2020-12-06
Il governo bombarda il volontariato. Associazioni costrette ad aprire l’Iva
Nella manovra spunta la mazzata per 300.000 sodalizi no profit equiparati a esercizi commerciali. Al grido di «lo vuole l'Europa» l'autogol coinvolge ancora gli enti cattolici. Campagna di Matteo Salvini per fermare la legge.«I volontari sono il cuore pulsante del nostro vivere sociale», Giuseppe Conte nella giornata mondiale del volontariato. «Nei confronti dei disabili l'attenzione del governo è costante. Abbiamo sempre cercato di inserire misure che andassero incontro alle loro esigenze», Giuseppe Conte nella conferenza stampa tv a reti unificate di giovedì scorso. Reset. Dalle parole si passa ai fatti: il governo presieduto da lui ha inserito nella finanziaria non «una misura che andasse incontro» ma contro. Una bomba atomica che rischia di mettere in ginocchio il terzo settore, mare naturale dei volontari che si occupano anche di disabilità.Si tratta dell'articolo 108 della legge di bilancio, inserito per obbedire a una richiesta di Bruxelles dopo l'apertura di un procedimento di infrazione nel 2010: tutte le associazioni saranno costrette ad aprire la partita Iva, quindi a sottostare al regime impositivo, ad affidarsi a un commercialista e a rendicontare entrate e uscite per accedere alle (eventuali) esenzioni. Come se si trattasse di comuni esercizi commerciali. Un altro schiaffo della serie: ce lo chiede l'Europa. Quando Mario Monti, Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni tagliarono la Sanità, tutto cominciò così, con un atteggiamento servile nei confronti di Bruxelles. Così la commissione sta portando avanti la proposta, anche per dragare il denaro (di questi tempi) di chi si adopera gratuitamente per il bene comune. Il premier è solito aprire la custodia del violino in pubblico e avallare trappole in privato, ma questo sgambetto non è passato inosservato; sono 300.000 gli enti no profit del terzo settore ai quali con una mano l'esecutivo di sinistra fa carezze e con l'altra preleva il portafoglio dalla tasca posteriore dei pantaloni. A portare alla luce l'impopolare e contraddittoria misura è stato Matteo Salvini che ha lanciato una campagna per fermare la legge: «Su proposta della regione Lombardia, tutte le regioni hanno chiesto al governo la cancellazione dell'odioso articolo 108 con parere unanime, senza distinzione partitica o geografica». Claudia Fiaschi, portavoce del Forum del terzo settore, ha aggiunto: «Sarebbe un colpo devastante per gran parte del mondo del no profit, già provato dalla crisi generata dalla pandemia. Non avremo più partite Iva e più commercialisti ma meno enti di volontariato. Le piccole associazioni preferiranno chiudere piuttosto che organizzarsi come un'azienda per regalare il loro tempo alla comunità».È vero, come sottolinea la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati che «il volontariato è l'espressione dell'Italia migliore». Ma nella vicenda spiccano due aspetti di un certo interesse - il primo di merito, il secondo politico - che necessitano di un fine tuning. Nel merito dovrebbe esistere un distinguo anche formale fra le associazioni di volontariato apartitiche, serie, fortemente impegnate nell'affiancare le istituzioni nei settori nevralgici (disabilità, contrasto alle povertà, supporto alle emergenze territoriali e nazionali) e quelle politicizzate, che si sviluppano all'ombra di un partito, pilastri ambigui e contigui delle campagne elettorali permanenti. Sarebbe anche importante far emergere le responsabilità della galassia di associazioni di comodo create esclusivamente per dragare il fiume di denaro dell'accoglienza diffusa dei migranti. Quando si scoprono scatole vuote, gestioni allegre se non deviazioni malavitose (come dimostrato da recenti inchieste giudiziarie in alcune città simbolo, per esempio Bergamo) lo Stato si gioca la propria credibilità davanti ai cittadini.Il lato politico è bizzarro e conferma il vespaio provocato dall'articolo 108 fra le varie anime dell'associazionismo vicine al Pd, costrette a ringraziare la Lega che affronta una battaglia per loro e al tempo stesso impegnate a trattare con il viceministro dell'Economia, Antonio Misiani, e il sottosegretario al Welfare, Stanislao Di Piazza, per far ritirare la proposta o sostanzialmente emendarla. L'autogol è spaziale e coinvolge ancora una volta l'associazionismo cattolico. Spiega ancora Fiaschi: «Di fatto vengono assimilate al commercio le attività degli oratori, le quote associative degli scout, l'iscrizione alle attività dei circoli. Con costi fissi che le piccole associazioni non potrebbero permettersi». Un passo falso soprattutto per Conte, che in parallelo all'attività di governo sta preparando il suo partito puntando soprattutto su quel centro cattolico che si identifica nel populismo mascherato di papa Francesco, per ora parte integrante della corrente ex Margherita del Pd (per intenderci, Dario Franceschini). Avanti con le ambiguità. La ciliegina è del ministro Roberto Speranza, che per non essere da meno del violinista di Palazzo Chigi va di archetto: «Sono decine di migliaia i volontari che in questi mesi difficili hanno dimostrato la forza e la solidarietà del nostro Paese». Un notturno di Chopin. Infatti con il favore delle tenebre li tassa.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)