2024-01-13
        Il «no» dell’Africa allarma Parolin. «Toccato un punto molto sensibile»
    
 
        Pietro Parolin (Imagoeconomica)
    
Il segretario di Stato vaticano certifica, con linguaggio diplomatico, la spaccatura. Che non è soltanto politica ma piuttosto dottrinale e «geografica», con un intero continente che ha deciso di smarcarsi dall’Occidente.La lettera unitaria delle Chiese d’Africa dove dichiarano che non faranno benedizioni a coppie gay sul suolo del continente e firmata dal cardinale Fridolin Ambongo Besungu, arcivescovo di Kinshasa, presidente delle conferenze episcopali di Africa e Madagascar, ha aperto una breccia inattesa nella Chiesa. La Dichiarazione Fiducia Supplicans frutto del lavoro del neo prefetto dell’ex Sant’Ufficio, cardinale Víctor «Tucho» Fernández, che introduce le benedizioni per coppie «irregolari» in versione fast («10-15 secondi»), ne esce di fatto depotenziata dopo nemmeno un mese dalla pubblicazione.Ieri mattina il cardinale Fernández è stato in udienza da papa Francesco e c’è da presumere, ovviamente, che al centro del loro incontro ci sarà stata questa situazione, dove il rifiuto africano è stato peraltro approvato dallo stesso Pontefice e dal prefetto alla Dottrina della fede. Il punto che non sempre viene colto nei commenti stampa è che quella africana è una posizione non ascrivibile alla facile retorica della «galassia» di tradizionalisti che si opporrebbero al Papa e a Fernández, ma segna uno spartiacque. Secondo quello che trapela dalle sacre stanze, a Francesco questa cosa non è sfuggita e non si può pensare che il Pontefice riduca questa situazione a un fatto «culturale», come, invece, a più riprese sembra voler rimandare il porporato argentino messo a capo dell’ex Suprema dallo stesso papa Bergoglio. Anche per questo, Francesco ha espressamente approvato il rifiuto delle Chiese d’Africa, un segnale che registra come la questione sia seria e non risolvibile con qualche articolessa che rimanda a presunti complotti di nemici del pontificato.Le parole pronunciate ieri dal cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, in qualche modo attestano proprio questa situazione. Parlando a margine di una conferenza all’Accademia dei Lincei e interrogato proprio sulle proteste africane, il segretario di Stato vaticano ha rilevato che Fiducia Supplicans «ha suscitato delle reazioni molto forti, questo vuol dire che si è toccato un punto molto delicato, molto sensibile, ci vorranno ulteriori approfondimenti». E alla domanda se sia stato un errore, ha replicato: «Non entro in queste considerazioni, le reazioni ci dicono che ha toccato un punto molto sensibile».Il linguaggio è quello di un diplomatico di rango, ma le parole lasciano chiaramente intendere che si è toccato un nervo scoperto. Sebbene Parolin sottolinei che «se questi fermenti servono a camminare secondo il Vangelo per dare risposte all’oggi, benvenuti anche questi fermenti», è chiaro che il riferimento al «punto molto sensibile» che si è toccato lascia intendere che qualcosa è andato storto. Peraltro, il cardinale Parolin nell’ottobre scorso aveva inviato una lettera al segretario generale della Conferenza episcopale tedesca in cui aveva intimato l’alt alla Chiesa in Germania proprio su alcune questioni sensibili tra cui, appunto, un passaggio che evidenziava come «il costante insegnamento della Chiesa sottolinea che “la valutazione morale oggettiva dei rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso è stabilita in modo preciso e certo”». Un passaggio che, ovviamente, non preclude la possibilità della benedizione delle singole persone ma che solleva qualche riflessione qualora la benedizione venga rivolta alle coppie, come ha proposto Fiducia Supplicans.Nonostante la difesa d’ufficio delle benedizioni per coppie «irregolari» in alcuni ambienti, anche mediatici, insista sull’opposizione orchestrata da circoli «ultra-conservatori» e «tradizionalisti», circoli peraltro rumorosi ma sempre più spuri, ciò che viene rilevato dalle Chiese africane ha un rilievo molto più profondo. In qualche modo lo coglie lo stesso Fernández che, nella sua ennesima intervista questa volta all’agenzia EFE, dice che in fondo la sua Dichiarazione rende «trasparente» una divisione che già esisteva nella Chiesa.Ma questa «divisione» non è di natura politica - «progressisti vs. conservatori» - perché riguarda, come hanno scritto i vescovi africani per bocca del cardinale Ambongo, questioni profonde di natura non immediatamente pastorale ma, innanzitutto, dottrinale. Questioni che come un fiume carsico qua e là riaffiorano nella vita della Chiesa degli ultimi 60 anni. La spaccatura assume ora vesti geografiche, laddove un intero continente, molto vivace per una fede che viene spesso forgiata nelle persecuzioni, si smarca da un Occidente decadente in qualche modo rappresentato dalla Chiesa tedesca e dalle Chiese del Nord Europa e dell’ala liberal della Chiesa statunitense.Il cardinale Fernández, nell’ennesima e già citata intervista all’agenzia EFE, si difende ancora dalle critiche che gli sono piovute addosso per il suo libro di gioventù sulla mistica degli orgasmi. Innanzitutto sottolinea, ma non era certo un segreto, che papa Francesco era da tempo a conoscenza di quel testo e tira in ballo Giovanni Paolo II e Santa Ildegarda di Bingen per dire che in fondo lui non è stato l’unico a occuparsi di orgasmi. Dice anche di averne parlato con Francesco di queste critiche e il Papa gli avrebbe risposto che «le considera purificazioni da parte di Dio per permetterci di compiere meglio e con più umiltà il compito che il Signore ci affida».Il porporato non è in pericolo alcuno nel suo ruolo di prefetto ma non è questo il punto più serio di ciò che è accaduto con l’introduzione delle benedizioni per coppie «irregolari»: il «punto molto sensibile» che si è toccato ha a che fare con l’erosione della sostanza della fede e della comunione fra cristiani, specialmente nel mondo e nelle Chiese occidentali.
        Ernesto Maria Ruffini (Ansa)