2020-01-19
Il dito del cuneo fiscale e la luna delle tasse
Ieri, in vista delle prossime elezioni regionali che per il governo rischiano di rivelarsi esiziali, la maggior parte della stampa dava notizia in prima pagina del mini taglio al cuneo fiscale e contributivo. «Bonus di 100 euro, sgravi per 16 milioni di dipendenti», titolavano in molti. In realtà era sufficiente leggere gli articoli nelle pagine interne per rendersi conto che lo sgravio sarà assai più leggero di quel che il governo dice. Per i redditi fino a 28.000 euro lordi ci sarà un vantaggio di 20 euro al mese rispetto a prima, mentre da quella soglia e fino a 35.000 euro i 100 lordi promessi scenderanno gradualmente, fino ad azzerarsi quando si arriverà alla soglia di 40.000 euro di stipendio lordo annuo. Insomma, (...)(...) la tanto annunciata manovra di riduzione delle tasse in realtà si rivela poco più di una mancia. Fin qui la notizia sbandierata con tanto di gran cassa a mezzo stampa. Tuttavia, sulla prima pagina di un quotidiano c'era anche un altro titolo, assai meno tranquillizzante di quelli dei giornali mainstream. Italia Oggi infatti strillava un secco allarme: «Tasse occulte in manovra». Sottotitolo: «Nella legge di bilancio 2020 e nel decreto fiscale sono stati nascosti più di 6 miliardi di nuove imposte, a cominciare dalla stretta sulle compensazioni». Il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi passava in rassegna tutte le misure decise dal governo Conte, a cominciare dall'abrogazione del super-iper ammortamento per finire alla tassa sugli accessori dei tabacchi. Totale: 6 miliardi e 33 milioni. Non andrebbe meglio l'anno dopo, quando la cancellazione delle agevolazioni potrebbe raggiungere i 4,3 miliardi di imposte in più da pagare, e senza considerare la stretta sulle compensazioni. Nel caso si riaffacciasse anche il provvedimento che consente di pareggiare i debiti fiscali con i crediti, addirittura si sfiorerebbe l'incredibile cifra di 10 miliardi di tasse in più da versare nelle casse statali. Da notare che, a differenza di ciò che il governo ha sempre sostenuto, l'unificazione di Imu e Tasi non è a saldo zero, perché se quest'anno gli introiti aggiuntivi si fermerebbero a 14 milioni, per l'anno venturo il gettito previsto sfiorerebbe i 70. Nella migliore delle tradizioni dei governi delle tasse, dunque, si colpirebbero sigarette e case, dimostrando che cambiando maggioranza non cambia la tendenza a fare soldi con i soliti noti. Altro che recupero dell'evasione fiscale: a bilancio, il governo ha inserito oltre 100 milioni di nuove entrate grazie alla rimodulazione delle detrazioni. Tutto ciò altro non vuol dire se non che la «revisione» delle detrazioni agli italiani costerà di più. Ma non ci sono solo le imposte che Italia Oggi ha messo in evidenzia: ogni giorno che passa spunta una nuova gabella. Ieri ad esempio l'agenzia di stampa Ansa ha scovato l'ennesima fregatura governativa. Nella legge di bilancio è stata modificata la normativa che si paga per l'occupazione di suolo pubblico, ovvero l'imposta che è applicata ai negozi e bar per dehor, tavolini e perfino tende da sole. Le novità partiranno dal prossimo anno e con la loro entrata in vigore, spiega l'agenzia, si rischia di pagare una tassa sull'ombra di balconi e verande. «Già oggi sul cosiddetto “soprasuolo" è previsto un versamento fiscale», scrive l'Ansa, «ma prima era espressamente prevista l'esclusione per balconi e verande», che ora, con la nuova legge, non c'è più. Ad accorgersi della novità è stato l'avvocato Giuseppe Pizzonia, dello Studio Tremonti, Romagnoli, Piccardi e Associati, secondo il quale visto che l'imposta non fa più distinzione tra le tettorie di un'attività commerciale e la terrazza di un condominio, qualche comune in cerca di soldi per rimpinguare le finanze municipali potrebbe decidere di rivolgersi al contribuente per battere cassa. Il ministero ovviamente smentisce come di regola ma tra detrazioni tagliate, imposte occultate e gabelle inventate ex novo, il governo nato per evitare che le tasse aumentassero rischia di costare caro agli italiani. Perché tra il classico intervento sulle accise e quello creativo sull'ombra, il salasso rischia di far rimpiangere perfino i governi del passato, che almeno tassavano e lo dicevano, senza raccontare frottole.