- Martina, fondatrice della prima fetish boutique di Milano, Sexsade: «Mentre tutti si spogliano, la vera sensualità e rivestirsi».
- Il connubio tra lattice e alta moda inizia con Vivienne Westwood negli anni Sessanta, per poi tornare nelle collezioni autunno/inverno 2020 di Balmain e Saint Laurent Paris.
- Dal marchio che ha creato i costumi dell'ultimo video di Lady Gaga, al brand più amato da Vogue.
Martina, fondatrice della prima fetish boutique di Milano, Sexsade: «Mentre tutti si spogliano, la vera sensualità e rivestirsi». Il connubio tra lattice e alta moda inizia con Vivienne Westwood negli anni Sessanta, per poi tornare nelle collezioni autunno/inverno 2020 di Balmain e Saint Laurent Paris. Dal marchio che ha creato i costumi dell'ultimo video di Lady Gaga, al brand più amato da Vogue. Lo speciale contiene tre articoli e gallery fotografiche. Sono passati quasi dieci anni da quanto Ryan Murphy - celebre creatore di serie televisive quali Nip/Tuck, Glee e American Crime Story - diede vita a una serie antologica in cui lo spettatore si trovava ogni anno catapultato in un diverso universo dell'orrore. Ci siamo così trovati a seguire le avventure di un circo (o meglio di un freak show), dei pazienti di un manicomio nel secondo dopoguerra e persino di una scuola per streghe nascosta nella moderna New Orleans. La prima stagione di American Horror Story - debuttato nel 2011 - segue invece le avventure della famiglia Harmon, appena trasferitasi in una casa decisamente particolare. Tutte le anime che muoiono tra quelle mura vi rimangono infatti intrappolati per l'eternità. Tra i tanti personaggi comparsi nella serie, uno dei più emblematici è forse l'uomo di gomma: una figura misteriosa coperta da una tuta di latex che è anche protagonista della campagna pubblicitaria per la serie. Chi avrà visto la serie saprà bene chi si nasconde dietro quel completo, ma per molti il suo «costume» è ancora il più spaventoso e al contempo affascinante di tutte le stagioni. Lo stesso Murphy, che si era ispirato a un vecchio volume anni Settanta sulle pratiche sadomaso, ha definito l'uomo di gomma «fuori da questo mondo». Come è allora possibile che a distanza di dieci anni, il latex da elemento taboo (che ben si presta a una serie horror) sia finito sulle passerelle parigine? Lo abbiamo chiesto a Martina, fondatrice della boutique milanese Sexsade. Il suo negozio, aperto con l'amica Arianna ben 22 anni fa, è un paradiso per le donne. «La nostra clientela è quasi totalmente femminile» ci spiega mentre facciamo un giro per la boutique. «Non abbiamo nulla contro gli uomini, ma il nostro obiettivo è sempre stato quello di creare un luogo dove una donna si senta a suo agio e possa esplorare la sua sessualità in tutta tranquillità, sentendosi capita e consigliata». Sexsade offre infatti una vasta gamma di prodotti che vanno da abiti anni Cinquanta ad accessori per il bondage. «Le nostre clienti sono donne diverse, di età diverse. Qui c'è qualcosa per tutte». Al piano superiore della loro «fetish boutique» è possibile trovare una vasta selezione di abbigliamento e accessori in latex e vinile. «Il segreto del latex è che non è un prodotto di nicchia. In tanti vogliono provarlo, almeno per una volta». E non solo in camera da letto. Ricordiamo tutti la tutina rossa di una giovanissima Britney Spears nel video di Oops I did it again, oppure i costumi del film del 1976 Maîtresse, disegnati da Karl Lagerfeld. Insomma, il connubio moda e latex non è così recente come può sembrare. Persino le modelle aliene in passerella per Moschino erano vestite Sexsade. «Tutti i capi in latex nella sfilata di Jeremy Scott venivano dal nostro negozio» ci racconta Martina mentre sistema alcuni capi coloratissimi. Guanti, calze, gonne, leggings e abiti. Il latex si presenta in ogni declinazione e ha ormai superato i confini della camera da letto, colorandosi di tinte pastello e dando vita a un look provocante, ma mai volgare. «In un mondo in cui tutti si spogliano, coprirsi può diventare la cosa più sensuale al mondo» commenta Martina. Che il segreto del suo successo sia davvero questo?
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Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
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Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.