2022-04-09
Il no all’offerta di Pérez per Atlantia ricompatta la famiglia Benetton
Ponzano Veneto respinge l’Opa. Concordi gli eredi della dinastia, pure i più critici sulla gestione del gruppo In arrivo gli 8 miliardi della vendita di Aspi, su cui era diventata sempre più difficile la mediazione di Enrico Laghi.Chi trova un Florentino Pérez trova un tesoro. Almeno in Piazza Affari, dove dopo le avance del finanziere spagnolo il titolo Atlantia ha guadagnato oltre il 15% in due sole sedute. Ma averlo come socio non è esattamente la stessa cosa. I Benetton e il presidente del Real Madrid controllano insieme da quattro anni il gigante delle autostrade spagnolo Abertis, ma sono pronti a respingere l’offerta di Pérez e della sua cordata con una contro Opa insieme a Blackstone. Alessandro Benetton, presidente della holding Edizione, che controlla il 31%, ha già chiuso la porta affermando che «Atlantia per noi è strategica». E la mossa di Pérez e della sua Acs ha avuto l’effetto di compattare come mai in passato tutti i rami della famiglia Benetton. Ieri pomeriggio, le azioni di Atlantia, che controlla aeroporti come Roma e Nizza, oltre al Telepass, hanno toccato quota 22 euro, per una capitalizzazione di 18 miliardi. È lo stesso prezzo che circolava per la possibile offerta della spagnola Acs, che però non ha la liquidità necessaria e quindi si è alleata con i fondi Gip (che in Italia controlla i treni di Italo) e Brookfield. Alla Consob spagnola, Acs si è limitata a confermare l’accordo con i due fondi, e ha fatto trapelare che l’offerta «non vincolante» a Edizione sarebbe stata amichevole, con un prezzo intorno ai 22 euro per azione. Il livello agganciato ieri pomeriggio in Borsa dopo due giorni di rodeo. Ma dopo la risposta negativa di Edizione, l’eventuale Opa degli spagnoli sarebbe ostile e più costosa. Acs non l’ha ancora esclusa, in compenso ieri sera tanto Gip quanto Brookfield hanno fatto filtrare la notizia che mai lancerebbero un attacco ostile. E c’è da capirli, perché la sola presenza di Aeroporti di Roma e Telepass nella holding potrebbe scatenate la contromossa del governo, che con il golden power può bloccare operazioni che mettano a rischio gli interessi strategici dello Stato. Sempre indiscrezioni di mercato raccontano che la famiglia Benetton e Blackstone sarebbero pronti a un’Opa totalitaria a 24 euro su Atlantia, spendendo oltre 12 miliardi. Il valore di 24 euro, forse non casualmente, è quello che aveva Atlantia in Borsa fino alla vigilia del crollo del Morandi. Al di là delle strategie, ci sono almeno due motivi che hanno spinto il presidente Alessandro Benetton a chiudere la porta a Pérez, ex funzionario tecnico del Comune di Madrid poi diventato costruttore. La prima è la coincidenza temporale sospetta con il perfezionamento della vendita, da parte di Atlantia, dell’88% di Autostrade alla cordata formata da Cassa depositi e prestiti, Macquarie e la stessa Blackstone. Nella prima settimana di maggio sono in arrivo nelle casse di Atlantia 8 miliardi di euro, dei quali almeno 5 sono destinati a rimanere fermi ancora per un po’. La seconda ragione è che Pérez non è quel socio tranquillo e affidabile che ama dipingersi. Non lo è neppure lontanamente, anche se non perde occasione di affermare che, in Abertis, Acs e «gli italiani» collaborano alla grande. A Ponzano Veneto ricordano benissimo che l’operazione Abertis (costata oltre 16 miliardi), realizzata dall’ex ad Giovanni Castellucci (ora a processo per il Morandi) iniziò a ottobre del 2017 e trovò l’immediata ostilità di Pérez, che cercò di coalizzare contro Atlantia capitali da mezza Europa. Ma perse la partita e a marzo 2018, fu costretto alla pace e oggi Acs controlla il 50% meno un’azione di Abertis. Ad aprile del 2021, Pérez inviò ai vertici Atlantia una manifestazione d’interesse per Autostrade, sottolineando «la proficua collaborazione tra i due partner». Offriva tra i 9 e i 10 miliardi, più della cordata messa su dal Tesoro, e fu sospettato di voler aiutare i Benetton a tirare sul prezzo. In realtà, quando capì che la vendita di Aspi era la classica «operazione di sistema», batté in ritirata. Ma a Ponzano Veneto non hanno gradito, nel giugno scorso, leggere sulla stampa spagnola che Acs stava mettendo su un contenitore con dei non meglio precisati fondi (quelli di oggi?) dove mettere la quota in Abertis e altre autostrade da comprare in giro per il mondo. Significava che Pérez si stava trasformando anche ufficialmente in un concorrente dei Benetton. E così, nella prima prova del fuoco per Alessandro Benetton, i quattro rami della famiglia sembrano uniti come mai. Anche quello che fa capo a Sabrina Benetton, figlia dello scomparso Gilberto e moglie del commercialista trevigiano Ermanno Boffa, che siede nel consiglio di Edizione. Qui, l’ad è il commercialista romano Enrico Laghi, ex commissario di Alitalia e Ilva , che ha dato una mano a portare a casa l’accordo finale su Aspi e fa anche da mediatore tra i vari rami della famiglia. Nei mesi scorsi, si racconta che specie Boffa abbia sollevato più di un dubbio sulle strategie di Edizione, Atlantia compresa. Ma di fronte alla sortita di Pérez, ora sono tutti allineati e coperti dietro ad Alessandro Benetton e a Laghi, che fino alla scorsa settimana aveva dovuto mediare tra i vari rami, specie con quello degli eredi di Gilberto, sulle strategie per investire i miliardi della vendita di Aspi. Raccontano che il professore romano abbia dovuto usare tutta la sua proverbiale pazienza