2020-06-23
Il Parlamento faccia luce sull’Inps
Pasquale Tridico (Simona Granati - Corbis/Getty Images)
Pasquale Tridico continua a slalomeggiare tra i numeri, ma c'è di mezzo la vita della gente. Sostenere di aver pagato la Cig quando non è così è grave. Serve un'operazione verità.Glielo tridico, caro Tridico. È la terza volta che torniamo a parlare di cassa integrazione. I conti, purtroppo non tornano. Non c'è nulla da fare. Niente di personale, professore, tant'è vero che pensiamo che sul reddito di cittadinanza lei ci avesse in parte colto. Ma qui la questione è un'altra: proprio non c'è da avere i numeri veri. Troppe contraddizioni, dati forniti dall'interno dell'Inps che smentiscono quanto detto dal suo presidente, cioè Lei, calcoli fatti da varie associazioni di categoria che non collimano affatto con quelli forniti dall'istituto previdenziale, testimonianze crescenti sui media di persone in difficoltà perché hanno ricevuto o qualcosa, o poco, o niente. Come la mettiamo, gentile presidente? Guardi che qui non è questione di battaglia politica, qui è questione di gente che soffre per mancanza dei soldi necessari per campare. E guardi anche che in molti di loro stanno per finire i pochi risparmi e dopo saranno dolori per tutti. La gente quando è con l'acqua alla gola economicamente si incazza molto.Ieri alla schiera di chi la critica, e soprattutto di chi contesta i suoi numeri, si è aggiunto Guglielmo Loy, cioè il presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell'Inps. Nell'intervista concessa al quotidiano Repubblica, per la verità, Loy ha usato dei toni preoccupanti avendo, tra l'altro, detto che il Consiglio non riesce a lavorare bene - cioè controllare e vigilare sul corretto funzionamento dell'Inps -, perché i suoi componenti non vengono facilitati nell'accesso ai dati. Una affermazione che fa a pezzi la credibilità dell'Inps e mina alla base l'utilità stessa di un organo di vigilanza, privato della materia prima su cui lavorare. Se non ha i dati, infatti, cosa controlla? La temperatura di Tridico e dei lavoratori dell'Inps per evitare eventuali contagi? Sarebbe come se a un giudice non fossero forniti gli incartamenti sull'imputato. Il paragone è un po' forte, lo riconosciamo, ma ai tempi di Palamara, queste son quisquilie. Come se non bastasse, lo stesso Loy ha detto che Tridico non dice la verità. Infatti, la differenza tra le domande presentate e quelle autorizzate o respinte è di 81.000, ma c'è da considerare che ogni domanda è inoltrata da un'impresa la quale è composta in media da 10 lavoratori, quindi si arriva, come minimo, a 810.000, altro che le 137.000 di cui parla Tridico. Ancora Loy ci informa che, secondo lui, ancora sono esclusi 1.135.000 lavoratori. E che a quelli ai quali è arrivata si è trattato del 40 per cento di ciò che avrebbero dovuto ricevere - in molti casi qualche centinaio di euro - e che si dovrebbe passare almeno al 70 per cento del dovuto. Dall'interno dell'Inps, in più, ci giungono informazioni che molti di quelli che vengono sommati al numero di quelli che già sarebbero stati pagati, in realtà non risponde al vero. Ad esempio, coloro che hanno ricevuto l'assegno - più che dimezzato - nel solo mese di febbraio - vengono inseriti nella categoria «beneficiari pagati», cioè come se avessero ricevuto l'intera quota per tutti e cinque i mesi: febbraio, marzo, aprile, maggio e giugno. Essendo che di mezzo, in questo casino di numeri, ci finiscono le vite di lavoratori e famiglie senza stipendio, nonché imprese che per avanzare la cassa integrazione si sono svenate, non sarebbe il caso di fare un'operazione verità? E chi, se non il Parlamento, dovrebbe farla. Non è il Parlamento che controlla l'operato del governo del quale è la responsabilità (spartitoria) del presidente dell'Inps e compagnia cantante? Chi deve parlare perché si arrivi a questa operazione, oltre al presidente del consiglio che deve vigilare sull'Inps stessa? Non ce n'è abbastanza per farlo in fretta? Il tempo non è abbondantemente scaduto?
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)