2021-07-03
Il «Corriere» alla Meloni: per ripulirti mena i fasci
Ernesto Galli della Loggia (Getty images)
L'editorialista del «Corriere», piccato dalle critiche della Meloni, rimpiange gli anni di piombo. E ingiunge alla leader di Fdi di dare prova di antifascismo organizzando picchiatori contro le frange più estreme della destra. È il livello degli intellò democratici di oggiPer dimostrare che si è antifascisti, bisogna picchiare i fascisti. Non è una battuta, è il suggerimento del principe degli editorialisti del Corriere della Sera, un tempo quotidiano che dava voce ai moderati italiani, oggi testata che il diritto di parola lo concede solo a Walter Veltroni, a Roberto Saviano e a Milena Gabanelli, ossia ai rappresentanti dell'intellighenzia di sinistra. A questa appartiene anche il professor Ernesto Galli della Loggia, stimato editorialista che nel proprio curriculum tiene a far sapere di non essere mai stato comunista, anche se per anni votò proprio comunista. È forse per questo, per il ricordo dei bei tempi andati, delle bandiere rosse e del servizio d'ordine di Botteghe Oscure, che ieri, infastidito da una risposta a un suo precedente articolo, dall'alto della sua cattedra di storia dei partiti e dei movimenti politici, Galli della Loggia ha impartito dalle pagine del Corriere una lezione a Giorgia Meloni. Come si fa a prendere le distanze dai fascisti? Semplice, ha scritto l'esimio opinionista: basta «menarli». Testuale e ribadito più volte nella risposta a una lettera della leader di Fratelli d'Italia.Tutto nasce dal risultato elettorale francese, dove Marine Le Pen, nonostante i buoni risultati al primo turno delle elezioni regionali, al secondo non ha toccato palla. La sconfitta deve aver mandato in sollucchero il professore, il quale ha deciso di vergare un editoriale per dare istruzioni di bon ton alla destra italiana. «Se ne faccia una ragione una leader intelligente e capace come Giorgia Meloni: non si governa l'Italia se si è reticenti su questo punto (…) Qui non si tratta di aderire ad alcuna vulgata antifascista. Che cosa ha rappresentato il fascismo nella storia d'Italia, da dove esso veniva e che cosa proponeva, se è stato o non un regime totalitario o piuttosto autoritario». Insomma, Galli nel suo fondo esigeva che Meloni, pur essendo nata nel 1977, cioè quando gli autonomi mettevano a ferro e fuoco Bologna tanto da indurre Francesco Cossiga a mandare i blindati, prendesse le distanze da quello che era accaduto quaranta anni prima. A questo punto, la presidente del Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei ha preso carta e penna e si è lamentata con il direttore dell'ennesima richiesta di abiura del fascismo, risentita perché ogni volta a lei e a lei sola (non cioè agli eredi di storie politiche che diedero vita ad altri sanguinari regimi) è richiesto di sottoporsi agli esami del sangue, per accertare il tasso di antifascismo che circola nelle sue vene. Non lo avesse mai fatto, perché la replica della leader di Fratelli d'Italia ne ha suscitato una ancor più piccata di Galli della Loggia il quale, infastidito dalle obiezioni, si è stupito del fatto che Giorgia Meloni abbia sentito il bisogno di rispondere, quasi che il diritto di ribattere alle critiche non sia consentito di fronte a giudizi che, evidentemente, il professore ritiene inappellabili.Ma a parte il disappunto dell'editorialista che vede contestate le sue tesi (manco fosse il marchese del Grillo e non un Pollo del Balcone…), il meglio l'editorialista piccato lo ha dato nel finale della sua replica, allorquando, giudicando insufficienti le svolte di Fiuggi e le prese di distanza dal fascismo, ha suggerito una soluzione. «In certe circostanze per smentire il passato non servono le parole. Servono i fatti». Bene, e quali fatti dovrebbe compiere Giorgia Meloni per vedersi riconosciuto che non è mai stata fascista? E qui arriva il bello. «Alle manifestazioni del Partito comunista o della Cgil cominciarono a intervenire sempre più spesso gruppi di extraparlamentari di sinistra (…) cercando di impadronirsi di quelle manifestazioni. Bene: sa quale fu la reazione del Pci? Diede istruzione al suo servizio d'ordine di allontanarli con le buone o le cattive. E siccome le buone maniere di rado sono efficaci, in sostanza di menarli. Non sono metodi eleganti, d'accordo, ma le garantisco che politicamente sono efficaci». Abbiamo capito male la lezione del docente di storia dei partiti e dei movimenti politici? No, abbiamo capito benissimo, prova ne sia che Galli della Loggia ripete il concetto: «Vede presidente Meloni: basterebbe che al prossimo comizio lei preghi qualche decina di suoi giovani iscritti di tenersi pronti, e appena arrivano quelli di Forza Nuova o di CasaPound li mandino via». Come? «Nel modo più convincente: a botte». Ecco, per essere accettata dagli antifascisti, la leader di Fratelli d'Italia dovrebbe disporre di un manipolo pronto a fare andare le mani. Accidenti, come sono democratici questi intellettuali democratici. Per non essere considerati fascisti, bisogna disporre di squadracce. Il problema forse non è, come scrive Galli della Loggia, la qualità della nostra destra rispetto a quella francese, ma la qualità dei nostri intellettuali, che si ergono a maestri di pensiero, ma purtroppo sono maestri di cattivi pensieri e la storia, dei partiti e dei movimenti politici, la dovrebbero ripassare. Ps. Ma il giornale su cui si scrivono queste cose è il Corriere o l'Unità?