2024-04-30
Il G7 apre la strada ai biocarburanti. E l’Italia ha tutto da guadagnarci
Gilberto Pichetto Fratin (Ansa)
L’impegno sottoscritto sull’ecofuel concilia la transizione green con l’industria dell’automotive. Un’occasione per il nostro Paese, da sfruttare sia nell’Europa post elezioni sia in Africa, nell’ambito del Piano Mattei.Il G7 sull’energia, il clima e l’ambiente in corso in queste ore nella reggia di Venaria reale a Torino, al di là dei target e della decisione di dire addio al carbone (ci si augura solo dopo l’introduzione del nucleare) apre un fondamentale spiraglio per l’industria italiana. Che si chiama biocarburante. Un forum dedicato al tema ha visto il coinvolgimento dei ministri dei Paesi membri ospiti del G7 e della presidenza brasiliana del G20, nonché dei principali attori pubblici e privati attivi del settore. La lista è lunga, si va da Unem fino a Coldiretti e Filiera Italia. Così, pronti via, è stata sottoscritta una «Dichiarazione congiunta», coordinata dal Clean Energy Biofuture campaign e dal Politecnico di Torino, volta a sottolineare il ruolo dei biocarburanti sostenibili per la decarbonizzazione di tutte le forme di trasporto - aereo, marittimo e stradale - promuovendo «al contempo la sostenibilità ambientale, sociale e la creazione di una value chain locale». Nel dettaglio l’impegno sottoscritto spiega perfettamente come l’utilizzo dei biocarburanti consenta lo sviluppo di nuovi posti di lavoro, consenta una transizione green compatibile sia con il territorio che con le radici industriali, integri l’industria all’agricoltura e - dulcis in fundo - permetta il lancio dei prodotti senza modificare le attuali piattaforme logistiche. Sia dal punto di vista della distribuzione che dal punto di vista della costruzione dei motori endotermici. Insomma, si parla di sviluppo e non azzeramento dell’automotive. Non a caso, ieri pomeriggio Luigi Scordamaglia, che presiede Filiera Italia, ha commentato: «C’è un impegno iniziato anni fa nell’ottimizzazione e nella produzione di feedstock per biocarburanti sostenibili con importanti attori del settore, compreso biogas/biometano». Per poi proseguire: «Abbiamo fortemente voluto questo testo in particolare nella parte della dichiarazione che prevede la promozione di una cultura di economia circolare e di creazione di valore locale di crescita e di occupazione attraverso una supply chain sostenibile e innovativa». Terminati gli aspetti tecnici, si intravede un enorme potenziale politico dietro il mondo dei biocarburanti. Per almeno tre motivi. Il primo riguarda l’industria italiana. Il nostro Paese negli anni Novanta era all’avanguardia mondiale, basti pensare al biodiesel del gruppo Montedison. Poi è arrivata Mani Pulite ed è cambiato il mondo. È vero, il biocarburante di oggi è tutt’altra cosa, ma per certi versi è figlio di quella logica d’avanguardia. Oggi siamo, in questo settore, di nuovo sulla cresta dell’onda. Così se abbiamo preso sberle nel campo delle bioplastiche (vedi le norme Ue sul packaging) a maggior ragione bisogna insistere su questa tecnologia e su una strada che ci porta dritti al secondo motivo per cui il biocarburante è un enorme potenziale per l’Italia. A giugno ci sono le elezioni Europee, per anni il centrodestra ha lavorato a Bruxelles e Strasburgo per tamponare le mosse dei socialisti, smontare gli articoli più invasivi delle leggi Ue e tappare le falle. Adesso è arrivato il momento di giocare in anticipo. Ci si augura che un nuovo Europarlamento e una nuova Commissione abbiano un colore sinistro più sbiadito e quindi spetterà anche all’Italia fare la prima mossa. Lavorare a favore del biocarburante in Europa è un missione che vale la pena intraprendere. Non che negli ultimi due anni non sia stato fatto (altrimenti non saremmo arrivati a riconoscerne l’importanza al G7), ma ora si può alzare l’asticella degli obiettivi e intraprendere un percorso ancora più ampio. Sia a Bruxelles che in Africa. Tema che ci porta al terzo motivo per cui vale la pena caldeggiare la tecnologia del biocarburante. Il riferimento è chiaramente al Piano Mattei. Non è difficile comprendere come incrociare la tecnologia italiana con gli accordi a Sud del Mediterraneo. Significa ampliare il terreno di gioco e le opportunità. Significa incrociare il percorso che avviene G to G, cioè tra governi, a quelle delle aziende e degli «attori intermedi». Citiamo apertamente un passaggio dell’intervista rilasciata ieri al nostro giornale da Giulio Sapelli. In molti Paesi africani esistono le filiere rappresentate dalle tribù - e per questo vale il piano di riorganizzazione dei fondi inerenti la cooperazione e lo sviluppo - ma anche i corpi intermedi che sono in attesa di una valorizzazione. La terra africana non può essere lasciata in mano a Pechino. È una battaglia, non sarà facile. Ma, visto che non si possono mandare i militari, allora vale la pena copiare il cosiddetto soft power cinese. Come? Beh, ad esempio accrescendo la nostra industria del biocarburante.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.