2020-12-09
Il Mose rimane abbassato causa previsioni errate. Venezia finisce sotto acqua
Il Centro maree ipotizzava 125 cm, pochi per azionare le paratie Il sindaco: «Regole da cambiare, deve poter decidere la città».Giornata nera quella di ieri per commercianti e ristoratori veneziani che speravano nella giornata dell'Immacolata per risollevare un po' i propri affari. Non bastava il maltempo, che sta colpendo indiscriminatamente in tutto il Nord Italia. Ieri la città lagunare ha dovuto fare i conti anche con l'acqua alta e alle 15.30 le sirene sono tornate a suonare, però stavolta nessuno se lo aspettava. Il Mose, entrato in azione per la prima volta il 3 ottobre, era stato azionato anche la settimana scorsa, venerdì anche durante la notte, tenendo all'asciutto la città. Ma non ieri, quando le paratie non sono state azionate, facendo allagare il centro storico. «Perché oggi (ieri, ndr) il Mose non è stato azionato? Siamo in una fase sperimentale, nella quale si alza quando c'è una previsione di 130 centimetri: l'allerta viene data 48 ore prima, per permettere di emettere le ordinanze per la navigazione e per convocare le squadre operative» spiega Cinzia Zincone, a capo del Provveditorato alle opere pubbliche del Nordest, «Infatti, nonostante a Venezia si parli di strucare el boton (pigiare il bottone), in realtà l'operazione nasce con molto anticipo e va preparata» sottolinea.« Fino alla mattina le previsioni non arrivavano a 130, e quando sono cambiate si era fuori tempo massimo», ha concluso. Lunedì infatti il Centro maree aveva emesso una previsione di massima inferiore ai 125 centimetri. Un errore di previsione, insomma, e l'innalzamento troppo repentino della marea ha reso inutile il tanto sbandierato Mose, rimasto fermo mentre la città sprofondava sott'acqua. Chiaramente le paratie non possono essere messe in funzione con un click come fossero una tapparella, ma la giornata di ieri ha messo in luce il tallone d'Achille del sistema di dighe mobili: se le previsioni non sono accurate, il colossale sistema è del tutto inutile. Il picco è stato raggiunto alle 16.25, quando la marea ha raggiunto i 138 centimetri, poiché «per molte decine di minuti il forte vento non ha permesso di “stabilizzare" la quota, Ora l'acqua sta lentamente scendendo» ha fatto sapere il Centro maree del Comune. Ma intanto, Venezia e i suoi cittadini son ripiombati nell'incubo: «La situazione è terribile, siamo sotto l'acqua in maniera drammatica, il nartece (la parte frontale della basilica, ndr) è completamente allagato e se il livello sale ancora andranno sotto anche le cappelle interne» dice il primo procuratore di San Marco, Carlo Alberto Tesserin. Ma ancora più drammatico l'allarme dei negozianti: «Sto correndo in Piazza San Marco, se la marea arriverà a 145 centimetri io avrò almeno 15.000 euro di danni» rincara Claudio Vernier, responsabile del Bar Gelateria al Todaro e presidente dell'Associazione Piazza San Marco, «È drammatico e vergognoso non considerare un'acqua alta eccezionale di questo tipo. Si sta giocando a dadi con l'economia della città insulare, senza parlare della situazione ancor peggiore di Chioggia. Abbiamo qualcosa che funziona e non utilizzarlo è inconcepibile, perché cinque centimetri in più a Venezia fanno la differenza». Sulla base delle previsioni, che davano per stamattina una massima di marea di 120 centimetri, il sindaco Luigi Brugnaro è corso ai ripari: «Il Mose è in preallarme, stanno arrivando gli operai. Speriamo che si scarichi in mare l'acqua della laguna per poter alzare il Mose verso mezzanotte e mezzo o l'una. Ora bisognerà mettere probabilmente il sistema in preallarme, anche a un livello più basso», e conclude con una non troppo velata polemica: «Si dovranno rivedere un po' le regole della cabina di regia. La questione è politica: dobbiamo far sì che sia la città a dichiarare quando si deve chiudere il Mose oppure no».
Marco Risi (Getty Images)
Nel riquadro, la stilista Giuliana Cella
Eugenia Roccella (Imagoeconomica)