2018-12-14
Il papà pentastellato dell’ecotassa ha creato un’azienda in affari con Tesla
Davide Crippa ha fondato Negawatt, che commercializza le batterie di Musk. Ha firmato lui l'emendamento anti diesel. La norma contestata è un sistema di bonus-malus che prevede un'imposta sull'acquisto delle vetture (che producono più di 110 grammi di CO2 per chilometro) progressiva e compresa tra 150 e 3.000 euro. Al contrario sono previsti bonus per chi acquista auto che emettono da 0 a 90 grammi per chilometro, anche questi variabili, tra i 1.500 e 6.000 euro.Il breve emendamento alla manovra inserito sotto la voce «incentivi alla pesca», ha lanciato la prima ipotesi di ecotassa sulle vettura con motore a scoppio. Ha spaccato l'aula del Parlamento e pure la maggioranza. Il leader leghista, Matteo Salvini, si è detto contrario in toto all'idea di coprire incentivi alle vetture elettriche con una imposta sul rimanente parco macchine. L'altro vicepremier, Luigi Di Maio, accompagnato dal sottosegretario all'Economia, Laura Castelli, ha invece difeso l'emendamento, promettendo qualche modifica. Altri esponenti grillini, compreso Danilo Toninelli, hanno insistito sulla linea degli incentivi, negando addirittura si tratti di una tassa.La norma contestata è un sistema di bonus-malus che prevede un'imposta sull'acquisto delle vetture (che producono più di 110 grammi di CO2 per chilometro) progressiva e compresa tra 150 e 3.000 euro. Al contrario sono previsti bonus per chi acquista auto che emettono da 0 a 90 grammi per chilometro, anche questi variabili, tra i 1.500 e 6.000 euro. Per esemplificare: alcuni modelli di Panda (l'auto più venduta in Italia) o Fiesta costerebbero fino a 400 euro in più e comunque il prezzo medio salirebbe di oltre 300 euro per la maggior parte delle vetture in listino di tutti i marchiLe lobby dell'elettrico leggendo l'emendamento hanno esultato. Il rischio però è quello di pigiare il piede sull'acceleratore di un sistema che al momento non garantisce la reale tutela dell'ambiente. Il ciclo che sta dietro le vetture elettriche non è a impatto zero, bensì inquina. Paradossalmente inquina più del ciclo produttivo di una vettura diesel di ultima generazione. Chiaramente, accelerando, alcune compagnie avrebbero dei vantaggi. Come molte tedesche oppure Tesla, che nell'elenco delle auto incentivate - visto il prezzo - godrebbe di un bonus altissimo. Proprio attorno al nome di Tesla ieri tra i banchi del Parlamento (ma a microfoni rigorosamente spenti) si puntava il dito su Davide Crippa, esponente del M5s nominato sottosegretario al Mise e primo promotore dell'emendamento spudoratamente a favore dell'elettrico. L'esponente grillino è un ingegnere ambientale e fin dall'inizio si è battuto sul blog a favore delle rinnovabili e della riforma energetica per la penisola. Nel 2010 ha fondato una piccola società dal nome non casuale: Negawatt Sas. Negawatt è l'unità di misura del risparmio energetico. Non a caso l'azienda si occupa di ottimizzazione delle fonti, soluzioni attive per l'ambiente, fotovoltaico e altre soluzioni per la casa. L'impresa è cresciuta e per evitare conflitti di interessi Davide Crippa nel 2013 ha ceduto le proprie quote e il ruolo di responsabile agli altri soci. Nel frattempo l'azienda ha sviluppato una serie di partnership, alcune semplicemente commerciali altre strategiche. Tra queste c'è proprio Tesla. Negawatt è infatti installatore certificato Tesla Tm «leader mondiale nella produzione di sistemi di accumulo grazie all'esperienza decennale sulle automobili a propulsione elettrica. Tesla Powerwall garantisce affidabilità ed efficienza sopra qualsiasi aspettativa», recita il claim sul sito. In pratica, la batteria domestica di Tesla sfrutta l'energia del sole e permette l'accumulo da utilizzare durante le ore notturne. Il sistema commercializzato si integra pure con gli impianti fotovoltaici e gestisce il surplus energetico. Il fatto che Negawatt collabori con il gruppo di Elon Musk sta creando più di un malumore dentro la maggioranza, soprattutto dopo le esternazioni diffuse dai vertici di Fca, che vede in questo emendamento un fattore distorsivo e avverso al proprio business plan. Il responsabile per l'area Emea (Europa, Medioriente e Africa) di Fca, Pietro Gorlier, con la lettera recapitata ieri mattina al presidente del Consiglio regionale del Piemonte, Nino Boeti, ha spiegato che Fca non andrà alla riunione sul settore auto. «Negli ultimi giorni», ha affermato Gorlier, «lo scenario è stato modificato da interventi sul mercato dell'auto in discussione all'interno della legge di Bilancio, che a nostro avviso alterano l'intero quadro d'azione all'interno del quale il piano per l'Italia era stato delineato. Se tale intervento fosse confermato fin dal 2019 si renderà necessario un esame approfondito dell'impatto della manovra e un relativo aggiornamento del piano industriale». Fino a qualche anno fa nessun manager Fca avrebbe dovuto scrivere una tale lettera. D'altronde nessun governo avrebbe legiferato in tema auto senza chiedere prima un parere alla famiglia Agnelli. Però la Fiat non esiste più, Fca è sempre meno italiana e il ruolo degli Agnelli a Roma è cambiato irreversibilmente.
Benedetta Scuderi, Annalisa Corrado, Arturo Scotto e Marco Croatti (Ansa)
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L’operazione «Carri di Gedeone 2» segna l’ingresso di Israele nella fase più delicata della guerra: la battaglia per Gaza City. L’esercito prevede un impiego massiccio di forze corazzate, fanteria e unità speciali, coordinate dall’intelligence sul terreno e da una potenza di fuoco senza precedenti. Ma la guerra urbana porta con sé rischi enormi. Gaza City è un dedalo di tunnel, edifici civili e postazioni mimetizzate che permettono a Hamas di colpire da vicino e confondersi tra la popolazione. Ne parliamo con il generale di Corpo d'Armata, Giorgio Battisti.