2022-10-03
Il Papa: «Putin fermati, Zelensky ascolta»
La Nato minaccia: «Conseguenze serie se Mosca userà l’atomica». Parigi annuncia nuove sanzioni. Roma e Berlino convocano l’ambasciatore russo. Gli ucraini intanto riconquistano Lyman. E il leader ceceno Ramzan Kadirov invita il Cremlino a sfoderare il nucleare.Il ministro Roberto Cingolani: «Stiamo esportando metano in Germania». E quando finiremo le scorte?Lo speciale contiene due articoli.In Ucraina oggi è il giorno di guerra numero 222 e ai due nemici ieri papa Francesco ha rivolto un appello: al presidente russo, Vladimir Putin, «affinché fermi questa spirale di violenza e morte» e al presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, «perché sia aperto a serie proposte di pace». Il Pontefice ha anche deplorato gli ultimi sviluppi, vale a dire l’annessione delle quattro regioni ucraine - Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson - parzialmente occupate dopo l’invasione del 24 febbraio. Il Papa ha chiesto il «rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale di ogni Paese, come pure dei diritti delle minoranze», per poi parlare della possibile escalation: «Deploro vivamente la grave situazione creatasi negli ultimi giorni, con ulteriori azioni contrarie ai principi del diritto internazionale. Essa, infatti, aumenta il rischio di un’escalation nucleare, fino a far temere conseguenze incontrollabili e catastrofiche a livello mondiale». Bergoglio ha proseguito: «A tutti i protagonisti della vita internazionale e ai responsabili politici delle nazioni chiedo con insistenza di fare tutto quello che è nelle loro possibilità per porre fine alla guerra in corso, senza lasciarsi coinvolgere in pericolose escalation, e per promuovere e sostenere iniziative di dialogo». Per il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, «evocare l’uso di armi nucleari è pericoloso e qualsiasi uso di armi nucleari comporterà conseguenze serie per la Russia ma anche qualsiasi attacco deliberato contro infrastrutture critiche della Nato riceverà una risposta ferma e compatta». L’Alleanza atlantica a questo proposito è in allerta, dato che il sommergibile a propulsione nucleare russo K-329 Belgorod è in movimento nei mari artici. Sul campo di battaglia intanto le forze ucraine ieri hanno lanciato un’offensiva nel Sud del Paese per riprendere il controllo dei territori occupati dai russi. Le truppe di Mosca hanno attaccato per tutta la notte i distretti di Nikopol e di Kryvorizky, nella regione orientale di Dnipropetrovsk, come ha reso noto il capo dell’amministrazione militare regionale, Valentyn Reznichenko: «Droni kamikaze, Uragan, Grad e artiglieria pesante: con queste armi, il nemico ha attaccato i due distretti di Nikopolsky e di Kryvorizky». Ben più grave per Mosca è il ritiro delle proprie truppe dalla città strategica di Lyman, nella regione di Donetsk, a sua volta oggetto della recente annessione alla Russia. In un video pubblicato su Telegram, Zelensky ha confermato che tale risultato è stato conseguito alle 12.30 di ieri (ora locale) e si è rivolto ai soldati russi: «Abbandonate Putin o vi uccideremo uno a uno». L’ennesima sconfitta militare degli invasori è stata commentata così dal leader ceceno, Ramzan Kadyrov: «A mio parere dovrebbero essere prese misure più drastiche, fino alla dichiarazione della legge marziale nelle zone di confine e l’uso di armi nucleari a basso potenziale. Non è un peccato che il generale Alexander Lapin, comandante del distretto militare centrale e responsabile della difesa di Lyman, sia mediocre. Lo è il fatto che sia coperto dai vertici dello Stato maggiore. Se potessi, declasserei Lapin a soldato semplice, lo priverei dei suoi riconoscimenti e, con una mitragliatrice in mano, lo manderei in prima linea per lavare la vergogna con il sangue». Come reagiranno a Mosca dopo queste parole? Per il momento Putin tace e prosegue nell’iter legislativo che riguarda le recenti annessioni, tanto che ha inviato alla Duma di Stato il disegno di legge costituzionale per l’adesione alla Federazione russa delle regioni di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia. A livello europeo, il presidente francese, Emmanuel Macron, ha avuto ieri un colloquio telefonico con l’omologo ucraino Zelensky durante il quale ha ribadito «la ferma condanna all’annessione illegale da parte della Russia di quattro regioni ucraine». Secondo l’Eliseo, il leader francese ha preso l’impegno di preparare, insieme con i suoi partner europei, nuove sanzioni contro la Russia per l’annessione delle regioni ucraine. Ieri, attraverso un comunicato, si è anche appreso che la Norvegia si è unita a Danimarca e Germania «per acquistare proiettili di artiglieria che saranno donati all’Ucraina». Il comunicato cita inoltre il ministro della Difesa di Oslo, Bjorn Arild Gram: «L’artiglieria semovente è una capacità molto richiesta dalla parte ucraina, centrale nella loro lotta contro l’invasione russa. Una donazione di questo tipo garantisce che l’Ucraina riceva capacità standard Nato».Nel frattempo la Farnesina ha convocato l’ambasciatore russo in Italia, Sergey Razov, e ha sottolineato che si tratta di un’iniziativa coordinata in ambito Ue. Tanto è vero che anche Berlino ha fatto la stessa cosa per discutere dell’annessione alla Federazione russa di quattro regioni ucraine. Per quanto riguarda il governo italiano, il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha dichiarato: «L’argomento all’ordine del giorno è chiarire la situazione dei sabotaggi al Nord Stream. Speriamo trionfi il buon senso». A proposito del gasdotto, i funzionari danesi e il portavoce della società di gestione del Nord Stream 2, Ulrich Lissek, hanno riferito che ieri è finita la fuga di metano dalla condotta. E Mosca ha fatto sapere che il flusso può essere ripristinato.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/il-papa-putin-fermati-zelensky-ascolta-2658372043.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="per-cingolani-e-tutto-sotto-controllo-ma-non-dice-come-faremo-senza-gas" data-post-id="2658372043" data-published-at="1664744086" data-use-pagination="False"> Per Cingolani è tutto sotto controllo ma non dice come faremo senza gas S’infiamma, è il caso di dirlo, il dibattito sul gas, perché le chiacchiere stanno molto a zero e invece i contatori girano all’impazzata. Ieri c’è stato, sia pure a distanza, uno scambio di opinioni tra Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica, e Giorgia Meloni, presidente di Fdi e premier in pectore, che con un tweet insiste: «La priorità è fermare la speculazione sul gas. Continuare all’infinito a compensare il costo delle bollette regalando soldi a chi si sta arricchendo sulle spalle di cittadini e imprese, sarebbe un errore». Cingolani invece continua a guardare all’Europa e a un accordo possibile anche se dà una notizia apparentemente sconcertante; l’Italia, che non riceve più metano dalla Russia, lo sta dirottando in Germania. «Stiamo esportando tra i 18 e i 20 milioni di metri cubi al giorno», ha annunciato il ministro. Per far vedere che con gli stoccaggi siamo a posto e abbiamo superato il livello del 90% che peraltro era fissato per fine mese. Per Cingolani il problema, a meno che l’inverno non sia particolarmente rigido, non è la quantità di gas, ma il prezzo. Forse sarebbe giusto domandarsi: e un volta che abbiamo finito gli stoccaggi - presumibilmente entro marzo - come i va avanti? E a quali prezzi? E il metano stoccato farà un po’ da calmiere se il gas dovesse continuare a salire nelle quotazioni? Cingolani sul punto tace. Sembra però masochistico dirottare metano a chi ha detto: non voglio il tetto al gas, metto 200 miliardi a vantaggio delle mie imprese e delle famiglie tedesche e il resto d’Europa s’arrangi. Difficile credere che Olaf Scholz, il cancelliere tedesco, non voglia usare il gas come fattore competitivo della Germania inchiodando gli altri e segnatamente l’Italia al caro energia. L’Arera, l’Autorità di controllo sull’energia - si appresta a stabilire quali saranno i prezzi sule nuove bollette. Chi come il ministro Roberto Cingolani continua a sostenere - lo ha fatto di nuovo ieri intervenendo su Rai 3 a Mezz’ora in più di ritorno dall’inconcludente vertice europeo dei ministri dell’Energia - che bisogna, se non mettere il tetto, trovare almeno un sistema in Europa per «indicizzare il prezzo del gas veduto in Europa agganciandolo a piattaforme più stabili rispetto al Ttf di Amsterdam» è doppiamente distratto. L’Italia ha già sganciato il prezzo da quello europeo. Le bollette sono diventate mensili - quella di ottobre subirà un aumento compreso tra il 75 e il 100% - e il prezzo di riferimento per 7,3 milioni di utenti domestici sarà il prezzo al Psv che è l’ingrosso italiano. Le aziende che intanto hanno stentato a sottoscrivere i nuovi contratti di fornitura - l’anno energetico scade il primo ottobre - perché i gestori della distribuzione chiedono fideiussioni e non sanno a che livello fissare i prezzi invece pagano come sempre, con il rischio che molte saltino per aria. Ma l’altra distrazione è che il Ttf fu creato proprio dall’Europa per sottrarre la contrattazione alla Borsa di Londra, rafforzare l’euro e spingere le rinnovabili. Ora l’Europa dovrebbe smentire sé stessa. Cingolani fa sapere che «in un paio di giorni invieremo linee concordate con altri Paesi e attenderemo la decisione della Commissione». Siamo di nuovo alla vigile attesa.
(Arma dei Carabinieri)
Nella serata del 25 novembre i Carabinieri della Compagnia di Milano Duomo hanno arrestato per detenzione illecita di sostanze stupefacenti due bergamaschi, un palermitano e un soggetto di nazionalità spagnola, rispettivamente di 28, 32, 29 e 54 anni.
I militari dell'Arma, nel corso di un più ampio servizio di prevenzione generale organizzato per le vie di Milano, insospettiti da un autoarticolato con targa spagnola di dubbia provenienza, dopo una prima fase di monitoraggio fino alla provincia di Bergamo, hanno sorpreso i soggetti mentre scaricavano 10 borsoni dal mezzo, all’interno di un capannone.
Alla perquisizione, sono stati trovati 258 chilogrammi di hashish, suddivisi in panetti da 100 grammi ciascuno e termosigillati.
L’autoarticolato, sottoposto a sequestro, è risultato dotato di un doppio fondo utilizzato per nascone la droga.
Nel corso dei successivi accertamenti sviluppati nelle abitazioni degli indagati, sono stati rinvenuti in casa del 28enne altri 86 chili di hashish, termosigillati e nascosti all’interno di un congelatore oltre a materiale per il confezionamento, due pistole cariche con matricola abrasa, munizioni e materiale riconducibile ad altri reati tra cui t-shirt riportanti la scritta «Polizia», un paio di manette, una maschera per travestimento, il tutto ancora ancora al vaglio degli inquirenti. Per il 28enne è scattato l’arresto anche per detenzione abusiva di arma clandestina. Nell’abitazione del 29enne sono stati invece trovati altri 4 chilogrammi di droga, anche questi custoditi in un congelatore, suddivisi in panetti da 100 grammi ciascuno e termosigillati. Complessivamente, sono stati sequestrati circa 348 chilogrammi di hashish.
Su disposizione del Pubblico Ministero di turno presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Bergamo, i quattro sono stati portati nel carcere di San Vittore di Milano in attesa dell’udienza di convalida.
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Brian Hughes (Getty Images)