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Mentre l’Europa si strangola coi suoi ecodeliri, nel 2024 si è raggiunto un livello di consumo di combustibile fossile senza precedenti: 8,8 miliardi di tonnellate. E continuerà a crescere almeno fino al 2027. Il primato va a Pechino, che lo utilizza per produrre energia.Mentre in Europa si celebra il numero relativo alle installazioni di capacità fotovoltaica avvenute quest’anno, ecco comparire l’imbarazzante record che riguarda, invece, il carbone: alla fine del 2024 saranno stati consumati nel mondo circa 9 miliardi di tonnellate di carbone, una cifra che rappresenta il record storico. Una contraddizione enorme all’interno della transizione energetica.A rivelare il numero è l’International energy agency (Iea) nel suo rapporto periodico sul carbone, diffuso ieri. Per la precisione, si tratta di 8.771 miliardi di tonnellate di consumo mondiale, +1% rispetto al 2023, quando il consumo fu di 8,687 miliardi di tonnellate. La gran parte di questi consumi è ad opera della Cina, che ha consumato 4,939 miliardi di tonnellate, pari al 56% del totale.In Cina il carbone è utilizzato per generare la metà del fabbisogno elettrico del Paese e nel 2024 l’aumento dei consumi di carbone è stato di 56 milioni di tonnellate in più rispetto all’anno precedente. Anche l’India fa segnare numeri altissimi: alla fine di quest’anno avrà consumato 1,31 miliardi di tonnellate, pari al 15% del totale (con un aumento di 70 milioni di tonnellate rispetto al 2023), ovvero oltre quattro volte l’intero consumo europeo. Il raggruppamento dei Paesi asiatici Asean, escluse quindi Cina e India, vede quest’anno una domanda in crescita di 35 milioni di tonnellate, arrivando a 491 milioni di tonnellate. Insieme, Cina e India e Paesi Asean fanno il 77% della domanda mondiale di carbone.Il paradosso è che il forte sviluppo delle fonti rinnovabili in Cina serve a malapena a coprire gli aumenti dei consumi elettrici che si verificano di anno in anno. La domanda elettrica in Cina è prevista in aumento del 6% all’anno in media tra il 2024 e il 2027 e le nuove installazioni di fonti rinnovabili coprono all’incirca questo aumento. È la stessa Iea a far notare questo paradosso: l’aumento dei consumi energetici in Cina è tale per cui il pur vigoroso aumento della produzione di energia da fonte rinnovabile non è sufficiente a ridurre (tantomeno a fermare) la produzione di energia con il carbone. Ancora quest’anno la capacità di produzione termoelettrica a carbone in Cina è cresciuta di altri 43.000 megawatt.Quindi il carbone resta imprescindibile per il sistema elettrico cinese e lo resterà ancora per molto tempo. Per dare un’idea delle quantità, in tre settimane in Cina si brucia la stessa quantità di carbone che si brucia in Europa in un anno intero. Il consumo di carbone in un giorno nella sola Cina è di 13,5 milioni di tonnellate, un numero che ha dell’incredibile. Mentre l’Europa si è ingessata in un sistema rigido che ne sta minando la competitività, la Cina prosegue nel suo dumping ambientale. Anche l’India non scherza: dei 451.000 megawatt di potenza installata per la produzione di energia elettrica, ben 218.000 sono a carbone. Per dare una idea dei numeri, la capacità termoelettrica italiana è di circa 60.000 Mw, quasi tutta a gas e sempre meno utilizzata.Il rapporto dell’Iea uscito ieri certifica la inanità degli sforzi europei per ridurre le emissioni. L’Europa ha ridotto di 42 milioni di tonnellate il proprio consumo di carbone quest’anno, portandolo a 312 milioni di tonnellate. Ma questa diminuzione è stata ben più che compensata dall’aumento dei consumi nella sola Cina. Anche gli Stati Uniti hanno ridotto il loro consumo di carbone, in calo nel 2024 del 5% a 368 milioni di tonnellate.Sono diversi anni, ormai, che la stessa Iea annuncia la fine del carbone come un fatto imminente ma ogni anno, puntualmente, viene smentita. Il nuovo record dei consumi di carbone nel mondo completa un altro dato notevole: negli ultimi trent’anni il consumo di carbone è raddoppiato. L’agenzia si sforza di disegnare prospettive rosee per il futuro, ma la realtà si incarica di smentirla regolarmente. Ora l’Iea prevede che nei prossimi anni la domanda di carbone si stabilizzerà su questi livelli. Tuttavia, a segnare la maggiore criticità di questa previsione sono gli sviluppi energetici in Cina e in India. Soprattutto quest’ultima vede un aumento molto consistente dei propri consumi non solo per la generazione elettrica ma anche per la produzione industriale, di acciaio ma non solo.Le previsioni di quest’anno dell’Iea sul consumo di carbone per il 2026 sono superiori a quelle dello scorso anno di ben mezzo miliardo di tonnellate: sembra ben più di un errore di stima. Significa non avere idea di cosa succederà. Il pragmatismo cinese, che privilegia la sicurezza del sistema energetico rispetto alla decarbonizzazione, si contrappone al misticismo green dominante in Europa. Una spinta folle verso il green a tutti i costi (in senso letterale) che sta demolendo ciò che resta dell’industria europea e mettendo fuori mercato molte aziende che competono sui mercati mondiali.Mentre, ad esempio, alle nostre aziende viene richiesto di redigere ponderosi e costosi rapporti di sostenibilità, perfettamente inutili, dall’altra parte del mondo si brucia carbone come se non ci fosse un domani. La nuova Commissione sembra orientata a riconsiderare alcuni aspetti del Green deal ma, in realtà, è assai difficile che decida di tornare sui suoi passi.Un chiaro indice della vocazione al suicidio economico, tutta europea.
Zohran Mamdani (Ansa)
Dalle politiche sociali ai limiti dell’esproprio alla città come «santuario» per i gay Mamdani rappresenta la radicalizzazione dei dem. Ma anche una bella grana
Da più parti, la vittoria di Zohran Mamdani alle elezioni municipali di New York City è stata descritta (se non addirittura salutata) come uno «schiaffo» a Donald Trump. Ora, a prima vista, le cose sembrerebbero stare effettivamente così: il prossimo primo cittadino della Grande Mela, che entrerà in carica a gennaio, sembra quanto di più lontano possa esserci dal presidente americano. Tanto che, alla vigilia del voto, lo stesso Trump aveva dato il proprio endorsement al suo principale sfidante: il candidato indipendente, nonché ex governatore dem dello Stato di New York, Andrew Cuomo.
Rifugiati attraversano il confine dal Darfur, in Sudan, verso il Ciad (Getty Images)
Dopo 18 mesi d’assedio, i paramilitari di Hemeti hanno conquistato al Fasher, ultima roccaforte governativa del Darfur. Migliaia i civili uccisi e stupri di massa. L’Onu parla della peggior catastrofe umanitaria del pianeta.






