2023-05-15
Il futuro islamico dell’Italia di cui nessuno si preoccupa
Sempre più fedeli di Allah nel nostro Paese. L’incidenza sul totale degli stranieri è stimata al 29,5%. E, nei prossimi 20 anni, assisteremo a una crescita del 102,1% della presenza musulmana in casa nostra.Altro che integrazione: aumentano i casi delle ragazze cresciute in famiglie immigrate fondamentaliste che pagano con la libertà o con la vita il loro desiderio di normalità.Lo speciale contiene due articoliSparito dai radar, mentre il mondo è impegnato altrove, tra lotte progressiste ed ecoimbecilli alla riscossa, l’islam continua a diffondere i suoi semi. E lo fa in silenzio, passo dopo passo. Un fenomeno stabile ormai quello della presenza dei musulmani in Italia e della fertilità islamica che continua a crescere, in controtendenza rispetto a un Paese che non fa più figli e che invecchia sempre più velocemente. Al primo gennaio 2021 i musulmani residenti nel nostro Paese erano 2 milioni e 753.000, 66.000 in più rispetto al 2020, +2,5% e, pensate, ben 129.000 in più rispetto al 2018, + 5%. I musulmani in Italia, quindi, rappresenterebbero il 4,7% della popolazione totale. Dati alla mano, aumentano i figli di Allah, diminuiscono i cristiani stranieri e aumentano le conversioni degli italiani. Non ci credete? La fondazione Ismu (Iniziative e studi sulla multietnicità) stima che rispetto al primo gennaio 2021 l’incidenza dei musulmani sul totale degli stranieri residenti sia passata dal 27,1% al 29,5% e che i cristiani siano calati dal 56,2% al 53 %. Al primo gennaio 2022 gli stranieri residenti in Italia di religione cristiana sono sì il gruppo maggioritario per appartenenza religiosa, ma in diminuzione. Ismu calcola siano meno di 2,8 milioni, mentre l’anno prima erano 2,9 milioni. Gli stranieri di fede musulmana invece sono oltre 1,5 milioni di residenti, contro 1,4 milioni dell’anno prima. Rispetto al 2021 cambiano le top ten in classifica: al primo gennaio 2022 al vertice, anziché i cristiani ortodossi, troviamo i musulmani. Il 27,4% è di cittadinanza marocchina, per un totale di circa 420.000 persone. Seguono gli albanesi, passati da 137.000 a 159.000, i bangladesi 133.000 e i pachistani 129.000.In questi calcoli, ovviamente, non sono compresi né gli stranieri irregolari o non iscritti in anagrafe - visto che non sappiamo nemmeno quanti siano, ma a giudicare dalle nostre stazioni centrali dovrebbero essere tanti - né quelli che hanno acquisito la cittadinanza italiana. Sono inclusi i minorenni, neonati compresi, in quanto la religione dei neo venuti al mondo viene ascritta a quella dei genitori. L’ aumento della popolazione residente musulmana in Italia, infatti, negli anni compresi tra il 2018 e il 2020, è dato anche dal numero dei bambini nati da padri e madri musulmani, circa 75.000, oltre che dall’arrivo di nuovi migranti che hanno ottenuto il permesso di soggiorno. Ebbene sì.E che dire di tutti gli infiltrati jihadisti o estremisti che si infilano tra le colonne dei disgraziati che giungono in Italia? Un esempio? A giugno scorso, 14 finirono in manette a Genova perché inneggiavano alla jihad. «Preparavano attentati fra Italia, Spagna e Francia». La cellula, composta da giovani pachistani, secondo i magistrati, aveva legami con il gruppo Gabar e con Hassan Zaher Mahmood, il ventisettenne che il 25 settembre 2020, a Parigi, ferì a colpi di mannaia due giornalisti, davanti la vecchia sede di Charlie Hebdo.E sempre a giugno scorso a Roma, i carabinieri del Ros arrestarono un trentasettenne egiziano che voleva la jihad in Italia. Era accusato di partecipazione a un’associazione con finalità di terrorismo internazionale per lo Stato Islamico. E come dimenticare quell’ imam bengalese, della scuola coranica di Padova che insegnava il Corano ai bimbi a suon di torture? Calci, pugni, bastonate, «se non studi ti strappo un orecchio». La posizione del pollo era la sua preferita: costringeva gli infanti a stare con le gambe piegate, la testa china in avanti e le braccia dietro le ginocchia, per oltre 10 minuti. O come il predicatore di Schio che imponeva ai bimbi di tapparsi le orecchie in classe perché «ascoltare musica», per loro, «è un grande peccato». E che l’indottrinamento passi attraverso le scuole, nessuno può negarlo, ma le nostre istituzioni li hanno sempre lasciati liberi di fare. È dell’8 gennaio 2020, un documento redatto con la collaborazione del Consiglio per i rapporti con l’islam italiano e recepito dal ministero dell’Interno e derubricato come «Patto nazionale per un islam italiano». Un patto che vuole essere «espressione di una comunità aperta, integrata e aderente ai valori e principi dell’ordinamento statale». Una comunità così talmente aperta che a Novellara, il paese in provincia di Reggio Emilia dove è stata uccisa Saman Abbas, la comunità islamica che dicono sia «così perfettamente integrata», lo è al punto tale che se passeggi per strada diventa «normale» vedere la donna camminare dietro all’uomo, coperta da un orribile telo nero. Principi e valori così talmente condivisi che anche dai paeselli delle montagne bellunesi sono partiti foreign fighters per andare a combattere in Siria. Anche loro pregavano nel centro culturale islamico.E che dire di quel progetto dell’ Ucoii (Unione comunità islamiche in Italia) che dal 2016 ha censito tutte le organizzazioni islamiche, soprattutto le sale preghiera sparse sul territorio nazionale. In Italia si stima che le sale di preghiera e le moschee siano 1.217. La quasi totalità di questi luoghi di culto islamici sono organizzati in capannoni, garage, seminterrati, appartamenti, vecchie palestre. «Tale situazione», scriveva l’ Ucoii, «rende urgente l’istituzionalizzazione della religione islamica in Italia». Certo. In effetti la strada è già spianata. Quando leviamo i crocefissi e mettiamo i minareti, il prossimo passo è inginocchiarci tutti il venerdì. E per darvi una conferma di come queste sale preghiera siano in aumento, pensate che nel censimento nazionale, effettuato dall’ottobre 2008 all’ottobre 2009, si registravano in Italia 769 luoghi di culto islamici. Nel giro di otto anni sono pressoché raddoppiati. I cimiteri islamici, sempre quelli censiti, ora sono 76.Già Oriana Fallaci nel suo La forza della Ragione, scriveva: «Sicché nel 2015 gli attuali cinquecentomila nipotini di Allah saranno, in Italia, almeno un milione». E infatti. Lei ci aveva visto giusto. Uno studio di Pew Research del 2015 sostiene che, nei prossimi 20 anni, in Italia ci sarà una crescita del +102,1% di fedeli musulmani, che arriveranno a circa 3,2 milioni nel 2030. La prova? Nel 2003, secondo il rapporto Open Society Institute (Osi) i musulmani in Italia erano circa 700.000, tra cui 40.000 - 50.000 cittadini italiani, di cui circa 10.000 i convertiti. Il fenomeno delle conversioni infatti risulta essere in aumento. Un sondaggio condotto da Termometro Politico, già nel 2016 indicava che in Italia i musulmani convertiti erano circa 70.000.Nel 2011 stando al dossier Caritas - Migrantes, i musulmani erano 1.505.000. Al primo gennaio 2016: 1.400.000 e nel 2007, 1.200.000, ossia l’1,9% della popolazione italiana. Oggi? Ripercorrete questo articolo verso l’alto, troverete le risposte. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/il-futuro-islamico-dellitalia-di-cui-nessuno-si-preoccupa-2660153601.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="saman-hina-e-tutte-le-altre-giovani-della-porta-accanto-uccise-in-nome-della-sharia" data-post-id="2660153601" data-published-at="1684047619" data-use-pagination="False"> Saman, Hina e tutte le altre. Giovani della porta accanto uccise in nome della sharia Si era rifiutata di sposare un uomo scelto dai genitori per lei. Un cugino, residente in Pakistan, che forse neanche conosceva. E così è stata uccisa. Saman Abbas, la diciottenne pachistana che viveva a Novellara in provincia di Reggio Emilia, viene ammazzata la notte tra il 30 aprile e il primo maggio 2021. Due anni fa. Voleva vivere all’occidentale, indossare i jeans, amare chi voleva, ha avuto un coraggio da smuovere le montagne, ma ci ha rimesso la vita. Ma quante sono le Saman d’Italia? Quelle che vivono la sua stessa sorte? L’ iconografia della musulmana integrata è roba da perbenisti col prosciutto sugli occhi. Gli islamici sanno che in Italia possono benissimo continuare a vivere secondo i loro canoni e le loro leggi. Il loro modello di società viene esportato qui, a punto che siamo noi, a doverci adeguare a loro. Qui sono «integrati» perché si comportano esattamente come si comportano nel loro Paese di origine, obbedendo ai diktat della legge islamica, la sharia. La tradizione islamica prevede la totale sudditanza della moglie. Il marito può picchiarla, bastonarla, frustarla. Le donne sono terra da coltivare. «Devono produrre figli per l’uomo che le possiede», ci ha detto un ragazzo afghano che vive in Italia. Quando chi scrive si è recato a Novellara, ha trovato moltissime donne avvolte in fagotti costrette a matrimoni combinati. «Ho sposato mio cugino», ci aveva detto una pachistana. Ma lo ami? «Alla fine mi trovo bene». Le donne vengono costrette, pena la morte. E non basta vivere in Italia, anche qui per una questione d’onore puoi essere ammazzata. A fine aprile scorso, una giovane diciannovenne di origini indiane e residente in provincia di Modena ha denunciato i famigliari per maltrattamenti e costrizione al matrimonio: «Non voglio fare la fine di Saman», aveva detto. La ragazza aveva chiesto aiuto agli insegnanti, per lei erano botte tutti i giorni e ora vive in una struttura protetta. Anche a Rovigo nel 2016 il rifiuto di indossare il velo da parte di una ragazza marocchina avrebbe fatto di lei una «cattiva musulmana». E così ogni volta che doveva uscire di casa oltre ai litigi erano botte e minacce da parte dello zio e del padre. E che dire di Rachida Radi, 35 anni, sempre di Reggio Emilia, uccisa a colpi di martellate dal marito nel 2011 perché viveva all’occidentale e voleva avvicinarsi al cristianesimo. Lui le ha sfondato il cranio. O Hina Saleem, classe 1985, pachistana, ammazzata dai parenti a coltellate l’11 agosto 2006 perché non voleva adeguarsi agli usi tradizionali della cultura d’origine. Venne sgozzata e sepolta nell’orto di casa a Brescia: la testa rivolta verso la Mecca e il corpo avvolto in un sudario. Sanaa Dafani, invece, a Pordenone è stata accoltellata a morte dal padre in un bosco, mentre era in compagnia del fidanzato, un italiano. La tradizione non consente di vivere con un uomo senza sposarsi. Souad Alloumi, invece è scomparsa da Brescia nel 2018. E ce ne sono tante altre. Ragazze belle, solari, radiose, con quegli occhi luminosi e raggianti. Le loro colpe: rifiutarsi di indossare il velo islamico, vestire all’occidentale, fumare qualche sigaretta, indossare i jeans, frequentare amici cristiani, studiare o leggere libri «impuri», ascoltare musica o suonare, voler divorziare, essere troppo indipendenti, troppo emancipate. Noshen Butt, la ventenne pachistana di Modena, nel 2010 si è salvata perché difesa dalla madre Shannaz Begum, uccisa a sprangate al suo posto dal marito e dal figlio. Così come Jamila, anche lei pachistana che chiese aiuto alla sua insegnante perché temeva di fare la fine di Hina. Non a tutte viene tolta la vita. Alcune vengono sfregiate con l’acido, perdendo entrambi gli occhi. O picchiate a sangue. A Brescia, nel 2012, una ragazza pachistana che rifiutò un matrimonio combinato venne rinchiusa in casa, sottoposta a violenze psicologiche e violentata da un cugino per punizione. Inginocchiandoci ai loro diktat, quante Saman ancora?
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.