2021-02-10
Il mentore di Conte al corso Lgbtiq+ indottrina via Zoom gli avvocati
La «lectio magistralis» di Guido Alpa all'evento che il Consiglio nazionale forense ha organizzato con le sigle del mondo genderA leggere il programma del corso sembra di trovarsi davanti a una caricatura. Si chiama proprio così: «Corso sull'inclusione delle persone Lgbtiq+ e di origine etnica e “razziale" diversa da quella della maggioranza». A parte la burocratica farraginosità del linguaggio, qualcuno potrebbe addirittura pensare che il titolo sia razzista. Il riferimento alla «origine razziale diversa», in effetti, è un bel salto negli anni Trenta. Sospettiamo, tuttavia, che gli attivisti «per i diritti» non avranno nulla da ridire su questa bella iniziativa del Consiglio nazionale forense, che ridefinisce il già labile confine tra formazione e rieducazione.Il corso in questione si terrà, via Zoom, dall'11 febbraio al 29 aprile. Si rivolge ai professionisti del foro, privati e istituzionali, ai quali fornirà ben 18 crediti formativi (garantiti a chi frequenterà almeno l'80% delle lezioni). L'organizzazione è a cura del Consiglio nazionale forense, che per l'occasione si avvale di importanti collaborazioni. Partecipano infatti la sorosiana Asgi (Associazione studi giuridici sull'immigrazione), l'Unar (cioè l'ente antirazzismo della presidenza del Consiglio), l'associazione Parks fondata da Ivan Scalfarotto (dei cui servizi si avvalgono aziende di rilevanza mondiale e multinazionali) e l'immancabile Rete Lenford, cioè l'organizzazione che negli ultimi anni ha seguito le più rilevanti battaglie arcobaleno (tra cui quelle per il riconoscimento dei figli avuti tramite utero in affitto). Insomma, si tratta di un evento di altissimo profilo, che rinsalda ulteriormente i già idilliaci rapporti tra le istituzioni pubbliche e i militanti pro migrazione e pro Lgbt. Anche i singoli incontri, manco a dirlo, sono di grande livello. La giornata dell'11 febbraio è dedicata a «La difesa dei diritti fondamentali ed il ruolo dell'avvocatura». Tra le attività previste: «Presentazione generale delle problematiche legate alla discriminazione con un focus specifico su orientamento sessuale, identità di genere ed origine etnica/razziale come fattori di discriminazione. Analisi degli aspetti positivi dell'inclusione, delle possibilità di valorizzazione delle differenze in ambito professionale e delle competenze che è necessario sviluppare».Capito? È «necessario», al giorno d'oggi, «valorizzare le differenze» sul luogo di lavoro, mettere in luce gli «aspetti positivi dell'inclusione». Il 4 marzo, invece, ci sarà un meraviglioso «focus sugli aspetti linguistici della discriminazione e dell'inclusione e sugli stereotipi incorporati nel linguaggio». Beh, insomma, mica si possono evitare le lezioni di neolingua, no? Il primo aprile, ma chiaramente non è uno scherzo, agli avvocati saranno sottoposti «approfondimenti sull'identità di genere e sul percorso di transizione».Tutto stupendo: da questo corso usciranno principi del foro politicamente correttissimi, attentissimi alle differenze, sensibilissimi all'inclusione e in grado di parlare come si conviene di questi tempi, utilizzando i pronomi giusti per indicare le persone transgender. Questi professionisti così preparati potranno poi gettarsi a capofitto nella mischia, e saranno in grado di supportare nel modo migliore la causa del popolo Lgbt, magari proprio facendosi valere nei tribunali, cioè nei luoghi in cui si ottengono i «diritti» che il nostro Parlamento medievale ancora nega.Va detto che, ormai, alla tiritera ideologica siamo fin troppo abituati. Non ci stupisce nemmeno che in queste operazioni rieducative siano coinvolte le istituzioni pubbliche. Di fatto lo scopo dichiarato di enti come l'Unar è proprio quello di fare propaganda a spese dei cittadini. Certo, fra qualche anno vedremo i risultati di tutto questo incessante lavorio, che si tradurrà nella creazione di gabbie mentali impossibili da aprire.Nel caso del Consiglio nazionale forense, tuttavia, c'è un prezioso elemento in più, una perla che rende l'intero evento decisamente imperdibile. Le attività dell'11 febbraio, infatti, saranno aperte da un'ospite d'eccezione: il celebre avvocato Guido Alpa, docente all'Università di Roma La Sapienza e presidente emerito del Cnf. Esatto, è proprio lui: il mentore di Giuseppe Conte. Alpa fu tra i commissari del concorso con cui Conte ha vinto la cattedra di professore ordinario presso l'Università di Caserta. L'anno era il 2002, e in quel periodo Giuseppi e il suo maestro condividevano lo stesso studio. Conte ci tenne a precisare che il loro rapporto era quello di «due inquilini», e che il loro legame si limitava a «una semplice condivisione della segreteria e del numero telefonico, ma con distinte attività professionali e in spazi diversi».Comunque sia, la presenza di Alpa – uno dei più stimati giuristi italiani – conferisce all'iniziativa Lgbt un notevole prestigio. Un tempo i corsi sull'inclusione si organizzavano giusto nei circoli Arci. Oggi, invece, godono della massima pubblicità e attirano personalità di rilievo. E, soprattutto, sono sponsorizzati dalla presidenza del Consiglio tramite l'Unar. Chissà, forse un giorno anche il caro Giuseppi verrà invitato a tenere una lectio magistralis, forte delle competenze acquisite guidando la maggioranza giallorossa.
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