2019-10-21
In Macedonia si dimette il premier Zaev. Sotto la pressione dell'Ue e delle inchieste per corruzione
True
La nervosa smentita dei procuratori conferma le ultime rivelazioni pubblicate dalla Verità sul sistema estorsivo esistente in Macedonia. L'esecutivo di Zoran Zaev avrà formalmente termine a gennaio e ad aprile 2020 nuove elezioni.Le ultime rivelazioni pubblicate domenica mattina dalla Verità sul sistema estorsivo esistente in Macedonia sotto il governo di Zoran Zaev, che proverebbero come lo stesso primo ministro gestisse direttamente gli eventi, hanno provocato nel Paese balcanico la reazione delle istituzioni giudiziarie chiamate in causa, ma soprattutto hanno contribuito a evitare che Zaev portasse a termine il suo progetto di elezioni anticipate escludendo dalla procedura l'opposizione. Secondo la legge approvata proprio per favorire l'attuale premier nel 2017, opposizione e posizione devono formare insieme per almeno cento giorni un governo ad interim che prepari la tornata elettorale. Un governo nel quale l'opposizione ottiene il fondamentale ministero degli affari interni. Premendo per le elezioni a dicembre, Zaev sperava di intrappolare l'opposizione con le loro stesse richieste di elezioni menomandola però dell'effettiva possibilità di controllo sulla tornata elettorale e sugli scottanti dossier concernenti le indagini dei presunti illeciti che lo riguardano.Il nostro articolo, nel quale spiegavamo come vi sia un'inchiesta in corso che potrebbe confermare il diretto controllo di Zaev sulle attività criminose di Boki 13 e Katica Janeva, è stato oggetto, da parte del procuratore Naum Panovski e del procuratore generale Ljubomir Joveski, di nette smentite pubbliche. Tuttavia, se nel nostro articolo si affermava che all'epoca dei fatti Vilma Ruskovska, colei che su ordine di Zaev avrebbe sbloccato un trasferimento sospetto di 750.000 euro a favore di Boki 13 da effettuarsi attraverso un'anziana pensionata, fosse a capo della procura per il crimine organizzato e che il pagamento fosse stato congelato per 48 ore, i due giudici chiamati da noi in causa, hanno solamente chiarito che Ruskovska all'epoca dei fatti era la sostituta procuratrice e che i liquidi contestati sarebbero stati congelati per diverse settimane. La nervosa smentita dei procuratori in verità conferma in pieno i fatti da noi riportati evitando però di spiegare come sia stata portata innanzi l'attività investigativa in merito ad un pagamento palesemente illegale sulla base dei più minimi standard bancari. Le istituzioni macedoni, cercando di difendere il proprio a dir poco lacunoso operato, hanno provato a smentire la portata delle nostre rivelazioni cercando di dimostrarne l'incongruenza formale senza rendersi conto che al tempo stesso non solo ne confermavano il contenuto, ma addirittura instillavano il fondato dubbio che l'avanzamento di carriera della Ruskovska sia dovuto alla riconoscenza di Zaev nei confronti di una fedele collaboratrice.Tuttavia, il momento chiave del terremoto creato si è rivelato essere un altro. Nell'arco dell'intera giornata nessuno è intervenuto né a livello politico, né tantomeno giudiziario, a smentire il fatto che Zaev in persona avrebbe ordinato lo sblocco dei fondi a favore di Boki 13 e nessuno ha spiegato come possa un'anziana pensionata in un Paese europeo tranquillamente ritirare allo sportello 750.000 euro. Per i giudici macedoni, negli eventi da noi narrati, non vi è nulla di sospetto. In tal caso rimane da comprendere perché la Procura non abbia, nei mesi passati, mai voluto rispondere alle nostre richieste di spiegazioni, formalmente inoltrate per missiva. La successione degli avvenimenti ha portato infine ieri il presidente della Repubblica Stevo Pandarovki a non favorire, durante la riunione dei leader di partito convocata presso la presidenza, l'ex compagno Zaev. Conscio del suo ruolo istituzionale, compreso che le informazioni da noi pubblicate in questi mesi sono solo la minima parte di un dossier ben più ampio comprovante la mala gestione dello Stato da parte di Zaev e compreso che le modalità dello stop all'apertura dei negoziati d'adesione è una netta sfiducia dell'Ue nei confronti dell'attuale premier e non nei confronti della Macedonia, Pendarovski ha preteso che si venissero indette elezioni anticipate rispettando le tempistiche legali. Anziché a dicembre, i cittadini potranno andare al voto ad aprile dell'anno prossimo. Una data accettata anche dall'opposizione in modo da dar la possibilità all'attuale parlamento macedone d'espletare tutti gli obblighi per l'entrata nell'Alleanza atlantica nella prima parte del 2020. Da oggi Zoran Zaev è un premier dimissionario. Il suo governo avrà formalmente termine a gennaio, ma la campagna elettorale è praticamente iniziata. Con una mossa da statista il presidente Pendarovski ha ristabilito per un attimo lo Stato di diritto, ha ridato ai cittadini macedoni la possibilità di esprimersi e al contempo ha candidato se stesso a divenire, terminato il mandato presidenziale, il leader di un partito socialista rinnovato e certamente orfano di Zoran Zaev. La comunità internazionale, le ambasciate straniere a Skopje, finalmente tirano un sospiro di sollievo.