Il nuovo spazio offre un'esperienza immersiva che unisce video arte e racconto cinematografico. «Vogliamo restituire un pezzo di città ai cittadini e ai viaggiatori dell'entroterra della Sicilia».
Il nuovo spazio offre un'esperienza immersiva che unisce video arte e racconto cinematografico. «Vogliamo restituire un pezzo di città ai cittadini e ai viaggiatori dell'entroterra della Sicilia». Il 30 settembre scorso è stato inaugurato il Museo multimediale del mito. Concepito dal Comune di Enna per valorizzare l'area archeologica della città questo innovativo museo unisce video arte e racconto cinematografico, per un'esperienza immersiva. Un contenitore culturale che ibrida i linguaggi contemporanei dell'arte e invita il visitatore a un percorso sensoriale tra immagini, suoni e colori della natura. Il tutto accompagnato dalla voce narrante dell'attore Neri Marcorè.Il Museo del mito rappresenta la prima esperienza per la start up Sarterìa, fondata dall'esperta d'arte Francesca Mezzano, il regista Giuseppe Saccà, il giornalista e imprenditore Alessandro Vitiello e Salvatore Pecoraro, co-fondatore di Pepito Produzioni, l'agenzia responsabile di Favolacce, l'opera seconda dei fratelli D'Innocenzo. «Siamo convinti che la contaminazione dei generi sarà la chiave del futuro» ha dichiarato Saccà durante l'inaugurazione. «È questa la strada che mi interessa percorrere accanto a quella tradizionale del racconto cinematografico». Per Francesca Mezzano «questo museo nasce all'interno di un'importante valorizzazione di un'area archeologica che sceglie una narrazione contemporanea e ibrida fra i generi, l'arte contemporanea e il cinema, per restituire un pezzo di città ai cittadini e ai viaggiatori dell'entroterra della Sicilia».Sulla scia di uno dei miti più celebri della cultura classica - il rapimento di Persefone e la disperazione di Demetra, la Dea Madre - il Museo del mito ha visto il recupero di Capannicoli, lo storico edificio interno dell'area archeologica di Enna che comprende la Rocca di Cerere e il Castello di Lombardia. Il museo è composto di due ambienti multifunzionali che conducono per mano il visitatore attraverso un'esperienza di conoscenza innovativa, quella della realtà virtuale. L'ingresso ospita infatti quattro postazioni per la realtà virtuale, per offrire un'esperienza di mixed reality con cui “visitare" virtualmente l'intero territorio.I dispositivi Oculus Vr prevedono oltre al visore anche un touch motion controller. Chi indossa il visore, potrà così condurre un vero “volo d'uccello" sul Castello di Lombardia e la Rocca. Un viaggio emozionante di pochi minuti ad alto tasso adrenalinico, sui precipizi, la natura incontaminata, il paesaggio straordinario che da un lato arriva all'Etna e dall'altro sorride al mare in lontananza. Il totem touch screen farà invece scoprire reperti e testimonianze del mito di Kore, negli altri musei dell'Ennese.A questo punto si è pronti per il cuore pulsante del Museo: un ambiente immersivo, grazie all'importante componente tecnica – dieci proiettori di nuova tecnologia, audio spaziale, un'imponente regia – dedicato al mito del ratto di Persefone.Il Museo del mito nasce inoltre con un'anima green. In accordo con il Comune di Enna, gli allestimenti sono stati realizzati con materiali di recupero, mentre alberi di melograno e carrubi sono stati messi a dimora nell'area archeologica su cui sorge la struttura.
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».






