel programma del neonato governo di sinistra in Spagna», scrive la Terragni, «si dichiara il deciso, definitivo e condiviso no all'utero in affitto, detto anche maternità surrogata, in quanto “mina i diritti delle donne, soprattutto le più vulnerabili, mercificando i loro corpi e le loro funzioni riproduttive". Chiediamo che anche il nostro governo di sinistra esca dall'ambiguità sulla questione dell'utero in affitto e si impegni a sostenere e mantenere il divieto di maternità surrogata, nonché a intraprendere tutte le azioni politiche necessarie a ostacolare il ricorso delle nostre concittadine/i a questa pratica all'estero».A dire la verità, di una petizione di questo tipo non dovrebbe esserci nemmeno bisogno. La Corte di cassazione a sezioni unite e pure la Corte costituzionale hanno stabilito che la maternità surrogata è una intollerabile offesa ai diritti della donna, e la pratica resta severamente vietata nel nostro Paese. Tuttavia, una larga fetta della sinistra italiana, in nome dei «diritti», continua ad appoggiare le coppie (gay ma anche etero) che fanno ricorso alle madri in affitto. Già: in nome delle istanze arcobaleno si accetta lo sfruttamento del corpo del femminile, e nei fatti si legittima una forma di schiavitù. Su Facebook Marina Terragni ha ben descritto l'atteggiamento dei progressisti italici sulla questione. La giornalista, per prima cosa, ha notato che in effetti i movimenti femministi hanno ottenuto ottimi risultati, contribuendo a sensibilizzare l'opinione pubblica riguardo alla maternità surrogata. Un successo che è stato possibile raggiungere, ovviamente, anche grazie all'enorme contributo offerto dagli attivisti cattolici e «identitari», che in questi anni si sono dati da fare per contrastare l'orrendo commercio. La Terragni non le manda a dire, e traccia un bilancio delle lotte femministe milanesi. «Le trascrizioni alle anagrafi di cosiddetti “genitori intenzionali" si sono fermate», scrive, «anche grazie alla nostra battaglia al Comune di Milano. In quell'occasione abbiamo avuto tutta la sinistra contro, con l'eccezione di un paio di consigliere Pd e della lista Sala. Memorabile la difesa del diritto di affittare uteri da parte della consigliera di Milano progressista Anita Pirovano. Indimenticabile la difesa d'ufficio dei surrogatori da parte della presidente delle pari opportunità in consiglio comunale, la Pd Diana De Marchi, e dell'assessora Roberta Cocco. Tolto il sindaco Sala, che si è posto da subito in una posizione d'ascolto, i nostri discorsi sulla dignità umana e contro lo sfruttamento sono stati a dire poco oggetto di scherno. Almeno finché, qualche mese dopo, le sezioni unite della Cassazione non ci hanno dato definitivamente ragione». Lo scorso febbraio, fu il senatore leghista Simone Pillon a presentare in Parlamento una proposta di legge che, se approvata, avrebbe finalmente fatto chiarezza sull'utero in affitto. Il testo di quella norma prevedeva pene molto pesanti (carcere e multe fino a 1 milione di euro) per chi facesse ricorso alla surrogazione. Veniva vietata, inoltre, la registrazione dei figli delle «coppie arcobaleno», che di fatto è una legittimazione dell'utero in affitto, poiché le coppie gay si rivolgono a surrogate straniere e poi rientrano in Italia con i pargoli nuovi di zecca. Purtroppo, la proposta di Pillon è passata in cavalleria. Era prevedibile, da un certo punto di vista: l'idea che qualcuno a sinistra o nel Movimento 5 stelle potesse offrire sostegno al perfido leghista era davvero inaccettabile. Così, per bieche ragioni di interesse, la legge contro la schiavitù femminile è stata dimenticata. Ora però l'occasione si ripresenta. Marina Terragni non può certo essere accusata di pericolosa vicinanza al sovranismo. Il che rende il suo discorso «al di sopra di ogni sospetto» e toglie ogni alibi alla sinistra istituzionale. Lo stesso vale per le associazioni che sostengono la sua petizione. Se non ora quando-Libere, Arcilesbica, Rua, Udi: sono tutte sigle decisamente distanti dall'universo della destra. Di scuse, quindi, non ce ne sono più. Non c'è più il rischio di «fare un favore alla Lega», non c'è più l'alibi del sostegno ai «cattolici bigotti». A pretendere una risposta sono donne e militanti di provata fede. «La sinistra italiana è finalmente con le spalle al muro e deve scegliere da che parte stare», dice la Terragni. «Se - come il resto della sinistra europea- dalla parte delle donne e dei bambini o se permanere in questa posizione del tutto anomala di difesa del bio-business e di inesistenti “diritti alla genitorialità"».L'attuale governo dichiara di essere molto interessato alla «voce del popolo». Soprattutto il Pd ma pure i 5 stelle stendono tappeti rossi alle sardine e dicono di volere ascoltare le piazze. Bene, vedremo se ascolteranno la voce delle militanti femministe (oltre che dei cattolici e, fra gli altri, dei giudici) e si decideranno a prendere una posizione netta sull'utero in affitto. O se, come sempre, se ne fregheranno temendo di passare per omofobi.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)