
In un colloquio con i gesuiti, Francesco usa la Bibbia per spingere sull’immigrazionismo. Poi strizza l’occhio a Open Arms e affini, da sempre a caccia di aiuti per le loro «attività».Sabato 28 settembre, in quel di Bruxelles, Papa Francesco ha incontrato 150 gesuiti e, come da copione, è tornato a martellare su uno dei temi che sembrano ossessionarlo: l’accoglienza dei migranti. Secondo il pontefice, l’Europa avrebbe bisogno di loro per «sopravvivere». Nel suo discorso, riportato dalla rivista gesuita La Civiltà cattolica, Francesco, come se per gestire l’emergenza migratoria fosse sufficiente mettere quattro verbi in croce, ha ribadito che «il migrante deve essere ricevuto, accompagnato, promosso e integrato». Poi ha aggiunto: «Non deve mancare nessuna di queste quattro azioni, altrimenti è un problema serio». Il passaggio seguente, invece, contiene una verità che si riscontra spesso nella cronaca: «Un migrante che non è integrato finisce male, ma finisce male anche la società nella quale si ritrova». L’elenco di omicidi, stupri e reati gravissimi dei quali, in alcune delle città italiane fuori controllo, si macchiano clandestini e affini è ormai interminabile. E lo stesso Francesco usa uno degli episodi più estremi per rappresentarlo: «Pensate, ad esempio, a quel che è accaduto a Zaventem, qui in Belgio, quella tragedia è anche frutto di una mancata integrazione». Infatti, il 22 marzo 2016 due attacchi terroristici in aeroporto, rivendicati dall’Isis, costarono la vita a 32 persone. Per dare un peso teologico al discorso ha citato la Bibbia: «Bisogna prendersi cura della vedova, del povero e dello straniero». E ha pronunciato una frase che appare come un ordine di servizio: «La Chiesa deve prendere sul serio il lavoro con i migranti». Manco a farlo apposta il ragionamento è subito caduto sulle Ong: «Io conosco il lavoro di Open Arms (la nave al centro del processo contro il leader del Carroccio Matteo Salvini, ndr), ad esempio». E non è l’unica Ong che avrebbe incassato il sostegno della Conferenza episcopale italiana. Dalle intercettazioni dell’inchiesta di Ragusa, che la Verità pubblicò in esclusiva, oltre agli aiutini per la spagnola Open Arms saltarono fuori i finanziamenti per la Mediterranea saving humans, proprietaria della nave Mare Jonio, il cui commodoro è l’ex tuta bianca e leader No global Luca Casarini, uno che non ha mai smesso di navigare nelle acque burrascose dell’attivismo (nelle quali ha raccolto, come lui stesso raccontò in un post, più di una condanna tra l’occupazione abusiva di un’abitazione e il blocco di un treno militare), ma che con la Mare Jonio sembra aver trovato una rotta più tranquilla, almeno economicamente. Una delle intercettazioni è emblematica: «Abbiamo svoltato e possiamo pagare stipendi e debiti». Il faldone con la valanga di propalazioni dell’ex tuta bianca e dei suoi compari, che ha svelato anche i finanziamenti dei vescovi, ha prodotto un processo e Casarini a Ragusa si è ritrovato imputato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. E non importa se la Mare Jonio si è beccata pure quattro fermi amministrativi con spesso annessi una sanzione economica per aver aggirato le regole. Francesco, con la sua nota apertura verso le Ong, sembra chiudere un occhio sulle dinamiche tutt’altro che cristalline. D’altronde, l’importante è salvare l’Europa invecchiata con un bel carico di nuovi arrivi. È questo alla fine il succo del pensiero espresso con i gesuiti: «Nel 2013 sono stato a Lampedusa per fare luce sul dramma migratorio. Ma aggiungo una cosa che mi sta a cuore e che sto ripetendo spesso: l’Europa non ha più figli, sta invecchiando. Ha bisogno dei migranti perché si rinnovi la vita. È diventata ormai una questione di sopravvivenza». Un appello, insomma, affinché anche dal panorama gesuita qualcuno decida di lanciare un obolo verso le Ong, da sempre a caccia di aiuti economici per la loro frenetica attività da taxi del mare nel Mediterraneo. E non importa se poi parte di quei migranti si trasforma in clandestino, se non può ottenere il permesso di soggiorno o se compie orribili reati. L’importante, per dirla alla Francesco, è svecchiare l’Europa.
Zohran Mamdani (Ansa)
Il pro Pal Mamdani vuole alzare le tasse per congelare sfratti e affitti, rendere gratuiti i mezzi pubblici, gestire i prezzi degli alimentari. Per i nostri capetti progressisti a caccia di un vero leader è un modello.
La sinistra ha un nuovo leader. Si chiama Zohran Mamdani e, anche se non parla una sola parola d’italiano, i compagni lo considerano il nuovo faro del progressismo nazionale. Prima di lui a dire il vero ci sono stati Bill Clinton, Tony Blair, José Luis Rodriguez Zapatero, Luis Inàcio Lula da Silva, Barack Obama e perfino Emmanuel Macron, ovvero la crème della sinistra globale, tutti presi a modello per risollevare le sorti del Pd e dei suoi alleati con prime, seconde e anche terze vie. Adesso, passati di moda i predecessori dell’internazionale socialista, è il turno del trentaquattrenne Mamdani.
Antonio Forlini, presidente di UnaItalia, spiega il successo delle carni bianche, le più consumate nel nostro Paese
Ursula von der Leyen (Ansa)
Sì al taglio del 90% della CO2 entro il 2040. Sola concessione: tra due anni se ne riparla.
L’Europa somiglia molto al gattopardo. Anzi, a un gattopardino: cambiare poco perché non cambi nulla. Invece di prendere atto, una volta per tutte, che le industrie europee non riescono a reggere l’impatto del Green deal e, quindi, cambiare direzione, fanno mille acrobazie che non cambiano la sostanza. Per carità: nessuno mette in dubbio la necessità di interventi nell’ambiente ma, fatti in questo modo, ci porteranno a sbattere contro un muro come abbiamo già ampiamente fatto in questi anni.
Ansa
L’aggressore di Milano aveva avuto il via libera dal Tribunale di Brescia nel 2024.
È la domanda che pesa più di ogni coltellata: come è stato possibile che, nel dicembre 2024, il Tribunale di Sorveglianza di Brescia - competente anche per Bergamo - abbia dichiarato «non più socialmente pericoloso» Vincenzo Lanni, l’uomo che lunedì mattina, in piazza Gae Aulenti, ha colpito una donna sconosciuta con la stessa freddezza di dieci anni fa? «La cosa che mi ha più colpito», spiega Cinzia Pezzotta, ex avvocato di Lanni, alla Verità, «è che abbia ripetuto le stesse parole di quando aveva aggredito due anziani nell’estate del 2015. Anche allora si era subito accertato che stessero bene, come adesso».






