2023-10-18
Il flop belga aiuta un altro stragista
Le autorità hanno ignorato l’attentatore, trafficante di esseri umani cacciato pure dalla sua moschea. Furto inquietante vicino la Capitale: rubate uniformi dei soldati.Il quarantacinquenne jihadista tunisino Abdesslem Laswad, dopo una notte in fuga, è morto ieri mattina durante uno scontro a fuoco con la polizia belga. L’uomo era tornato nella zona Ovest del quartiere di Schaerbeek (120.000 abitanti) dove viveva con la moglie e una figlia. Si tratta del secondo Comune brussellese per percentuale di musulmani, con oltre il 37%, mentre Molenbeek è al 40% - ma nessuno è in grado di sapere quanti siano gli irregolari. Certamente migliaia, come a Molenbeek. I due Comuni condividono la lugubre fama di «laboratorio jihadista», perché lì la dottrina salafita ha trovato fin dagli anni Settanta le condizioni ideali per crescere. Vivevano a Molembeek Karim Touzani e Kacem Bakkali, i due finti reporter che si fecero saltare in aria il 9 settembre 2001, in Afghanistan, durante una finta intervista al «Leone del Panshir», Ahmad Shah Massoud, nemico giurato di Osama Bin Laden. Dai due Comuni provenivano alcuni degli attentatori del Bataclan e molti degli oltre 500 jihadisti partiti dal Belgio per il «Siraq».L’uccisione dei due malcapitati cittadini svedesi di lunedì sera poteva essere evitata? Sì, se chi doveva vigilare sulla sua storia avesse fatto il proprio dovere. E chi lo dice? Basta leggere le parole della segretaria di Stato del Belgio per l’Asilo e la migrazione, Nicole de Moor: «Abdesslem aveva presentato una domanda di asilo nel nostro Paese nel novembre 2019. Ha ricevuto una decisione negativa nell’ottobre 2020 e poco dopo è scomparso dai radar. È stato ufficialmente cancellato dal registro nazionale del Comune il 12 febbraio 2021 e quindi non è stato possibile rintracciarlo per organizzare il suo ritorno. Non ha mai soggiornato in un centro di accoglienza federale. Non è mai stato presentato dalla polizia dopo un’intercettazione all’Ufficio stranieri per consentire il suo rimpatrio. Di conseguenza, l’ordine di lasciare il Paese, emesso nel marzo 2021, non è mai stato eseguito». Incredibile ma vero. Perché non gli venne concesso l’asilo in Belgio? Perché a suo carico, in Tunisia, c’era una condanna per «traffico di esseri umani» e «reati di terrorismo». Nonostante questo nessuno si è mai preoccupato di andare a cercarlo. Si tratta dell’ennesimo fallimento degli apparati di sicurezza belgi, che dalla stagione degli attentati (2016) - evidentemente - non hanno fatto tesoro dagli errori commessi. Inoltre, il barbuto fondamentalista tunisino, sul suo account Facebook, dove si faceva chiamare Slayem Slouma, chiuso solo lunedì sera dopo l’attacco, postava di continuo contenuti violenti, invocazioni all’Isis e ad Hamas. E lo stesso faceva su Tik Tok. Ma nessuno se ne è mai occupato. Come viveva Laswad a Schaerbeek? Si nascondeva? No. Lavorava in nero come imbianchino e frequentava persino la moschea vicino a casa. E qui la storia diventa grottesca. Come ha dichiarato il sindaco di Schaerbeek, Cecile Jodogne, «secondo le informazioni che abbiamo, frequentava una moschea del quartiere da dove è stato espulso qualche tempo fa per dei commenti radicali». Anche stavolta, nessuno se ne occupa. Quindi, riavvolgiamo il nastro: nel 2011, il jihadista esce di galera, di seguito arriva a Lampedusa, nel 2016 l’intelligence italiana lo segnala ai servizi segreti belgi dopo che viene identificato dalla polizia a Bologna, poi nel 2020 gli negano giustamente l’asilo, visti i suoi precedenti. Lui però continua a vivere a Schaerbeek e - afferma sempre Jodogne - «in una famiglia che apparentemente non creava problemi. La figlia era in una scuola non islamista, ma confessionale, riconosciuta dalla comunità». Nessuno lo cerca e lo buttano persino fuori dalla sua moschea perché è estremista. Quanti sono i casi come quello di Abdesslem Laswad in Europa? Non pochi. A chi appartenevano le armi ritrovate vicino a dove la polizia lo ha ammazzato? Speriamo di non scoprirlo sulla nostra pelle. E oltre al disastro degli apparati di sicurezza belgi c’è un’altra notizia preoccupante. Nella notte tra domenica e lunedì, nel comune di Saint-Gilles, a Bruxelles, sono state rubate diverse uniformi militari.
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