2021-07-13
«Il governo Conte si diede poteri illegittimi»
Una sentenza del tribunale di Pisa smonta lo stato di crisi sanitaria dichiarato dall'ex premier nel gennaio 2020: è incostituzionale. Il giudice assolve due giovani sorpresi fuori casa durante il lockdown: i dpcm non possono imporre il divieto di spostamento.Lo stato d'emergenza contro la pandemia, dichiarato nel gennaio 2020 dal governo giallorosso, è stato del tutto illegittimo. Quindi, a cascata, devono considerarsi illegittimi anche i dpcm, cioè i tanti decreti del presidente del Consiglio dei ministri firmati da Giuseppe Conte per stabilire le restrizioni per il Covid. L'ennesimo schiaffo tecnico all'ex premier del governo giallorosso che oggi è assurto a leader del Movimento 5 stelle, viene dalle motivazioni di una sentenza del tribunale di Pisa che ha appena assolto con formula piena due immigrati marocchini. Ed è uno schiaffo durissimo, tanto più per un docente universitario di diritto.I due marocchini erano stati bloccati dai carabinieri il 19 marzo 2020 mentre giravano in motorino presso la stazione di Cascina, in «patente violazione» del dpcm dell'8 marzo che proibiva di uscire di casa «se non per comprovate ragioni di lavoro, salute o necessità». Mentre uno dei due imputati era subito sceso dallo scooter, l'altro non aveva rispettato l'alt dei carabinieri e s'era dato alla fuga «strusciando violentemente la fiancata dell'auto di servizio, che rimaneva gravemente danneggiata». Davanti alla richiesta di blocco delle forze dell'ordine, insomma, e sia pure provocando danni ben più modesti, l'uomo aveva reagito un po' come Carola Rackete, l'attivista tedesca che al timone della motonave Sea Watch 3 nel giugno del 2019 aveva speronato la motovedetta della guardia di finanza che le intimava di non entrare nel porto di Lampedusa con il suo carico d'immigrati. Lo scorso maggio la posizione della Rackete è stata definitivamente archiviata dai giudici di Agrigento, in quanto avrebbe agito «in stato di necessità». A Pisa, invece, il marocchino speronatore per questo reato è stato condannato a 4 mesi di reclusione per resistenza a pubblico ufficiale.La seconda parte della sentenza pisana è molto importante: un po' perché va a confermare l'orientamento di altri tribunali sui dpcm come strumento del tutto inadeguato per gestire l'emergenza sanitaria, e molto perché aggiunge il gravissimo giudizio d'illegittimità sul decreto legge che ha stabilito lo stato d'emergenza. Per la violazione al divieto di circolazione stabilito dal dpcm di Conte, infatti, lo stesso pubblico ministero pisano Massimiliano Costabile aveva chiesto l'assoluzione di entrambi gli imputati, sostenendo che «il fatto non è più previsto dalla legge come reato». Il giudice Lina Manuali ha disposto invece un'assoluzione piena, con la motivazione che il fatto non sussiste. Non soltanto perché - come avevano già stabilito tanti altri tribunali, da Roma a Reggio Emilia, da Frosinone a Verona - un dpcm è «un atto di natura meramente amministrativa», cioè una fonte legislativa di rango troppo basso da poter essere utilizzata per «stabilire un divieto generale e assoluto di spostamento», cioè qualcosa che si configura come un «vero e proprio obbligo di domicilio» e secondo il giudice pisano si pone quindi «in netto contrasto con diversi articoli della Costituzione». Ma soprattutto perché lo stato di emergenza proclamato dal governo Conte il 31 gennaio 2020 «è illegittimo in quanto non esiste alcuna legge che attribuisca al Consiglio dei ministri il potere di dichiararlo per un rischio sanitario». Secondo il giudice Manuli, non lo consente nemmeno il Codice della Protezione civile, cioè la legge 225 del 1992 che «non ha nulla a che vedere con situazioni di rischio sanitario come quella relativa al Covid»: quel Codice, invece, è stato l'atto su cui prima il governo Conte e poi l'esecutivo guidato da Mario Draghi si sono basati per dichiarare e confermare lo stato di emergenza. Il risultato è davvero grave. Perché dalla illegittimità della dichiarazione dello stato d'emergenza deriva che sono illegittimi anche il decreto legge n. 6 del 23 febbraio 2020 (intitolato «Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid-19») e poi tutti i dpcm che da quel decreto sono derivati, consentendo d'imporre il lockdown prima nelle «zone rosse» e poi nel resto d'Italia. Il giudice pisano elenca puntualmente i «preminenti costituzionalisti e presidenti emeriti della Corte costituzionale» che nel corso del tempo hanno criticato l'abuso dei dpcm per gestire l'emergenza sanitaria: Sabino Cassese, Antonio Baldassarre, Valerio Onida, Annibale Marini, Paolo Maddalena. Per ultimo, aggiunge il nome dell'attuale ministro della Giustizia, Marta Cartabia.Il tribunale di Pisa sottolinea infine che «la Costituzione non contiene alcuna disposizione che conferisca poteri particolari al governo, a eccezione dell'ipotesi in cui le Camere deliberino lo stato di guerra, come previsto dall'articolo 78». Contro tutta questa serie di paletti costituzionali e di regole precise, scrive il giudice Manuali, il 31 gennaio 2020 veniva invece conferito al governo Conte «il potere di attuare misure restrittive, molto ampio e senza indicazione di alcun limite, nemmeno temporale, con compressione di diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione quali la libertà di movimento e di riunione; il diritto di professare liberamente la propria fede religiosa, anche in forma associata; il diritto alla scuola; e il diritto alla libertà di impresa». Da quel momento, il premier nonché futuro leader grillino iniziava un profluvio di dpcm. Tutti illegittimi.
Jose Mourinho (Getty Images)