2023-12-09
Il governo «sistema» la manovra: sulle pensioni va incontro ai medici
Dopo il pressing della «Verità», l’esecutivo presenta un emendamento che limita i tagli solo agli statali che decidono di lasciare in anticipo il lavoro. Premi invece per dottori e infermieri che rinviano l’addio.L’emendamento alla manovra presentato dal governo in Commissione bilancio del Senato ammorbidisce, e di molto, il taglio delle pensioni di medici, infermieri, maestri, dipendenti comunali e ufficiali giudiziari: noi della Verità siamo stati tra i primissimi a segnalare il problema, e ora l’esecutivo, dopo le tante dichiarazioni in merito della scorsa settimana, mette nero su bianco la (mezza) retromarcia. La soluzione trovata è questa: «La riduzione del trattamento pensionistico», si legge nel testo dell’emendamento, «è applicata in sede di liquidazione solo nei casi delle pensioni anticipate. Le disposizioni non si applicano a coloro che maturano i requisiti entro il 31 dicembre del 2023 e nei casi di cessazione dal servizio per raggiungimento dei limiti di età. Dirigenti medici e sanitari del Servizio sanitario nazionale nonché gli infermieri possono presentare domanda di autorizzazione per il trattenimento in servizio anche oltre il limite del quarantesimo anno di servizio effettivo e comunque non oltre il settantesimo anno di età». Dunque, le pensioni di vecchiaia sono salve, non solo per i medici ma anche per maestri, ufficiali giudiziari e dipendenti comunali, cioè le altre categorie coinvolte dal taglio dall’articolo 33 della manovra. Mentre chi sceglie di andare in pensione anticipata dovrà accontentarsi dell’assegno «sforbiciato» del 25%. Ma per medici e infermieri, c’è un’altra agevolazione: chi va in pensione anticipata dal 2024 (con 42 anni e 10 mesi di contributi) ha il taglio è ridotto di un 36esimo per ogni mese in più di lavoro. Quindi si azzera in tre anni. La novità introdotta dall’emendamento, in sostanza, va anche nella direzione di incentivare medici e infermieri del Sistema sanitario nazionale a restare in servizio il più possibile: «Uno dei grandi mali della sanità italiana», dice alla Verità Ylenja Lucaselli, capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione bilancio alla Camera, «non è tanto l’assenza di medici, quanto il fatto che i medici della sanità pubblica vengano non solo assorbiti dal privato, ma anche dal meccanismo dei medici a gettone delle cooperative. È chiaro che in alcuni casi la pensione anticipata può essere utilizzata per andare poi comunque a lavorare da altre parti. Si prova a uniformare un trattamento che a livello pensionistico non vede tutti i medici sullo stesso piano». Il costo della riformulazione della legge di Bilancio per quel che riguardi medici, infermieri, maestri, dipendenti comunali e ufficiali giudiziari, è stimato in 9,15 miliardi negli anni (10 milioni nel 2024), a quanto emerge dalla relazione tecnica all’emendamento. Costi che saranno coperti con le cosiddette finestre di uscita, recuperando soldi dal fondo sanitario dal 2033 e riducendo gli stanziamenti del ministero dell’Economia sui rimborsi dei crediti di imposta. «Qualcosa è cambiato ma non abbastanza», dice all’Ansa il segretario nazionale di Anaao Assomed, il sindacato dei medici della sanità pubblica, Pierino Di Silverio, «mi sembra che si stiano facendo dei tentativi, ma il tempo passa e i problemi non si risolvono. Apprezziamo quanto è stato fatto in termini di intenzioni, ma non siamo vicini al traguardo e sarebbe utile aprire il confronto. Il ministero della Salute dovrebbe convocarci». «Un passo in avanti», secondo il presidente del sindacato dei medici Cimo-Fesmed, Guido Quici, «c’è ancora, però, molto da fare al momento il sindacato conferma le giornate di sciopero previste il prossimo gennaio, a meno che il ministro della Salute non ci convochi e si inizi, da subito, a parlare della finanziaria 2025. L’emendamento», aggiunge Quici, «è un importante passo in avanti e scongiura iniquità incredibili. In realtà avevamo chiesto l’abolizione dell’articolo 33 (quello relativo al taglio delle pensioni, ndr), ma i diritti acquisiti alla fine di quest’anno e le pensioni di anzianità sono salvaguardati. Il risultato è trattenere in servizio i medici il più a lungo possibile, ma ci sono aspetti che non convincono». «Non possiamo non riconoscere quanto la nostra battaglia, quella degli infermieri italiani, finalmente combattuta al fianco dei medici», commenta Antonio De Palma, presidente del Nursing Up, uno dei sindacati nazionali degli infermieri, «abbia in poco tempo lasciato il segno e fatto breccia nel muro della politica. Apprezziamo il fatto che l’esecutivo abbia quindi deciso di modificare l’articolo 33 sul possibile taglio delle pensioni, addolcendone l’impatto, significa che la nostra protesta ha prodotto degli effetti, ma approfondendone i contenuti non possiamo esserne ancora soddisfatti. È necessario escludere senza mezzi termini infermieri e medici dall'applicazione della tagliola pensionistica. Continueremo accanto ai medici nella nostra serrata lotta arrivando se necessario e come annunciato a ulteriori giornate di sciopero nel mese di gennaio. Siamo sconcertati», aggiunge De Palma, «di fronte a ipotesi come quella che prevede la possibilità che un infermiere possa restare, anche se di propria volontà, in servizio fino a 70 anni». Va sottolineato che il governo, pure in una contingenza economica così difficile, ha trovato una soluzione di compromesso che va incontro alle esigenze delle categorie di dipendenti pubblici interessate da questa norma.
«The Iris Affair» (Sky Atlantic)
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