2021-04-22
Speranza non vuole che gli italiani si curino
Dicastero e Aifa si oppongono all'ordinanza del Tar del Lazio che ha sospeso i protocolli sulla «vigile attesa». Interrogazione di Fratelli d'Italia: perché il ministro ignorò Ippolito che diceva di usare il piano d'emergenza?Ci viene il sospetto che Roberto Speranza sia al lavoro su un nuovo libro. Il precedente, quello mai pubblicato ma ormai lettissimo, si intitolava Perché guariremo. Il prossimo potrebbe chiamarsi Perché non voglio farvi guarire. A questo punto, infatti, non ci sono altre spiegazioni: il ministro della Salute deve aver deciso che dobbiamo curarci male o addirittura non curarci affatto. Altrimenti non si spiega perché il suo ministero, assieme all'Aifa, abbia presentato ricorso in appello al Consiglio di Stato contro la recente ordinanza del Tar del Lazio che ha sospeso le linee guida sulle cure domiciliari. Come noto, è stata proprio l'Aifa, il 9 dicembre del 2020, a indicare la via da seguire per le terapie domestiche. Oddio, terapie per modo di dire, dato che l'Agenzia del farmaco si è limitata a poche parole: «Paracetamolo e vigile attesa». Che tali indicazioni siano sbagliate è divenuto di dominio pubblico ormai da tempo, grazie soprattutto all'azione del Comitato cura domiciliare creato (inizialmente come pagina Facebook) dall'avvocato napoletano Erich Grimaldi. È stato questo comitato a rivolgersi al Tar per chiedere la sospensione delle linee guida di Aifa, e se il tribunale ha accolto la richiesta è perché fior di esperti si sono espressi sull'argomento: Luigi Cavanna, ad esempio, o Luigi Garavelli. Ma anche Luca Richeldi, il quale ha mostrato - come il nostro giornale ha messo in evidenza tempo fa - l'importanza dei farmaci per l'asma nel contrasto precoce al Covid. Uno di questi farmaci, il Budesonide prodotto da Astrazeneca, è stato oggetto di un articolo della prestigiosa rivista Lancet, che ne ha certificato l'efficacia nel 90% dei casi. All'inizio di aprile, Giuseppe Remuzzi del Mario Negri di Milano, assieme al primario di Malattie infettive dell'ospedale, Fredy Suter, ha approfondito «l'idea che la malattia di Covid-19 si potesse curare a casa nelle fasi molto precoci, fin dai primi sintomi, senza aspettare il tampone, semplicemente come si cura qualunque infezione delle alte vie respiratorie e cioè con degli antinfiammatori». Ebbene, il loro metodo a base di antinfiammatori ha ottenuto risultati strepitosi: «90% di riduzione dei giorni di ospedalizzazione e 90% di riduzione dei costi». Lo stesso Giorgio Palù - presidente dell'Aifa - ha ripetuto più volte che «dovremmo puntare sulle cure domiciliari e sull'uso degli anticorpi monoclonali nelle prime 72 ore dall'esordio dei sintomi». Insomma, non serve essere dei luminari: basta ascoltare gli esperti per capire che dalle cure a domicilio non possiamo prescindere. Eppure questo semplice - ma determinante - dato di realtà sembra sfuggire a Speranza, tanto che il ministero della Salute ha fatto ricorso contro una sacrosanta decisione del Tar. Per altro il ministero ha il supporto di Aifa, che sembra agire in contrasto alle opinioni del suo presidente. Comprensibilmente, Erich Grimaldi è incredulo. «Ai primi di marzo abbiamo vinto al Tar. Il 9 marzo ho avuto un incontro con Pierpaolo Sileri, il quale ha evidentemente compreso le nostre ragioni, e ci ha detto che voleva coinvolgerci nella elaborazione dei nuovi protocolli, fissando un incontro con Agenas», dice l'avvocato alla Verità. «Il 6 aprile mi hanno notificato l'appello del ministero. L'8 aprile in Senato sono state presentate diverse mozioni per chiedere al governo di rivedere i protocolli di cura domiciliare. Dunque ho pensato che fosse inutile polemizzare e che il ricorso sarebbe stato ritirato. Ieri ho ricevuto una telefonata con cui mi hanno informato che l'incontro con Agenas ci sarebbe stato il 23. Fatemi, capire: venerdì ho l'incontro e giovedì l'udienza? Scherziamo? Se vogliono far diventare questa storia un problema politico, devono sapere che lo stanno facendo sulla pelle dei cittadini». Purtroppo, quella sulle cure domiciliari non è di certo la prima decisione assurda presa dal ministro. Giusto ieri Galeazzo Bignami di Fratelli d'Italia ha presentato un'interrogazione a Speranza chiedendo lumi su quanto accaduto nei primi giorni di emergenza Covid. Il 22 gennaio del 2020, infatti, il ministro riunì la celebre «task force» contro il virus. Il ministero continua a tenere segreti i verbali degli incontri della «super squadra», ma dalle carte dell'inchiesta attualmente in corso a Bergamo sappiamo che il 27 gennaio alla riunione della task force partecipò anche Ranieri Guerra, in qualità di inviato dell'Oms in Italia. Che cosa disse il nostro eroe in quell'occasione? Usò parole forti, che conosciamo perché Speranza in persona le ha riferite il 30 gennaio 2020 in una informativa urgente alla Camera dei deputati. Guerra disse, testuale, che «tra i Paesi occidentali, l'Italia è la più fornita e la più attenta». Qualcuno potrebbe dire: il povero Speranza si è fidato di Guerra, e si è fatto gabbare. Ma le cose non stanno proprio così. Sappiamo infatti che il 29 gennaio, in un'altra riunione della task force a cui il ministro era presente, intervenne Giuseppe Ippolito, autorevole medico dello Spallanzani di Roma. Sapete che cosa disse? Che l'Italia avrebbe dovuto da subito utilizzare il piano pandemico, aggiornandolo in base alle linee guida internazionali. Nessuno gli rispose. Anzi, il giorno dopo Speranza si presentò alla Camera e si guardò bene dal riferire il parere di Ippolito. Preferì tranquillizzare tutti riportando le parole di Guerra. Sappiamo - perché lo sostiene una nota ufficiale del ministero - che sulla base delle riunioni della task force Speranza decise di dichiarare lo stato di emergenza il 31 gennaio 2020. È inevitabile, allora, porsi alcune domande, le stesse che Bignami rivolge al ministro: «Per quale motivo decise di non seguire le indicazione di Giuseppe Ippolito? Per quale motivo non chiese conto a Ranieri Guerra del mancato aggiornamento del piano pandemico, ma addirittura decise di citarlo in sede di informativa?». Su Guerra e il piano pandemico, Speranza da mesi rifiuta di dire la verità. Sappiamo che il suo capo di gabinetto disse a Guerra di «far morire» il report dell'Oms troppo critico sull'Italia. Poteva Speranza non sapere ciò che faceva il suo collaboratore? Ieri, a Radio 24, la domanda è stata posta al procuratore di Bergamo Maria Cristiana Rota, che ha risposto così: «Non so cosa succeda al ministero, ma immagino sia dovere di un capo di gabinetto riferire al ministro». Chiaro, no? A questo punto, troppe cose non tornano. E non possiamo aspettare il nuovo libro di Speranza per avere risposte.
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