2019-04-06
Il Mef insiste e frena i rimborsi agli sbancati
Giovanni Tria: «Stiamo cercando le norme più adatte per pagare tutti». Lunedì incontro fra il premier e i risparmiatori, martedì cdm decisivo Ci sarebbe l'accordo con l'Ue: automatismi soltanto per chi ha un reddito sotto i 35.000 euro all'anno. Coinvolto il 90% dei truffati.Sbancati ancora in ansia: la sorte dei danneggiati dalle crisi bancarie si chiarirà infatti solo nei primi due giorni della prossima settimana. Lunedì è previsto l'incontro del premier Giuseppe Conte con le associazioni dei risparmiatori; mentre martedì si terrà il cdm che dovrebbe licenziare (tutti insieme) il Def, il decreto Crescita (inclusa la parte sulle banche) e lo sblocca cantieri.Per tutta la giornata di ieri, fonti anonime del Mef hanno diffuso voci e numeri (incerte le prime, non esaustivi i secondi) su chi, quando e quanto verrebbe effettivamente risarcito, se passasse la soluzione più gradita all'Ue, con cui Giovanni Tria e i suoi sono in contatto costante. Secondo queste voci, l'accordo raggiunto con Bruxelles porterebbe a una copertura di circa il 90% dei danneggiati, e questa sarebbe - di per sé - una buona notizia. Ma attenzione: quanti di questi sarebbero risarciti immediatamente? Quanti invece dovrebbero essere sottoposti a uno scrutinio occhiuto? In modo non ufficiale, dal Mef trapelano versioni differenti. Secondo una prima ricostruzione, se passasse l'accordo Mef-Ue sarebbero risarciti i risparmiatori entro un certo tetto di reddito (35.000 euro annui) o con un certo patrimonio immobiliare (soglia francamente bassina: 100.000 euro). Sempre secondo questa prima versione, gli interessati otterrebbero il 30% del prezzo delle azioni e invece quasi integralmente (fino al 90-95%) quello delle obbligazioni. Secondo un'altra versione del Mef, le cose sarebbero ancora diverse dal punto di vista metodologico. Sotto la soglia di reddito che abbiamo appena indicato, ci sarebbe un automatismo. Sopra quel tetto, Bruxelles chiederebbe invece un'analisi di ogni singolo caso prima di procedere al risarcimento. Notoriamente, Margrethe Vestager e Valdis Dombrovskis vorrebbero la certezza della «vulnerabilità» dell'investitore danneggiato, della sua non consapevolezza del livello di rischio: prova che - se richiesta caso per caso - è quasi un esercizio diabolico.Il Mef starebbe però cercando di ricondurre le ipotesi ad alcuni schemi «tipizzati», per evitare lo stillicidio dell'esame di ogni singola situazione personale. Siamo comunque abbastanza distanti dall'ipotesi di lavoro che era più cara ai grillini, e cioè a un automatismo come regola generale. Staremo a vedere: questi sono i veri nodi da sciogliere. Mentre, in termini di tecnica legislativa, appare assodato che, per modificare una norma della legge di bilancio, occorra un intervento di pari grado (a sua volta legislativo), e non basti un puro e semplice decreto attuativo. Certo, resta una perplessità di fondo, più volte manifestata dalla Verità. Il governo sembra continuare a comportarsi come se la sentenza della Corte di giustizia Ue su Tercas non fosse mai arrivata. E invece c'è stata, e avrebbe potuto (dovuto) indurre Roma a maggior coraggio: se perfino la Corte Ue attesta che il comportamento - allora - della Commissione Ue verso l'Italia fu illegittimo, perché non tentare - adesso - di giocare all'attacco sui rimborsi? Perché consegnarsi ancora una volta ai veti di Dombrovskis e ai paletti della Vestager? Ma per ora la prudenza e i timori di Tria sembrano aver avuto la meglio. Quanto al dibattito politico, ieri il primo a sbuffare sull'ennesimo rinvio è stato Matteo Salvini: «Ci sono troppi dossier rinviati per i miei gusti. A me piace affrontarle le cose: o è sì o è no, o è bianco o è nero». E ancora: «Sui rimborsi per i risparmiatori bisogna fare bene e fare in fretta. È già passato troppo tempo. Conte ha detto “faccio io": e allora lo faccia, ha la mia fiducia». Pure Luigi Di Maio, che già l'altra sera si era affannato a veicolare ai media il racconto di un suo braccio di ferro con Tria, ieri ha insistito: «I truffati dalle banche li dobbiamo risarcire senza arbitrati, lodi o giudici, visto che già ne hanno passate abbastanza». Peccato però che le indiscrezioni che vengono dal Mef, come abbiamo visto, non siano esattamente o completamente convergenti con questo auspicio. Quanto a Giovanni Tria, a margine dell'Eurogruppo ha ribadito la sua ben nota posizione ultra cauta: rimborsare sì, ma secondo le norme. E non sappiamo se gli abbia giovato (o se sia stato un piccolo bacio della morte) il grande complimento che gli ha indirizzato il commissario Pierre Moscovici, che ha parlato di lui come «dell'uomo giusto al posto giusto». Si tratta di capire «giusto» per chi: se per Bruxelles o per i gialloblù. In ogni caso Tria ha aggiunto: «Presenteremo lunedì le norme che abbiamo scritto». E ancora: «Nel governo non ci sono posizioni differenti: stiamo cercando la norma più adatta per pagare tutti. Ovviamente bisogna pagarli secondo le regole, perché altrimenti non si possono pagare. Tutto lì». E ancora. «Vogliamo pagare tutti, quindi bisogna fare in modo che possano essere pagati nel più breve tempo possibile». Poi, alla domanda se si senta attaccato nella sua stessa maggioranza, il ministro ha fornito una risposta piuttosto evasiva: «Non mi sento niente, andiamo avanti tranquillamente».Ultimo protagonista, ma non ultimo per importanza, il premier Giuseppe Conte: nel cdm dell'altra sera «c'è stato un confronto sereno, perché tutti quanti avevamo le idee chiare: abbiamo 1 miliardo e mezzo da sbloccare nel limiti delle regole europee. Quando vedo qualche ricostruzione, sorrido». E infine, una via di mezzo tra una battuta e un lapsus di renziana memoria: «Il ministro Tria è a Bucarest e si sta confrontando seriamente con i nostri partner. Deve stare sereno».
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