2019-05-25
Il leader dei magistrati moderati: «Troppi pm fanno attività politica»
Marcello Viola favorito al vertice della Procura di Roma. Le toghe rosse si mettono di traverso, Repubblica s'allinea: «Con lui tornerà il porto delle nebbie». Per il segretario di Mi, ex consigliere del Csm e procuratore aggiunto a Roma Antonello Racanelli il problema sta nei colleghi: «Si sono schierati». Ecco l'intervista.La probabile nomina del procuratore generale di Firenze Marcello Viola al vertice della Procura di Roma sta mandando in crisi magistrati e giornalisti sedicenti progressisti. Viola, già allievo di magistrati come Rocco Chinnici e Paolo Borsellino, nonché ex pm Antimafia a Palermo e Trapani (dove è stato procuratore), appartiene infatti a Magistratura indipendente, la corrente moderata delle toghe, e si contende la prestigiosa poltrona con Franco Lo Voi (procuratore di Palermo, pure lui di MI) e Giuseppe Creazzo (a capo degli inquirenti fiorentini ed esponente di Unicost, raggruppamento centrista delle toghe). Giovedì, nella quinta commissione del Csm, competente sulla nomina dei dirigenti degli uffici giudiziari, Viola ha preso quattro voti, Lo Voi uno (dal consigliere del gruppo di sinistra) e uno Creazzo. Gli attacchi alla candidatura di Viola stanno infastidendo non poco Antonello Racanelli, segretario nazionale di Mi, ex consigliere del Csm e oggi procuratore aggiunto di Roma.Racanelli, oggi un importante quotidiano ha scritto che la scelta di Viola nasconderebbe una volontà di ritorno al «porto delle nebbie», come venne definita tanti anni fa la Procura di Roma…«Sono rimasto veramente sorpreso stamattina nel leggere l'articolo di Liana Milella su Repubblica. L'ho trovato francamente inqualificabile e animato da un forte pregiudizio ideologico. E non è la prima volta. Affermare in particolare che la Procura di Roma rischi di ritornare a essere considerata “il porto delle nebbie" è un'affermazione priva di qualsiasi fondamento e offensiva nei confronti della professionalità e dell'onestà intellettuale di tutti i colleghi che hanno fatto domanda per l'incarico di procuratore capo e dei colleghi in servizio in Procura».Secondo alcuni cronisti sembra che a Roma la bruma si sia diradata solo nei 7 anni di reggenza di Giuseppe Pignatone, andato in pensione lo scorso 8 maggio…«Indubbiamente la gestione del procuratore Pignatone è stata molto positiva e proficua per la Procura. Però, e lo dico sulla base dei miei quasi 20 anni di permanenza nella Procura capitolina, la vecchia nomea di porto delle nebbie era già scomparsa con le gestioni dei procuratori Salvatore Vecchione e Giovanni Ferrara».Si legge, sempre su Repubblica, che i magistrati della Procura di Roma sarebbero «in allarme» per il possibile arrivo di Viola. State tremando?«Francamente non ho registrato alcun allarme, anche perché noi magistrati, forse a differenza della giornalista, siamo abituati a rispettare l'attività di un organo di rilevanza costituzionale come il Csm. Poi è fisiologico che ogni magistrato possa avere simpatie o antipatie di carattere personale, che, però, sicuramente non impediranno a ciascun sostituto di questa Procura di lavorare e collaborare con lealtà quale che sia la scelta del Consiglio».Nell'articolo si dice pure che «al Csm oggi non contano più i requisiti, ma le appartenenze». Che cosa pensa di questa asserzione?«La reputo particolarmente grave e ritengo che sia doveroso da parte del vicepresidente David Ermini replicare, per difendere il prestigio e la funzione del Csm. Certamente anche noi di Mi in più occasioni abbiamo espresso critiche nei confronti di alcune decisioni, ma sempre rispettando l'istituzione. Peraltro, in questo modo, si interviene su una procedura non ancora completata, con il chiaro intento di voler influire sulla libera determinazione che spetterà ai consiglieri del Csm. E questo non mi appare molto corretto».Sta sostenendo che La Repubblica vuole scegliersi il procuratore di Roma?«Dal tenore dell'articolo sembrerebbe di sì e non solo il procuratore di Roma».Conosce Viola? Che tipo di magistrato è?«Lo conosco e lo stimo come persona e collega di grande professionalità. Per altro anche i procuratori Creazzo e Lo Voi sono colleghi di grande esperienza e spessore. Spetterà al plenum del Csm la scelta migliore».Eppure sempre Repubblica scrive che con la sconfitta di Lo Voi finirà anche la lotta alla mafia a Roma…«Questa è decisamente un'affermazione del tutto gratuita anche perché da quanto mi risulta il procuratore Viola si è occupato per molti anni di criminalità organizzata».Ci conferma che l'ex procuratore Pignatone e addirittura il Quirinale facessero il tifo per Lo Voi?«Su questo non sono grado di rispondere».Secondo lei nel plenum di giugno reggerà la convergenza tra Mi e i vostri fratellastri di Autonomia e indipendenza, la corrente fondata da una vostra costola da Piercamillo Davigo?«Non credo che possa accadere il contrario, perché normalmente in scelte così delicate i componenti delle commissioni condividono il loro voto, previo confronto, con i colleghi dei rispettivi gruppi».Quali sono le principali caratteristiche di Viola che lo hanno fatto individuare come candidato migliore?«Penso, ma è solo una mia deduzione, che siano stati presi in considerazione il suo percorso professionale, la sua attività in vari e differenti uffici e anche le sue qualità di persona capace di fare squadra e di dialogare con i colleghi».Dicono che Mi su questa nomina abbia voluto bruciare i tempi…«Da notizie di stampa si deduce che sia stata la presidenza della Repubblica a sollecitare il Csm a velocizzare i tempi e, per altro, durante un recente plenum è stato il vicepresidente Ermini a raccomandare testualmente una “nomina celere, molto celere"».Alcune inchieste romane, in particolare quelle su Consip, sul segretario del Pd Nicola Zingaretti, sui finanziamenti alla Lega e sulla giunta della sindaca grillina Virginia Raggi, sono state trattate dai media in modi molto diversi. È colpa dei magistrati o della stampa che seleziona alla fonte le notizie?«Ritengo doveroso non esprimere giudizi su inchieste dell'ufficio al quale appartengo, ma posso dire che il rapporto giustizia-informazione merita un'attenta riflessione e riconsiderazione».In quasi 30 anni di carriera che idea si è fatto del rapporto tra toghe e cronisti?«Secondo me, anziché pensare a separare i pm dai giudici, bisognerebbe separare i pm dai giornalisti. A parte la battuta, credo che sia necessario evitare corsie preferenziali tra uffici di Procura e determinate testate giornalistiche anche in ossequio al codice deontologico dei magistrati».Quanto contano le correnti delle toghe nell'Italia gialloblù?«Contano quanto contavano prima, anche se indubbiamente all'interno della magistratura ci sono, per fortuna, importanti segnali di cambiamento».Una parte di suoi colleghi è terrorizzata da quelli che identifica come nuovi barbari al governo.«Io francamente non vedo nuovi barbari all'orizzonte e reputo che, comunque, i colleghi debbano astenersi dall'intervenire su questioni politiche, come purtroppo è successo e succede, specie da parte di un gruppo ben definito della magistratura, e lasciare che ciascuno faccia il proprio mestiere».Sta parlando della corrente di sinistra Md?«Indubbiamente negli ultimi mesi Md, secondo il mio punto di vista, è spesso intervenuta in maniera inopportuna su tematiche squisitamente politiche, sulle quali io ritengo che il singolo magistrato, come cittadino, possa anche prendere posizione, ma che i gruppi organizzati non lo debbano fare».A che cosa si riferisce?«Parlo in particolare del tema dell'immigrazione. Personalmente penso che la gestione della politica migratoria vada riservata al Parlamento e al governo. Senza invasioni di campo».È un caso che il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, che ha iscritto sul registro degli indagati il ministro Matteo Salvini e che ha fatto sbarcare i migranti, sia di Md?«Trattandosi di una vicenda specifica, preferisco non rispondere, però posso dire che occorre massimo rispetto sia per l'attività della magistratura, che per quella della politica».Alcune toghe hanno levato gli scudi anche contro la legge sulla legittima difesa. Lei che cosa ne pensa?«Personalmente non ho approvato l'eccesso di critiche sulla riforma e in ogni caso bisogna essere rispettosi delle scelte parlamentari».Con questo governo è aumentato il rischio di lottizzazione dei Tribunali rispetto ai tempi del Csm targato Pd?«Assolutamente no».Che differenza c'è tra un magistrato di Mi e uno di Md? A sentire qualcuno di questi ultimi, la stessa che c'è tra Male e Bene…«In una battuta posso dire che, avendo assistito all'ultimo congresso di Md, ho avuto l'impressione di trovarmi alla convention di un partito d'opposizione. Ho sentito discorsi che esprimevano critiche oltre che sulla politica migratoria, anche su quella economica. Ho udito con le mie orecchie una collega fare rilievi dal palco sul reddito di cittadinanza. Ma che cosa c'entra quella misura con la giustizia?».Che mi dice del dibattito sull'abolizione dell'abuso d'ufficio proposta da Salvini?«Non ho una risposta precisa, ma oggi ho letto un'interessante intervista del presidente emerito della Corte costituzionale, Cesare Mirabelli, che non considera un tabù la modifica della norma. Offro un solo dato: abbiamo numerosissime indagini per questo reato, pochi processi e ancora meno condanne definitive. Evidentemente occorre riflettere su un'eventuale riforma».Mi risulta che un magistrato, due giorni fa, interrogato sul proiettile inviato a Matteo Salvini, abbia risposto ad alcuni giornalisti dicendo: «Dovrebbero mandargliene di più».«Se fosse vero sarebbe estremamente grave. E mi preoccuperebbe che anche al nostro interno possa prevalere un linguaggio d'odio e che, soprattutto, si rischi di perdere di vista il nucleo fondante della democrazia e cioè il rispetto della sovranità popolare al di là delle proprie opinioni personali».