2021-04-07
Paura e disdette. Nuova botta alla campagna italiana
Brusca frenata nella corsa alle iniezioni. Inutili code a Napoli per provare a cambiare farmaco. Fuga del 20-30% dei prenotati a Cagliari. Pierpaolo Sileri: «È possibile che Astrazeneca venga vietato a certe categorie»Ci risiamo. Mentre la campagna vaccinale è ancora lontana dal ritmo delle 500.000 somministrazioni al giorno promesso dal governo, ecco che torna il panico su Astrazeneca. Le istituzioni non hanno certo gettato acqua sul fuoco, anzi. Hanno alimentato la confusione. Nella mattinata di ieri è circolata la notizia di una riunione tra i tecnici dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e il ministero della Salute per poi essere smentita da una nota del ministero, specificando che «il confronto con l'Agenzia nazionale è costante». Il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, è andato in tv per invocare «una linea unica a livello centrale», aggiungendo che i casi di trombosi «sono eventi estremamente rari, ma è possibile che l'Ema raccomandi a una determinata categoria di evitarlo». Un'ipotesi al vaglio sarebbe quella di lasciare comunque aperti i richiami a chi ha già fatto la prima dose di Astrazeneca tra gli under 55, percorrendo una via diversa rispetto a quanto deciso dalla Germania, dove si ricorrerà ai vaccini di Pfizer e Moderna.Per capire se effettivamente verranno posti nuovi limiti di età alla inoculazione del vaccino anglosvedese, seguendo l'esempio tedesco (consigliato solo per gli over 60) o francese (solo per gli over 55), bisogna comunque aspettare che si pronunci - di nuovo - l'Agenzia europea del farmaco. Intanto, a Napoli ieri si sono già create lunghe code ai centri. «Ogni cittadino trascorre dieci minuti a cercare di convincere il medico a somministrargli Pfizer. E se dopo un'anamnesi attenta il medico non vede le condizioni per cambiare il vaccino, ricominciano a cercare di convincerlo», ha spiegato il direttore generale dell'Asl Napoli 1, all'agenzia Ansa. A Cagliari, stessa musica: tra il 20-30% delle persone chiamate per la somministrazione del vaccino Astrazeneca non si è presentato all'hub della Fiera. Dopo una pessima comunicazione e la mancanza di chiarezza, questo è solo uno degli effetti che si potranno avere sulla campagna vaccinale dalle eventuali limitazioni per l'utilizzo di Vaxzevria, la cui immagine è stata già compromessa dallo stop di marzo. Da qui a fine anno sono attese oltre 34,7 milioni di dosi del vaccino anglosvedese, con cui vaccinare oltre 17 milioni di persone, cui si aggiungono le circa 250.000 dosi ancora sotto sequestro dalla Procura di Siracusa. Il 14 aprile Astrazeneca consegnerà in Italia 175.000 dosi di vaccino e non le 340.000 previste, il 50 per cento di dosi mancanti verrà comunque distribuito in Italia assieme alle consegne previste per il 16 e il 23 aprile.Al netto del crollo «emotivo» delle adesioni, se verrà vietato agli under 55 o under 60, le Regioni o le singole Asl che finora lo avevano somministrato anche a questa fascia di età (escludendo i cosiddetti «fragili»), potrebbero essere «spinte» a usare le dosi di Pfizer o di Moderna, drenando le risorse alle categorie prioritarie, a chi ne ha veramente bisogno. Va considerato che ad oggi, in Italia, è stato somministrato il 54% delle dosi di Astrazeneca, mentre per Moderna la percentuale scende al 50%. Pfizer ha invece una percentuale di somministrazione del 96%. Quasi sempre a discrezione delle Regioni e delle singole Asl, che in alcuni casi hanno inserito in maniera del tutto estemporanea nuove categorie di vaccinandi tra le priorità «raccomandate» dal governo. Oppure iniziato nuovi target vaccinali prima di aver completato quelli precedenti, pur avendo sempre lo stesso numero di vaccinatori. Non solo. Spostando alcuni vaccinandi da Astrazeneca a Pfizer e Moderna si mette anche un'ipoteca a breve termine sull'ulteriore utilizzo delle stesse dosi perché questi altri due vaccini richiedono rispettivamente 21 e 28 giorni tra la prima somministrazione e il richiamo, e non tre mesi come Az. Se viene sballato l'intervallo, il piano vaccinale ne risentirà per i prossimi due mesi.Ad alimentare la confusione sono stati già ieri alcuni amministratori. In Campania, il presidente Vincenzo De Luca cavalca il caso Astrazeneca per rilanciare l'accordo firmato con i russi: «La situazione rende ancora più urgente un pronunciamento dell'autorità di controllo Aifa sul vaccino Sputnik», ha detto ieri. Sempre in Campania, il sindaco di Benevento, Clemente Mastella, ha chiesto all'Anci nazionale e al presidente, De Caro, di intervenire immediatamente nei confronti del ministero della Salute per bloccare, in attesa della decisione delle autorità competenti, la somministrazione del vaccino Astrazeneca». Nel Lazio, l'assessore regionale alla Sanità, Alessio D'Amato, denuncia «i tagli del 50 per cento comunicati per le consegne di Astrazeneca del 14 aprile» e «una differenza di 97.898 dosi che risultano conteggiate nel contatore nazionale ma non effettivamente ricevute». In Puglia, alcuni laboratori stanno effettuando screening coagulazione pre e post vaccinazione Astrazeneca. Tanto che l'assessore regionale alla Sanità, Pier Luigi Lopalco, è dovuto intervenire su Facebook invitando a fare «attenzione alle truffe su esami diagnostici preventivi prima di fare il vaccino Astrazeneca». Nel frattempo, il commissariato all'emergenza Covid-19 guidato da Francesco Paolo Figliuolo ha comunicato che 1,5 milioni di dosi Pfizer verranno consegnate entro oggi. Nella nota viene poi aggiunta anche una piccola stoccata ai governatori, sottolineando che «le dosi di Pfizer andranno a integrare la disponibilità di vaccini delle Regioni, che possono già contare sulle rimanenze delle ultime forniture ancora da somministrare». Insomma, le scorte in frigo ci sono, non lamentatevi che mancano i vaccini. Figliuolo sa bene che aprile sarà il test decisivo per la campagna. E il premier, Mario Draghi, anche alla luce dell'ennesimo caos su Astrazeneca, dovrà decidere se e come resistere al pressing locale sul cambio delle regole di utilizzo dei singoli vaccini e dei singoli target. Anche usando le maniere forti.
Little Tony con la figlia in una foto d'archivio (Getty Images). Nel riquadro, Cristiana Ciacci in una immagine recente
«Las Muertas» (Netflix)
Disponibile dal 10 settembre, Las Muertas ricostruisce in sei episodi la vicenda delle Las Poquianchis, quattro donne che tra il 1945 e il 1964 gestirono un bordello di coercizione e morte, trasformato dalla serie in una narrazione romanzata.