2020-07-13
Ignazio Corrao: «Il Mes non arriverà in Aula. Il Pd dovrà rinunciarvi prima»
L'eurodeputato 5 stelle: «Nel Recovery fund c'è il rischio di condizionalità simili a quelle del Salvastati. No all'alleanza organica con la sinistra e al compromesso su Autostrade».Ignazio Corrao è da sei anni eurodeputato del Movimento 5 stelle. Torna a parlare con i quotidiani dopo la sospensione di un mese, comminatagli dal partito perché, al Parlamento Ue, aveva votato in dissenso con il gruppo, contro una risoluzione sugli aiuti europei che includeva il Mes.Tutto chiarito?«Ho scontato le mie giornate di squalifica. Ma quando faremo gli Stati generali, chiederò l'intervento del Var...». (Risata)In effetti: perché il M5s ha punito chi votava contro il Mes?«Non semplifichiamo: tutta la delegazione era ed è contro il Mes, era una questione procedurale, ci sono state delle discussioni e ci siamo spiegati con i probiviri».Per rimanere alla metafora calcistica: non è che nel M5s arbitra Byron Moreno?(Ride) «No no. Moreno ha già fatto troppi danni nel 2002...».L'opposizione al Mes è ferma e definitiva?«Assolutamente sì. E mica è un'ostilità che s'è creata durante questa legislatura». Su questo, ci avete fatto le campagne elettorali.«È la nostra storia. Noi abbiamo iniziato a fare politica proprio per liquidare questi strumenti di austerity: pareggio di bilancio, patto di stabilità, fiscal compact».Dicono che il Mes ci convenga, perché i tassi sono bassi.«Non è proprio così: il tasso medio complessivo non è lo 0,1% di cui si parla, bensì lo 0,7-0,8%».Ed è un tasso variabile.«È variabile e si compone d'un margine fisso e di commissioni, che variano da Paese a Paese. Per la linea di credito anti pandemia si parla di un tasso d'interesse più basso, ma comunque basato sull'emissione di nuovi titoli: questi soldi non sono già in cassa».Venerdì l'Italia ha piazzato 7,5 miliardi di Bot a 10 anni a tassi negativi. Non conviene usare questa leva di finanziamento, che almeno non comporta condizionalità post prestito?«Esatto. Se la Bce fa il su ruolo, i tassi dei titoli di Stato restano convenienti: quelli medi viaggiano intorno allo 0,7-0,8%. Non ci discostiamo da quelli del Mes, i cui fondi, peraltro, dovrebbero essere suddivisi».In rate?«Sette tranche da 5 miliardi circa: non mi pare quell'iniezione di liquidità di cui ha bisogno il nostro Paese. Perché andarsi a impelagare con uno strumento che comporta condizionalità, previste ancora dai trattati - e che determina pure uno stigma?».In che senso, uno stigma?«Chiedere quel prestito dà ai mercati il segnale che sei con l'acqua alla gola».Si diceva che il M5s avrebbe barattato con il Pd il sì al Mes con la revoca della concessione ai Benetton. «Fantapolitica».Poi a Palazzo Chigi è arrivata la controproposta di Aspi: restano gestori, ma con meno del 51%. Sempre di compromesso con le posizioni del Pd si tratta, no?«I compromessi vanno evitati. Bisogna restare rigidi. Mi sembra che finora il M5s sia stato fin troppo generoso con il Pd. Queste sono linee rosse che non vanno superate, anche per non offendere le 43 vittime di Genova».Giuseppe Conte rinvia il passaggio parlamentare sul Mes. Vuol dire che lo temete?«Conte deve tenere aperti tutti i pacchetti di aiuti, perché la negoziazione europea è complicata. E lo dimostra l'incontro con Mark Rutte di venerdì».Ma in Aula bisognerà andarci. Il M5s si spaccherà?«Io credo di no. Abbiamo una posizione chiara: se il Mes arriva in Aula, si vota contro».E così non si finirà per aprire la crisi di governo?«Diciamoci la verità: Conte è stato indicato dal M5s e non credo che manderà un provvedimento all'avventura in Aula».Che intende?«Se si ha la contezza che sul Mes non ci sono i numeri in maggioranza, il Mes non arriverà in Parlamento».Cioè, convincerete il Pd a rinunciarvi a priori?«Sì. Mi sembra che Conte sia stato chiaro: ha sempre detto che per lui il Mes è uno strumento inadeguato».Recovery fund: anche qui, soldi a rate e vincolati alle riforme chieste dalle lettere di raccomandazione di Bruxelles. In cui c'è scritto pure di introdurre una patrimoniale ed eliminare quota 100...«Ha toccato il punto fondamentale della discussione. Gli incontri bilaterali servono proprio perché ancora ci sono grandi distanze tra i Paesi frugali, che ragionano con la logica dei pacchetti condizionati, e chi vorrebbe far fare un passo avanti all'Ue».Lei che ne pensa del Recovery fund?«L'ho sempre guardato, non dico con scetticismo, ma almeno con attenzione».Con attenzione?«So che contiene gli stessi rischi che si sono portati dietro gli altri pacchetti, come il Mes. Ma ci sono anche elementi positivi».Quali?«Intanto, il fatto che pure Michel abbia confermato la dotazione di 750 miliardi. Poi, il fondo da 5 miliardi per affrontare le conseguenze della Brexit».Sì, ma non s'era detto che la Brexit sarebbe stata una tragedia per i britannici? Adesso scopriamo che 5 miliardi servono all'Europa?«Il punto è che l'uscita del Regno Unito ha contratto certi volumi d'affari nel mercato unico, oltre ad aver fatto venire meno risorse in bilancio. Questa, però, può essere una chiave per negoziare con i frugali».Perché?«Tra i Paesi più danneggiati dalla Brexit c'è proprio l'Olanda: quindi anche loro hanno bisogno di protezione».Basterà?«Il Consiglio Ue su una cosa potrebbe essere più ambizioso: è ora di fare la riforma fiscale».Quindi?«I frugali vogliono una negoziazione al ribasso? Dall'anno prossimo, allora, tutte le multinazionali che hanno sede in quei Paesi non potranno operare sul mercato unico, se non pagando una tassa unica che spalmi i benefici su tutti gli Stati membri. Sfido gli olandesi a non tentennare...».Comunque, è difficile che si chiuda un accordo entro luglio.«Questo lo sappiamo tutti».Appunto: il pericolo è che i soldi arrivino a crisi ormai esplosa.«Ha ragione. Qui bisogna capire se la Germania, cui tocca il semestre di presidenza del Consiglio, abbia davvero intenzione di fare da deus ex machina».Anche in Italia, come in Europa, sta arrivando una maggioranza Ursula, con Forza Italia a sostegno dei giallorossi?«Per quanto mi riguarda, c'è un veto totale su qualunque possibilità di dialogo con Fi. No tassativo: fu anche la condizione che imponemmo alla Lega nel 2018».Conte è in bilico? Perciò vuole aggrapparsi allo stato d'emergenza?«L'emergenza ancora esiste, perché il virus non è stato debellato».E l'incontro tra Luigi Di Maio e Mario Draghi? L'ex capo politico prepara il dopo Conte, con il quale pare sia ai ferri corti?«Non credo. Conte è stato indicato dal M5s ed è riuscito anche a mantenere un alto indice di gradimento nella popolazione. Continuiamo a lavorare con lui».Quando Di Maio ha rivendicato i successi del Movimento, ha citato tutti risultati raggiunti al governo con la Lega.«Questo è vero».Stare con il Pd allora vi danneggia? Oggi, o non si decide per non litigare, o passa la linea dei dem.«Il Pd è il partito più rappresentativo dell'establishment che esista in Italia. È ovvio che ha una capacità di penetrazione nelle decisioni difficile da contrastare».E allora?«Io rifiuto tassativamente l'idea di un'alleanza organica con il Pd. Il M5s deve dialogare sulla base dei temi con chi vince le elezioni».Scusi, ma che ci fate al governo con il partito dell'establishment?«I partiti italiani questi sono».Potevate scegliere il ritorno alle urne nel 2019.«Non si può votare ogni volta che fa comodo a un leader».Nemmeno passare sistematicamente dall'uno all'altro schieramento politico.«Infatti io trovo molto più utile lavorare su piattaforme territoriali, sulla falsariga del modello francese».Ovvero?«Blocchi ecologisti, che portino avanti una battaglia d'idee. E questo prescinde dal Pd: al massimo, si può chiedere al Pd se ci sta».Non è come il maquillage delle liste civiche alle amministrative? Si tolgono i simboli di partito, ma la sostanza non cambia.«No. Io immagino vere forme di partecipazione, che attraggano movimenti come quello dei ragazzi che scendono in piazza contro il cambiamento climatico e non si sentono rappresentati dai partiti».Il Pd ci starebbe? Parla di green deal, però sulle grandi opere ha idee diverse da quelle degli ecologisti radicali.«Una piattaforma ambientalista dal basso, però, vincolerebbe la forza dei dem d'imporre la loro linea. Il Pd ha fatto green washing, ma poi su queste cose resta un partito centrista e d'establishment».Alle regionali, intanto, nessun accordo con il Pd?«Il Pd ha candidati lottizzatori di potere, legati a meccanismi che noi abbiamo sempre combattuto. Pensi a Vincenzo De Luca».In Toscana potrebbe esserci un secondo turno. Apparentamenti vietati, ma su chi fareste confluire i vostri voti?«Non credo si arriverà al secondo turno».Prima parlava di Stati generali del Movimento.«Andavano fatti già l'anno scorso. Siamo in estremo ritardo. Per questo motivo è così poco chiaro l'atteggiamento del Movimento 5 stelle rispetto alle regionali».Chi è che li blocca? Il Covid sembrava un po' un pretesto.«Nessun pretesto. Senza epidemia, non si sarebbe potuto rinviare fino a questo punto. E ora bisogna accelerare di nuovo».
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Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)