2020-03-01
Il doppio stipendio di Gualtieri corre rischi
Le suppletive per lo scranno a Montecitorio lasciato libero da Paolo Gentiloni (emigrato alla Ue) vedono grande favorito il ministro. Ma lo sfidante di centrodestra Maurizio Leo spera nella scarsa affluenza e nel peso dell'alleanza di governo tra il Pd e il M5s di Virginia Raggi.Nel «collegio Ztl» il rischio concreto è che ci sia il sorpasso. Non delle auto, ma del candidato outsider Maurizio Leo che oggi sfida il grande favorito Roberto Gualtieri, potente ministro dell'Economia e prescelto per succedere a Paolo Gentiloni come deputato dei quartieri che formano il «cuore» di Roma. Quella salottiera, benpensante e competente che si ritrova nei rioni del Centro storico, da Monti al Celio, passando per Testaccio e Trastevere, Equilino e San Baba per finire a Prati, Trionfale e Flaminio.Le suppletive per lo scranno a Montecitorio, lasciato libero dall'ex premier diventato commissario europeo, sono una sfida non solo tra centrodestra e centrosinistra (ci sarebbe anche la grillina Rossella Rendina, unica candidata su Rousseau, ma è solo scenica considerato come sono messi i 5 stelle in questo periodo) ma anche un referendum indiretto sull'Amministrazione capitolina della sindaca Virginia Raggi che, onestamente, non si è rivelata proprio un grande sponsor per Gualtieri. Semmai, un peso.Sarebbe però un errore ricondurre tutto a un gioco di alleanze e di appelli alla «responsabilità democratica», malgrado Gualtieri possa contare su un apparato che vede, ammucchiati, Pd, Sinistra italiana, Mdp-Articolo 1, Italia Viva, Psi, Demos ed Europa Verde. C'è un'altra variabile di cui tener conto. Il collegio Ztl conta infatti circa 160.000 elettori, meno della metà di quelli che, domenica scorsa, avrebbero potuto votare a Napoli (circa 340.000 aventi diritto). Dove le suppletive riguardavano, però, la poltrona lasciata libera a Palazzo Madama dal compianto geologo Franco Ortolani, eletto a furor di popolo nel 2018 con i pentastellati e scomparso nel novembre scorso. Appena sette giorni fa, gli elettori effettivi nel capoluogo campano si sono attestati intorno al 10 per cento. Un po' di disaffezione per l'appuntamento elettorale, che è stato peraltro caratterizzato da tutta una serie di beghe locali, un po' l'effetto coronavirus hanno fatto crollare l'affluenza a livelli record (basterebbe pensare che la rilevazione alle 12 era poco superiore al due per cento). Uno scenario da day-after che ha consentito al giornalista Sandro Ruotolo, proposto dall'inedito menage Partito democratico-de Magistris-Italia viva, di diventare senatore con poco più di 16.000 voti di preferenza. Quanti non ne basterebbero, calcoli alla mano, nemmeno per entrare nel consiglio regionale della Campania. A Roma si ripeterà lo stesso effetto? Il rischio del contagio terrà lontani gli elettori dalle urne? E se proprio la pandemia cinese si rivelasse l'elemento perturbatore degli equilibri elettorali del collegio Ztl in un'area considerata, storicamente, di stretta osservanza piddina?Nel marzo 2018, Gentiloni - da presidente del Consiglio dei ministri uscente - schiacciò l'avversario distanziandolo di undici punti e totalizzando un rotondo 42 per cento. Era però un altro periodo storico. E i dem soprattutto erano più liberi (intellettualmente e politicamente) rispetto ad adesso. Costretti a fare campagna elettorale con l'ingombrante presenza della sindaca Raggi e della sua disastrosa azione amministrativa in un continuo gioco di equilibri e di contrappesi. Gualtieri, che da eurodeputato si è ritrovato ministro e ora cerca un'assicurazione sulla vita politica qualora il Governo cadesse, è una persona gentile e un moderato, e quindi non ha potuto sottolineare che la Capitale è ridotta a un cumulo di macerie. I grillini, oltre che al Campidoglio, ce li ha al Governo e in Parlamento e non può certamente prendere apertamente le distanza dalla fascia tricolore per racimolare un po' di voti di protesta. Per questo, con sottile arte diplomatica, il ministro dell'Economia si è limitato a dire, durante la chiusura della campagna elettorale, che «tutti i grandi paesi europei investono molto sulle loro capitali». E fin qui... Poi ha aggiunto: «Roma è stata messa un po' da parte e l'Italia è più debole se non ha una capitale forte». Ecco, «messa da parte» significa che nella Città Eterna il tempo è scaduto. E lui lo sa, ma non può dirlo apertamente.Forse per questo, in sordina ma nemmeno tanto, il suo principale sfidante Maurizio Leo, sostenuto dall'intero centrodestra, ha deciso di puntare tutto sulla vivibilità della Capitale e sul disastro trasporti. Peraltro, Leo conosce sia la macchina burocratica gigantesca del Comune di Roma, essendo stato super assessore al Bilancio nella giunta del sindaco Gianni Alemanno, sia il funzionamento della politica parlamentare avendo ricoperto il ruolo di deputato in ben tre legislature in quota Alleanza nazionale.